Un omicidio, un evento efferato che va ad ampliare il ‘sangue versato’ l’estate scorsa. A Vasto, in Abruzzo.
Una ragazza, sposata da pochi mesi, esce dalla casa dei suoi genitori per recarsi al panificio del marito per dargli un aiuto, è su uno scooter. Secondo le ricostruzioni è l’una di notte, i semafori sono funzionanti. La ragazza si chiama Roberta Smargiassi e il suo semaforo è verde.
Dall’altra parte, un giovane di 22 anni, arriva a velocità sostenuta, oltrepassando il rosso e investendo lei che morirà sul colpo. Di seguito la sua vettura andrà a fermarsi contro un’altra auto con all’interno un uomo,sua moglie incinta ed un ragazzino.
Un fatto di cronaca che in una notte scuote l’intera città, al quale seguono richieste di giustizia, veridicità, di provvedimenti che non saranno presi perché in attesa di un processo.
Fabio, il marito di Roberta, insieme a tantissimi si attivano, in fiaccolate pacifiche, a manifestare la necessità di provvedimenti. Chi ha ucciso accidentalmente sua moglie, è libero, va al lavoro, gira per la città, nei locali e conduce una vita ‘normale’.
Se è vero che l’ultima modifica alla legge sull’omicidio stradale prevede pene più severe e anche vero che, i provvedimenti sono immediati solo in caso di ‘uso e abuso’ di alcool e sostanze stupefacenti. Il tempo scorre, senza spiegazioni.
Particolari che girano tra le persone, sul web l’impegno manifestato da tanti per ottenere ‘giustizia’, quella che fino a ieri, non ha dato risposte.
A rendere la vicenda ancora più dolorosa, le dichiarazioni dell’avvocato del conducente dell’auto incriminata, scrive alle testate locali, smentendo, aggiungendo variazioni e proclamando innocenze. La risposta dell’avvocato della parte lesa non si farà attendere ed il web diventa un campo di violenza e rabbia.
Gruppi di persone ad inneggiare vendetta o giustizia ‘fai da te’, dove mancano le risposte, nel dolore infinito di una tragedia che non riesce a trovarne neanche di approssimative.
Fabio, il marito di Roberta ha un’arma, lui è iscritto regolarmente al poligono. Nonostante la disperazione profonda di quest’uomo, la lacuna immensa di essere lasciato solo, senza sostegno, a portare nel petto l’ emorragia di un cuore spaccato, una vita persa, un amore appena suggellato dal matrimonio, tutto resta senza una risposta che possa quietare, indurre alla rassegnazione.
Un omicidio, perché di questo si tratta, che ha retroscena, pregressi importanti, dettagli che fanno la differenza, l’assenza di supporto psicologico a sostenere chi vive un dramma realizzato in una frazione di secondo che stravolge una vita intera.
Chi doveva dare risposte? Chi doveva sostenere Fabio? Quali provvedimenti andavano presi? E’ possibile lasciare un porto d’armi ad un uomo palesemente ferito che chiede ‘giustizia’?
Il ragazzo alla guida dell’auto ‘pirata’ con un carattere particolare e disinvolto, girava per la città come nulla fosse accaduto; chi si è speso per sottoporlo ad una ‘presa di coscienza reale’?
Troppe domande senza risposte, Roberta ci ha lasciato quest’estate con il suo sorriso luminoso e gli occhi pieni di felicità, come tutte le persone innamorate. Fabio è stato lasciato solo ed il suo gesto è un ‘reato’ tra i più terribili.
Il conducente spavaldo è morto sotto 4 colpi di pistola a distanza ravvicinata, senza scampo.
La pistola usata, è stata posta sulla tomba di Roberta..e Fabio si è costituito spontaneamente.
Vorremmo poter dire ai nostri figli che la legge esiste, che è uguale per tutti, che ci tutelerà nel corso della vita, ci sarà vicina e ci sosterrà. Non so se possiamo davvero essere sinceri, affermando questo, possiamo solo sperare ‘di restare umani sani, di non impazzire e di essere sostenuti’ . In questa terribile storia, restano due persone che non ci sono più, un uomo che ha ucciso, un altro che doveva riflettere e confrontarsi con quello che era accaduto, e famiglie distrutte. E in tanti vorremmo capire,come si è arrivati a tutto ciò.
Possibile che nessuno ha pensato di togliere un’arma da fuoco a un uomo, Fabio Di Lello, che meditava vendetta tanto da pubblicare sulla sua pagina Facebook una foto de Il Gladiatore?
Anche io ieri sono arrivata a queste conclusioni quando ho scritto questo articolo:
http://saritalibre.it/pistola-omicidio-vasto-dilello/
Apostrofare il ragazzo morto come “Il conducente spavaldo”, secondo Lei non aumenta quel circolo di odio denunciato poco sopra nel suo articolo? Un campo di violenza e di rabbia, appunto.
Per favore, usate un po’ di intelligenza
il peggior articolo letto sulla vicenda, l’unico con una foto cosi’ indecente e priva di rispetto che mi verrebbe voglia di denunciarvi.
Concordo con Alessio. questo articolo fomenta odio e fa disinformazione. peccato, una volta stimavo la vs testata giornalistica. ora siete acchiappahaters!
(e so anche che non comparirà questo commento sulla pagina, vero?)
Non è facile prendere posizione in un fatto così devastante, ma a volte è necessario. A volte occorre mettere nero su bianco il pensiero di moltissime persone, anche se non ci sentiamo allineati. “possiamo solo sperare ‘di restare umani sani, di non impazzire e di essere sostenuti’ . In questa terribile storia, restano due persone che non ci sono più, un uomo che ha ucciso, un altro che doveva riflettere e confrontarsi con quello che era accaduto, e famiglie distrutte. E in tanti vorremmo capire,come si è arrivati a tutto ciò”. Credo che il messaggio sia questo. Restare umani, significa anche mettersi nei panni dell’altro, anche se è molto lontano da noi. L’articolo è coraggioso, e non è ipocrita.
La vicenda è dolorosa. I dolori altrui vanno rispettati. Io penso che se si fosse avuto il buon senso di rimanere a casa, nel RISPETTO di Roberta e delle famiglie che stavano soffrendo,questo non sarebbe successo. Purtroppo ora possiamo solo pregare per le famiglie che soffrono.
Ottimo articolo