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Yomna Nasri, la Campionessa Italiana che deve aspettare per essere italiana
Oggi vi raccontiamo la storia di un ragazza, un’atleta, che è italiana, si sente italiana, vince i campionati italiani ma che dovrà aspettare ancora 3 anni per ottenere il passaporto.
L’atleta in questione si chiama Yomna Nasri, nata a Roma il 2 luglio 2004 che a 15 anni è da poche settimane diventata campionessa italiana di Taekwondo categoria junior sotto i 44 kg ed è una delle speranze azzurre per le future kermesse internazionali in questo sport.
Yomna si allena nella palestra Taekwondo Mattei, a Roma, sotto l’egida e lo sguardo vigile dei due allenatori Carmen Goffredo e Francesco Tortorella. Ha origini tunisine, è infatti figlia di mamma Neila e di papà Raf, un bravissimo chef, e ha due fratelli Dalia, di cui avevamo già parlato in un precedente articolo, universitaria Poliglotta è finalista di Miss Africa Italia e Ahmed promettente calciatore.
Yomna e la sua famiglia abitano a Corviale, complesso residenziale sito vicino Via Portuense a Roma, definito dagli autocnoni “il serpentone” poiché lungo circa un kilometro. Un complesso residenziale che vide il prematuro termine dei suoi lavori nel 1982 per il fallimento della ditta costruttrice. Fino ad allora i primi tre piani adibiti ad abitazioni vennero assegnati dal comune, i piani superiori, invece, adibiti a zona commerciale, vennero occupati. Lasciato in stato di semi abbandono è considerato una delle zone più difficili di Roma.
“Sono passata dai palazzi (di Corviale ndr) ai palazzetti” dice ridendo Yomna mentre fa la battuta con la medaglia d’oro al collo. Si sente italiana perché è italiana. Nata, cresciuta e residente a Roma combatte per sport e passione sul tatami ma anche nella vita per i suoi diritti.
Ora tirare in ballo sempre lo Ius Soli ogni 3×2 è abbastanza stucchevole e ridondante. Però una cosa va detta: la proposta italiana dello Ius Soli non è pura come negli Stati Uniti ma temperata, ovvero deve esaudire anche altri vincoli per l’ottenimento della cittadinanza.
Per questi ragazzi l’attesa, che non è essa stessa il piacere, del compimento del 18° anno di età è troppo lunga e rischia di precludergli esperienze di vita fondamentali e segnanti come ad esempio i viaggi all’estero con le scuole. Se la sua classe va ad esempio a Londra, il passaporto tunisino e non italiano di Yomna le creerà problemi e con molta probabilità non potrà partire. Al di là di come la si pensi è ingiusto che questi ragazzi, compagni dei nostri figli, debbano rinunciare perché il tempo per ottenere qualcosa che gli spetta di diritto sia così lungo.
Abbiamo già scritto di Ius Soli e sport e di come l’esempio di nazioni diverse sia fuorviante e ingannevole nel tentare di convincere sulla bontà del disegno di legge, però la differenza con quelle nazioni (Francia e Germania) che hanno la legge simile alla nostra sta nel tempo di attesa per l’ottenimento. Lì è la differenza. Se a 18 anni si acquisisce la maturità, questi ragazzi hanno maturato per tutta la loro adolescenza la convinzione che per lo Stato dove vivono non sono come gli altri e nonostante, come il caso di Yomna, siano delle eccellenze italiane vengano trattati in modo diverso.
Non volete fare lo Ius Soli? Benissimo. Abbassate però l’età per l’ottenimento della cittadinanza a chi è nato qui, vive qui, va a scuola qui, fa sport qui e vince con il tricolore sul petto. Proprio come la piccola Yomna Nasri.
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