“Ci sono i tifosi di calcio. Poi ci sono i tifosi della Roma”. Pensiero e parole di Agostino Di Bartolomei, incarnate da questa storia. Non è solo calcio. Non solo. É amore e senso di appartenenza. É passione e coraggio. É orgoglio e dignità.
Il protagonista di questa storia si chiama Vittorio. Particolarità: classe 1934. Segni distintivi: tifosissimo della Roma. La sua vicenda la conosciamo grazie alla pagina Romanismo fuori Moda che ha pubblicato l’incontro che un ragazzo ha avuto con lui. La sua vita e i fatti della vicenda sono stati veicolati, come nelle migliori Leggende quale Vittorio è, attraverso la testimonianza orale di chi c’era o lo conosce.
Vittorio vive da solo. Non ha figli. I suoi parenti sono morti. Gli è rimasta la Roma. Poco, o forse tutto: la sua passione. Una ragione di vita. Forse, la vita stessa.
Pomeriggio di una domenica di maggio assolata. Poche ore all’inizio di un Roma-Juventus che vale una stagione. Vittorio si avvicina allo stadio. Lentamente. Troppo. Stenta a camminare. É stato sorpreso dal colpo della strega. Si ferma…
Vittorio è un idolo della Curva Sud. Alcuni tifosi ne notano le difficoltà. Lo avvicinano con discrezione. La testimonianza è di Alberto Dresser. L’idea era intervistarlo. Però forse è meglio raccontare il dialogo fra i due.
Alberto: “Aspetti, non cammina, vuole una mano ad entrare, dove è abbonato? Non ha un parente? Che è successo?”
Vittorio: “Stavo venendo allo stadio mi è preso il colpo della strega. Non ho parenti sono morti tutti. Sono abbonato al 19.Ho 83 anni e sono un vecchio curvaiolo”
Alberto: “Curva? Ma dico non era meglio un distinto? Comunque la porto in infermeria. Ma dico, in queste condizioni, cosa è venuto a fare?”
Vittorio: “Sono venuto a vedere la grande Roma…”.
Una risposta che dice tutto. Vittorio è venuto a vedere la “sua” Roma. Non gli importa se non è così “grande” come desidera. Nè che deve percorrere chilometri per raggiungere i cancelli. Nè che lo stadio sia scomodo, la visuale scarsa. L’importante è esserci. Ancora. Anche quando le forze scemano.
Alcuni tifosi della Curva Sud non lo perdono d’occhio. Accompagnano Vittorio sino all’infermeria all’interno della Curva Sud. Sottoposto alle cure del caso, il tifoso può raggiungere lo stadio. Ovviamente, i ragazzi lo accompagnano su per le scale. Vittorio deve raggiungere la fila 19. Non poco, per chiunque. Questa volta, però, è un Everest. Dall’ingresso alla 19: troppe scale. Vittorio non può? Non potrebbe. Non molla. É accompagnato, sorretto dall’amore per la Roma. E da chi fa a gara per aiutarlo.
Vittorio forse non era in condizione di essere allo stadio. Certamente non poteva, né voleva, mancare l’appuntamento con la “sua” Roma. Alla fine Vittorio trova una sedia libera. Si disseta con il succo di frutta. E spera che la Roma gli faccia un regalo. Il premio arriva. La partita finisce 3-1. La Roma ha vinto. Vittorio torna a casa. Felice.
p.s Vittorio ha trovato chi l’ha aiutato. Se la Roma può, venga incontro alle esigenze di questo tifoso. Le forze lo possono tradire. Ma lui non tradirebbe la Roma. Vittorio di solito raggiunge in modo del tutto autonomo la sua postazione. L’eccezione, però, sia un segnale. Vittorio, forse, (anche senza forse) merita attenzione. Magari la possibilità di assistere agli incontri della Roma da una posizione più privilegiata. Vittorio non l’ha mai lasciata sola. E allora, la Roma non lo lasci solo.