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Viaggio nel controverso rapporto tra Dennis Rodman e Kim Jong Un

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Viaggio nel controverso rapporto tra Dennis Rodman e Kim Jong Un

Ha compiuto ieri 61 anni Dennis Rodman, uno dei più grandi difensori della storia del Basket americano. Un uomo fuori da ogni schema che, nel post carriera, ha intrapreso un’amicizia per nulla scontata con uno degli uomini più dibattuti del mondo, il leader supremo della Corea del Nord Kim Jong Un. Ve la raccontiamo.

Kim Jong-un, il leader supremo della Corea del Nord ha una grandissima passione per la pallacanestro. E’ il più giovane capo di stato del pianeta ed ha studiato, sotto mentite spoglie, in un collegio in Svizzera. Ci sono testimonianze, e foto, di Kim che con la maglia di Rodman gioca a basket tra le Alpi e forse nemmeno lui avrebbe mai pensato che un giorno, avrebbe fraternizzato con The Worm.

Come nasce questo rapporto tra Rodman, forse il miglior rimbalzista che la pallacanestro abbia mai avuto, con quello che ad oggi è indiscutibilmente il leader politico più discusso e controverso del mondo?

Nasce qualche anno fa quando una squadra di Basket nord-coreana lo ingaggia come istruttore, su suggerimento del Leader Supremo che lo aveva conosciuto in una precedente trasferta, con la maglia degli Harlem Globetrotters in Corea del Nord. Kim non può perdere l’occasione di conoscere il suo idolo e lo incontra, instaurando una solidissima amicizia con il nativo di Dallas tant’è che Rodman gli disse, dopo qualche giorno “Kim, hai trovato un amico per la vita“.

Che ci facevano poi i Globetrotters in Corea del Nord è un capitolo a parte: la Corea è uno degli Stati più controversi del pianeta e dove gli americani, per usare un eufemismo, non sono ben visti, ma questi geni del basket, e dell’intrattenimento non sono nuovi a queste incursioni perché ciò che fanno loro e come lo fanno loro, rendono ogni cosa possibile, abbattendo le barriere. Non è un caso se molti Papi si siano divertiti con loro, Giovanni Paolo II ne è addirittura membro onorario. Non è un caso se  in piena Guerra Fredda questi neri americani, che giocavano con una divisa che ricordava la bandiera USA, avevano avuto il privilegio di giocare allo Stadio Centrale Lenin di Mosca davanti al segretario generale del Pcus Nikita Kruscev.

Tornando ai nostri protagonisti, tutte queste cose le sappiamo perché in America, negli anni, questo rapporto tra Kim e Rodman è diventato un problema: Rodman in passato tentò di allentare le tensioni tra i due paesi, ha chiamato diverse star NBA, un po’ borderline come lui, a giocare una partita amichevole contro una squadra nord coreana come regalo per il 30esimo compleanno del Leader ed ha aggiunto, prima della partenza per Pyongyang, che “Lo faccio per mettere in connessione due paesi del mondo e di far capire alla gente che non tutti i paesi del mondo sono cattivi come li descrivono i media occidentali“.

Ai problemi di natura etica sorti sul territorio USA si sono aggiunti inoltre, per Rodman, problemi di natura legale perché l’ONU si interrogò sul sanzionare o meno il giocatore per i regali che portò all’amico e che secondo gli esperti avrebbe violato le sanzioni internazionali imposte alla Corea del Nord, in risposta ai test nucleari e missilistici del 2006 e del 2009, inasprite dopo il terzo esperimento di qualche anno fa.

I rapporti tra Kim Jong-un e Dennis Rodman si sono poi un po’ raffreddati perché l’ex Bulls non prese bene la presunta notizia dell’epurazione e dell’esecuzione di Jang Song Thaek, numero due del regime, nonché zio e mentore del giovane Kim, che secondo le fonti Sud-Coreane, sarebbe stato ucciso proprio dal Leader Supremo, fatto sbranare dai suoi cani.

Raffreddati, non chiusi però, tant’è che nel Gennaio del 2015 Rodman ha invitato ufficialmente il noto regista e attore Seth Rogen a visitare Pyongyang dopo il contestato The Interview, un film comico, dissacrante, in cui si sparava a zero sulla Corea del Nord e su Kim Jong-un che non è stato preso per niente bene sopra il 38° parallelo e che aveva fatto scattare nuove minacce da parte del governo di stampo comunista.

Rodman aveva parlato di “Diplomazia del basket”, addirittura indicandosi come possibile candidato al Premio Nobel per la Pace da assegnargli di diritto nel caso in cui avesse fatto incontrare Obama e Kim per risolvere i problemi sotto la grande bandiera dei Chicago Bulls, ma non se ne fece nulla e Dennis, detto il Verme, rimase all’amo del Leader Supremo.

Tre anni fa lo abbiamo visto addirittura in lacrime dopo l’incontro tra Kim e Donald Trump, un primo passo di una lunga e non facile strada diplomatica tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord. Sotto questo punto di vista, Rodman può ritenersi soddisfatto. E non è impossibile pensare che, conoscendolo, qualche merito se lo possa essere preso anche lui, pioniere della distensione tra le due nazioni.

Del resto da un tipo che si propose come interlocutore per negoziare con l’ISIS, ci si può aspettare davvero di tutto.

5 Comments

  1. Giocherà anche pulito, ma prima di scrivere pagliacciate sarebbe meglio informarsi. Mancava solo la storia dello zio sbranato dai cani…dilettanti allo sbaraglio.

    • “Oggi i rapporti tra Kim Jong-un e Dennis Rodman si sono un po’ raffreddati perché l’ex Bulls non ha preso bene la PRESUNTA NOTIZIA dell’epurazione e dell’esecuzione di Jang Song Thaek”.

      Mi sembra tutto abbastanza chiaro e corretto 🙂

    • Buona sera Sig. Semplice. Dei rapporti tra Rodman e Kim ne hanno parlato moltissimi siti e testate. Non crediamo che nessuno possa arrogarsi la paternità di quanto scritto.
      Grazie e buona giornata.
      La Redazione

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