Yuto Nagatomo, un giapponese mezzo napoletano che gioca all’Inter

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Sono contentissimo di essere qui – ha detto a Inter ChannelNon volevo andare via, ho rifiutato altre squadre perché amo l’Inter”. Queste le parole di Yuto Nagatomo, terzino dell’Inter, in anteprima alla tv ufficiale del club, prima di presentarsi in conferenza stampa per festeggiare il rinnovo: “Qui mi sento a casa, ringrazio tutti, a partire da Thohir. Sono contento di rimanere all’Inter, ho sempre sognato di indossare questa maglia. Malgrado alcune offerte, anche dalla Premier dove tutti vogliono giocare, non ho mai pensato di andarmene. Ho conosciuto tanti amici qui con cui ridere e scherzare, da Cassano a Zanetti, fino a Materazzi. Ormai mi sento quasi napoletano”.

Una frase strana, davvero strana: Nagatomo arriva in Italia nel Cesena neopromosso in Serie A che vuole puntare su alcune vecchie glorie come Bogdani, Rosina ed Appiah, che schiera Antonioli tra i pali che nonostante l’età faceva ancora la differenza, e che aveva una base di giovani davvero bravi che poi sono esplosi, come Giaccherini e Parolo. In quella squadra venne inserito anche Nagatomo, che in Giappone, al Tokyo, era un idolo, un leader e nel Luglio 2010 lascia la squadra tra due ali di folla, con un discorso ai 25’000 giapponesi presenti allo stadio che gli augurano buona fortuna. A Cesena resta fino a Gennaio perché l’Inter stravede per lui e lo acquista.

Nagatomo non parlava italiano ma come disse spesso Zaccheroni quando allenava il Giappone: “Yuto è uno dei giapponesi più aperti che conosca, vuole imparare tutto del posto in cui vive” ed allora il 55 neroazzurro che fa? Ore ed ore ad ascoltare le canzoni napoletane. Zaccheroni disse addirittura di considerarlo mezzo napoletano proprio per questo suo modo di fare ed intendere la vita.

Le canzoni fanno innamorare Yuto della città partenopea, ne studia la storia, la visita quando gioca al San Paolo e lega molto con un magazziniere napoletano che si trova a Cesena. In Romagna prendono in simpatia questo suo modo di essere e che succede? Gli affibbiano un soprannome, come racconta lo scrittore Angelo Forgione:Ciro Nagatiello. E lui, Ciro Nagatiello, dopo cinque anni di Milano e uno di Cesena, si dice felice di restare a Milano perché ormai mezzo napoletano. Ancora una dimostrazione di quanto Napoli sia pantografia dell’intera Italia, la sua anima più viva ed espressiva, nel bene e nel male. Le positività di Napoli, al netto delle negatività, sono essenza del buon vivere e dell’italianità nel mondo“.

Sentito in esclusiva per Io Gioco Pulito, Forgione ha poi proseguito dicendo che “A Nagatomo piace molto anche la tarantella, un vero appassionato. La bellezza paesaggistica, il buon cibo, la buona musica. È tutto riconducibile a Napoli“.

Anche lo scrittore Amedeo Colella, famoso per il suo “Manuale di Napoletanità”, ha commentato per noi queste dichiarazioni: “La canzone napoletana costituisce un genere musicale apprezzato in tutto il mondo. Se oggi in in un paese straniero è possibile scegliere fra pop, rock, jazz o neapolitan music lo dobbiamo al fatto che Napoli è una delle poche città al mondo che ha dato vita a un vero e proprio genere musicale. Circa il Giappone non dimentichiamo che a Tokyo c’è l’unico museo del mandolino napoletano e che il paese del Sol Levante ha sempre apprezzato le capacità artigianali e artistiche del popolo napoletano. Grazie quindi a Nagatomo per questa iniezione di orgoglio partenopeo che ci ha regalato

Questo senso di orgoglio che forse fa sembrare il giapponese ancora più “napoletano” lo si può ritrovare, probabilmente, nella sua storia. Yuto ha una grande passione per il calcio e alle medie prova ad entrare nelle squadre scolastiche che rigettano le sue richieste definendolo un giocatore davvero scarso. A causa di alcuni problemi di salute sarà costretto a giocare solo a livello amatoriale per tutto il liceo ed entra all’università grazie agli ottimi voti e ad un grande test d’ingresso, cosa fondamentale per la cultura giapponese come vi abbiamo spiegato nell’articolo sulla storia di Yuki Yamaguchi.

La passione per il calcio resta e Yuto diventa un grandissimo membro del gruppo di incoraggiamento, che fa più o meno quello che fanno le cheerleader in America, ma in una maniera leggermente diversa, questo tipo di gruppi di tifosi vengono chiamati “ouendan”. Questi si allenano giorno dopo giorno per migliorare la resistenza e accompagnare i giocatori in campo grazie all’incitamento con dei grossi tamburi (vi ricorderà sicuramente qualche scena di Holly & Benji) e Nagatomo è davvero bravo tant’è che il Kashima voleva ingaggiarlo ma la famiglia gli consiglia di continuare a tentare di fare l’atleta e così i suoi sforzi vengono premiati e Yuto finisce al Tokyo. La famiglia per lui è stata fondamentale, ed è tutta di sportivi: il nonno Tatsuo Yoshida e il fratello Minoru sono stati ciclisti professionisti, gareggiando nella specialità del keirin, una disciplina giapponese che consiste in una gara di velocità altamente spettacolare. I corridori, in genere da quattro a otto, percorrono alcuni giri di pista alla ruota di una motocicletta, il derny, che aumenta gradualmente la velocità; quando questa si sposta, a 600/700 metri dal traguardo, i ciclisti disputano lo sprint.

Napoli e il Giappone uniti da Nagatomo, un bel attestato di stima dopo che in Italia tante volte la città viene bistrattata dai media” dice ai nostri microfoni Francesco Molaro, giornalista esperto di Questione Meridionale, che continua “Speriamo che le parole di Nagatomo aiutino Napoli e il Napoli ad essere sempre più una realtà mondiale“.

Napoli e il Giappone uniti appunto da un piccolo grande uomo che si è imposto a casa di una delle squadre più gloriose del mondo solo col suo modo di fare ed il suo lavoro. Napoli e il Giappone uniti da un piccolo grande uomo che ha vissuto a Cesena, a Milano, ma che dice a tutti di sentirsi napoletano.

FOTO: www.ibtimes.co.uk

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