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Venezuela, crisi e criminalità: Progetto Alcatraz, la speranza nella palla ovale e nel…Rum
Il Venezuela, in questi ultimi mesi, è passato agli onori della cronaca mondiale per la grave crisi interna che sta attraversando, soprattutto dal punto di vista politico-istituzionale. A Caracas, infatti, si stanno affrontando in una vera e propria lotta intestina il presidente Nicolas Maduro, delfino del compianto Hugo Chavez, e Juan Guaidò, leader dell’opposizione e presidente della locale Assemblea Nazionale. Tale situazione, come noi descritto in un precedente articolo, ha avuto ripercussioni anche sull’ambito calcistico venezuelano.
Il grande paese sudamericano, però, ha anche altri problemi che lo affliggono. Uno di questi è l’alto tasso di omicidi che si registrano annualmente: ad esempio, nel 2018, ci sono stati 81,4 uccisioni ogni 100.000 abitanti.
Tali cifre fanno stare lo stato con capitale Caracas nei primissimi posti in questa speciale classifica globale, ma non certo positiva, da parecchi anni. Già nel 2003, infatti, questi numeri non lasciavano spazio a dubbi: 73 omicidi ogni 100.000 abitanti.
Proprio in quell’anno, guarda caso, prese il via anche un bellissimo progetto di integrazione sociale legato al mondo del rugby: Progetto Alcatraz. Esso è cominciato nella regione di Aragua, un’ora di macchina a ovest di Caracas, che, al tempo, registrava un tasso di omicidi ben più alto rispetto al resto del Venezuela: 140 ogni 100.000 abitanti.
Ideatore di tutto è stato un certo Alberto Vollmer Herrera, amministratore delegato dell’azienda produttrice di rum Santa Teresa 1796. Egli è un uomo con origini tedesche e con un curriculum da rugbista di tutto rispetto: ha giocato a questo sport fin dagli anni ’80, quando frequentava il liceo a Parigi, e proprio in Francia è stato titolare, ricoprendo il ruolo di terza linea, nell’under 18 dello Stade Francais, il club capitanato in questi ultimi anni dal leader azzurro Sergio Parisse.
L’azienda di rum Santa Teresa, invece, è una delle più antiche del paese visto che è stata fondata a fine XVIII secolo. Attualmente lavora canna da zucchero per trasformarla in un distillato ambrato che invecchia tra i 4 ai 35 anni prima di raccogliere sentori di miele, tabacco, cuoio e frutta esotica. Lo stesso Herrera ha un lato “romantico” di cui potersi vantare. Nel suo albero genealogico ci sarebbe infatti niente meno che Simon Bolivar: il padre della patria venezuelana che nel 1823 ha portato il grande paese sudamericano all‘indipendenza dalla corona spagnola dopo oltre 300 anni di dominio.
Nel 2003, tre giovani delinquenti della zona di Aragua, cercarono di rubare un’arma ad uno degli addetti alla sicurezza della fabbrica del Santa Teresa. Alla fine, però furono catturati e, in teoria, toccava allo stesso Herrera decidere riguardo il loro futuro.
L’amministratore, però, prese una decisione storica: dare ai tre delinquenti una seconda possibilità. Tutto questo ha evitato, ai giovani, l’incontro con la polizia locale che il più delle volte, i criminali delle gang, tratta spesso in modo deciso e definitivo.
Così prese il via il “Progetto Alcatraz” che era un vero e proprio programma di reinserimento sociale dei molti giovani delinquenti della zona. Alla fine, ai ragazzi stessi, fu proposto di entrare a far parte della medesima azienda produttrice di rum.
I ragazzi furono subito entusiasti di questa nuova opportunità e, col passare del tempo, la voce si sparse nelle aree circostanti. Ad oggi, d’altronde, i numeri riguardanti l’Alcatraz parlano chiaro: circa 200 giovani restituiti a una vita normale, una diminuzione del tasso di criminalità a Revenga, la città dove si trova Santa Teresa, del 90% ( da 140 a 12 omicidi ogni 100.000 abitanti per l’esattezza) e la nascita di una squadra di rugby vincente non solo nel campo di gioco.
Il rugby, in questa ambito è stato fondamentale. Il gioco della palla ovale, infatti, è famoso per essere uno sport di squadra in cui contano alcuni ideali come fatica fisica, lealtà, rispetto e lavoro di squadra. Tutte “caratteristiche” che vengono richieste sempre e comunque agli ex ladruncoli per intraprendere un nuovo percorso di vita.
Il progetto, come spiegato dal suo ideatore, è nato seguendo un motto ben preciso: “Se volete invadere le mie proprietà fate pure, ma sappiate che io invaderò i vostri cervelli”.
Lo stesso progetto è stato portato avanti attraverso parecchie insicurezze. Ad esempio la familiarità che i venezuelani hanno con la palla ovale visto che la squadra di rugby dello stato sudamericano, attualmente, ricopre il 62esimo posto nel ranking rugbistico mondiale su un totale di 103 nazioni.
Evidentemente, però, tutti questi intoppi sono stati ben superati. Questo lo possiamo dire con una buona dose di sicurezza: negli ultimi tempi, infatti, un ente prestigioso quale l’università di Harvard studia il fenomeno come uno fra i più efficaci modelli di inclusione sociale al mondo.
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