Un bel salto. Dal sellino alla sella. Dalla massima potenza che occorre esprimere sulla bici per vincere, alla capacità di saper guidare nel migliore dei modi il cavallo per portarlo a compiere la gara in modo eccellente. Da vera artefice delle sue imprese sulle due ruote, a guida del puledro a quattro zampe. Forse la pressione della competizione e il sentire tutto il peso sulle proprie spalle (nel bene e nel male) gli hanno fatto perdere l’amore per la fatica, quella che ti porta a dover allenarti per ore (in tutte le condizioni metereologiche) per poter competere. O resisti o prima o poi ti lasci andare.
Lei è Victoria Pendleton, 35 anni e da poco ha trovato una seconda vita agonistica. Sul sellino della bici ci sapeva fare: con la Gran Bretagna è diventata due volte campionessa olimpica (Pechino 2008 nello sprint e a Londra 2012 nel keirin) oltre a nove titoli mondiali. Da quando però è salita sul cavallo (non ci era mai salita) ha deciso di non scendere più. Si è appassionata sempre di più sino ad abbandonare il ciclismo e decidere di gareggiare sulle “quattro zampe”. Altre sensazioni, altre emozioni e altre gioie.
Al quotidiano Times ha dichiarato: “Mi sento felice come una ragazzina di 13 anni”. Ama il suo pony e nonostante alcune volte l’abbia fatta “volare” per terra, ha saputo rialzarsi e ripartire. Dopo aver appreso come funziona stare in groppa, ha cominciato a gareggiare e a vincere, anche lì. La determinazione che si è costruita negli anni del ciclismo non l’ha dimenticata e la trasferisce anche sul cavallo, più che mai.
Nel Regno Unito è una degli sportivi più popolari ed è stata premiata dalla regina Elisabetta come membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. Una volta abbandonato il ciclismo, ha pubblicato un’autobiografia, ha creato una marca di bici con il suo nome e ha partecipato ad un reality di ballo inglese. La “scoperta” del cavallo ha fatto nascere un nuovo amore: “Mi piace anche l’odore delle stalle e adoro l’imprevedibilità della corsa. Nel ciclismo è tutto calcolato, nell’ippica si è in due a determinare come finirà”.
Riuscire a costruire un legame forte ed empatico con il proprio cavallo può rivelarsi l’arma segreta che porta al successo. La bici risponde ai comandi del corridore, giusti o sbagliati che siano senza ribellioni. Il cavallo sente e percepisce ogni dettaglio. Se corretto porta sintonia tra lui e il fantino, se errato il segnale subisce delle interferenze che offuscano il canale. Forse a Victoria al di là delle vittorie, mancava proprio questo, sentiva di dover colmare un vuoto. Dopo averlo scoperto come riempirlo, ha deciso di abbandonarsi a tutto ciò e a non smettere di nutrirsi di questa bellezza.