Werner Seelenbinder, il lottatore rosso
Si ricordava ieri la nascita di Werner Seelenbinder, il lottatore tedesco partigiano che combatteva durante il periodo nazista. Per l’occasione vi raccontiamo la sua storia.
Che cosa voleva dire essere un campione di lotta greco-romana comunista nella Germania nazista di Hitler? Ma soprattutto era possibile una cosa del genere? Per dare una risposta queste domande dobbiamo andare a ritroso nel tempo e raccontare la storia di Werner Seelenbinder, campione di lotta greco-romana, comunista e partigiano durante l’ascesa e il consolidamento della dittatura nazista in Germania. Werner era nato a Stettino, una cittadina situata nelle Polonia nord-occidentale, il 2 agosto 1904. Il ragazzo cominciò ad avvicinarsi all’atletica pesante nel periodo in cui lavorava nel sobborgo meridionale di Berlino: Neukolln. In questa zona era concentrato il proletariato tedesco e qui sorsero molte associazioni sportive degli operai. In una di queste associazioni Seelenbinder cominciò la sua carriera sportiva. La sua prima consacrazione arrivò nei Giochi olimpici degli operai del 1925 tenutesi a Francoforte e nel 1928 partecipò alle Spartachiadi dei popoli dell’Unione Sovietica a Mosca. Questa competizione nacque in risposta ai giochi olimpici, i sovietici gli diedero il nome dello schiavo tracio Spartaco, emblema della lotta per la libertà dalla schiavitù. Nel mondo comunista la sua lotta era considerata un simbolo dell’internazionalismo proletario. Non fu un caso che in Germania, nel 1914, era nata la Lega di Spartachista poi dissolta nel 1919.
Il lottatore tedesco partecipò anche l’anno dopo vincendo nuovamente nel 1929. Fu dopo il primo viaggio a Mosca, nel 1928, che Seelenbinder si iscrisse al partito comunista tedesco. Però, la situazione politica in Germania stava cambiando e nel 1930 cominciò l’ascesa politica di Adolf Hitler. La situazione precipitò e nel 1933, Adolf Hitler assunse i pieni poteri e instaurò la sua dittatura. Come conseguenza di questo fatto, le associazioni sportive operaie vennero sciolte in maniera immediata. Tutti in Germania sapevano che Werner Seelenbinder era un esponente di spicco del partito comunista, ma al tempo stesso era uno sportivo famoso e ben amato dal pubblico tedesco e di fatto questa cosa salvò momentaneamente il lottatore da una possibile persecuzione. Però, questo non impedì a Werner di poter esternare il suo dissenso verso il regime. L’occasione per mostrare il suo dissenso a un regime sanguinario come quello nazista fu a Dortmund, durante i campionati di Germania di lotta greco-romana. Il campione tedesco confermò il suo titolo tra le urla di ovazione del pubblico corso ad assistere alla sua gara. Durante la premiazione, venne suonato l’inno tedesco, per legge ci si doveva mettere in piedi e salutare a mano tesa.
Ma Werner, rimase immobile e in silenzio. Il pubblico rimase perplesso e sorpreso di questo gesto. Dopo prese i fiori che gli erano stati consegnati, in quanto vincitore, cominciò a distribuirli al pubblico e all’atleta sconfitto. A causa di questo gesto il campione venne squalificato per un anno dalle competizioni sportive. Quando finì la sua squalifica, Seelenbinder cominciò a recarsi spesso all’estero, perché veniva invitato a competizioni di alto livello nella lotta greco-romana e durante questi viaggi lavorava di nascosto per la resistenza tedesca. In questi viaggi portava clandestinamente il materiale anti-nazista e cercava di avere risultati sportivi sempre più incisivi per poter muoversi con più frequenza fuori dal territorio tedesco per portare avanti la campagna clandestina. Werner in quel periodo aveva iniziato la collaborazione clandestina con il Soccorso Rosso Internazionale, una organizzazione che era collegata all’Internazionale Comunista, il cui ruolo era quello di svolgere solidarietà internazionale ai prigionieri comunisti.
Nel 1936 a Berlino si svolsero i Giochi della XI Olimpiade e Werner si stava preparando per superare tutti i criteri di ammissione. Passarono alla storia come i giochi della vittoria di Jesse Owens ma potevano diventare anche come quelle del gesto eclatante da parte del campione tedesco. Infatti, nei giorni che precedettero l’inizio della competizione sportiva, Werner non aveva tenuto nascosto che in caso di vittoria avrebbe salutato Hitler con gesto eclatante. Arrivando ad affermare che avrebbe fatto bene a non presentarsi alla premiazione. Purtroppo il suo piano non andò in porto perché si piazzò quarto e quindi fuori dal podio. Nel 1938, Werner e la sua compagna Charlotte Eisenblatter, atleta e comunista anche lei, cominciarono la vera e propria militanza a tempo pieno con il gruppo partigiano formato da Robert Urigh: il Robby Groupe. Il gruppo operava a Berlino, era radicato tra la classe operaia e contava molti comunisti tra i suoi militanti.
Il gruppo partigiano era forte, era ben strutturato e non temeva le ritorsioni naziste. Werner operava recuperando soldi per finanziare le operazioni e dando rifugio ai suoi compagni. La militanza del lottatore tedesco finì nel 1942, quando un gruppo di SS arrestò lui e molti altri componenti. Prima venne imprigionato ad Alexanderplatz e in seguito nel lager allestito per i dissidenti politici a GroBbeeren. Lì fu torturato e picchiato per far si che rivelasse informazioni sul Robby Groupe. Fu tutto inutile perché non tradì mai i suoi compagni. Consapevole che la sua vita stava finendo scrisse prima al padre per dirgli che non aveva paura di morire e che avrebbe affrontato, come faceva sul tappeto dove lottava, la sua ultima e spietata avversaria: la morte.
La sua vita finì il 24 ottobre 1944, venne giustiziato per decapitazione nella prigione di Brandeburg-Gorden. Mentre veniva portato al patibolo, Werner mantenne uno sguardo fiero, impassibile e si girò verso i suoi compagni urlando la morte di Hitler e la gloria dell’armata rossa. Finiva così la vita di questo gigante che nel pieno della dittatura nazista fu un dissidente politico alla luce del sole e un partigiano. Molte furono le celebrazioni dal 1945 in poi in suo onore nella sua città natale e in Unione Sovietica. Strade, stadi e impianti sportivi della Germania Orientale furono dedicate alla sua memoria. Cimeli tutt’ora presenti nella Germania riunificata.