Valentina Vezzali: a tu per tu con la Regina della scherma
In questo momento così delicato e inaspettato che mette, e ci rimette, tutti in discussione è nostro dovere continuare a parlare di sport, quello vero che è sinonimo di vita e di normalità che speriamo di tornare a vivere quanto prima riapprezzandola ancor di più. Fatta questa necessaria premessa queste ultime settimane prima dello stop forzato ci hanno regalato a livello sportivo diverse soddisfazioni targate “rosa”, grazie alle vittorie in coppa del mondo di snowboard cross di Michela Moioli, alle quattro splendide medaglie collezionate da Dorothea Wierer nei recenti mondiali italiani di biathlon di Anterselva e alla prima leggendaria coppa del mondo di sci alpino femminile portata a casa da Federica Brignone.
Successi importanti ed agrodolci che comunque vanno celebrati per la loro portata storica, che testimoniano ulteriormente il ruolo cruciale delle donne nello sport nazionale. Di medaglie al collo ne sa qualcosa Valentina Vezzali, mito vivente del fioretto mondiale e italiana al mondo più vincente di tutti i tempi con cinquantasei podi complessivi tra olimpiadi, mondiali ed europei conquistati tra il 1993 e il 2016 dopo ventitrè anni di carriera esemplare. La campionessa jesina è la punta dell’iceberg di un movimento straordinario che fa della scherma italiana una delle discipline più vincenti in assoluto e con un ricambio generazionale senza soluzione di continuità. Passione, determinazione e grande concentrazione, unite ad un talento fuori del comune le hanno permesso di stracciare tutti i record individuali e a squadre, testimonianza evidente di un competitività invariata negli anni e di una longevità che l’ha portata allo splendido argento di Rio de Janeiro 2016 raggiunto ad appena quarantadue anni. Se a questo aggiungiamo settantotto prove di coppa del mondo e undici coppe di specialità possiamo affermare senza temere di essere smentiti che la Vezzali occuperà un posto nell’olimpo degli eletti dello sport italiano, e se a questo uniamo il suo impegno attivo odierno nella federscherma e nelle sue amate Fiamme Oro e quello passato da deputata con Scelta Civica il ritratto è completo e a trecentosessanta gradi. Abbiamo avuto il piacere di incontrarla per rivivere da un lato la sua leggendaria carriera, proiettandoci dall’altro sul suo futuro e su quello della scherma nostrana.
Valentina buongiorno, partiamo dal presente. Come sta Valentina Vezzali e su cosa sei focalizzata in questa fase della tua vita?
Sto bene! E’ una fase molto intensa della mia vita perché sono impegnata su diversi fronti. In primis la famiglia ed i miei figli. Poi sono Vice Direttore Tecnico delle Fiamme Oro e responsabile dei settori giovanili per la scherma. Inoltre sono Consigliere Federale della Federazione Italiana Scherma. L’obiettivo per me è contribuire a fare crescere il mio mondo, quello della scherma, puntando sui giovani e soprattutto provando a veicolare loro i valori innanzitutto del vivere civile. Inoltre sono testimonial di varie iniziative nel mondo del sociale come ad esempio come “Con te saremo ancora più forti” promossa da Procter & Gamble a favore di Special Olympics nei punti vendita Acqua & Sapone attraverso la quale aiutiamo ragazzi con disabilità intellettiva ad allenarsi.
I tuoi inizi negli anni ottanta. Sei partita per gioco? Quando hai iniziato a capire che c’era qualcosa dentro di te che avrebbe potuto portarti così lontano? L’importanza della tua famiglia?
Ho iniziato quasi per caso: la prima volta che sono entrata in sala scherma ero con mia madre che doveva andare a riprendere mia sorella che già seguiva le lezioni di scherma. Si avvicina a lei il maestro Ezio Triccoli e le chiede perché non lascia iniziare anche me. Ero piccola e assai gracile e mia madre pensava non fossi ancora adatta per lo sport. Invece da quel giorno non sono più uscita da quella sala..
La scherma mi ha coinvolta tantissimo e poi, di anno in anno, ho iniziato a vincere le prime gare in sala, poi a livello regionale e poi nazionale. Il ricordo più nitido è quello della prima vittoria al Campionato Italiano Bambine, a Roma. Ricordo mio padre che dopo l’ultima stoccata mi prende in braccio felice e mi fa roteare in aria. Il calore di quell’abbraccio mi accompagna tutt’ora.
Tomba carabiniere e Valentina Vezzali poliziotta, due esempi straordinari di campioni vincenti. L’importanza cruciale dei corpi militari nelle carriere di grandi atleti come voi.
Io credo che i Gruppi Sportivi militari e Corpi civili dello Stato siano l’architrave dello sport italiano. Non lo dico per via del mio ruolo attuale in Fiamme Oro, ma perché l’ho vissuto sulla mia pelle e ne sono pienamente convinta. Troppo spesso chi mette in dubbio il ruolo dei Gruppi Sportivi militari non conosce appieno la loro funzione né tantomeno del lavoro che si porta avanti anche nel settore giovanile.
In un panorama come lo sport italiano, in cui il professionismo sportivo riguarda – purtroppo – pochi, i Gruppi Sportivi militari e Corpi civili dello Stato rappresentano il “grazie” che il Paese rivolge a quanti, in ambito sportivo, si impegnano ad onorarlo.
La tua amata scherma, siamo al top da decenni. C’è una serie di motivi che ci rendono i numeri uno nel mondo? Quali secondo te?
Ci sono tante ragioni per cui la scherma italiana rimane ancora ai vertici mondiali nonostante sia cambiata la geografia schermistica e la concorrenza sia sempre più agguerrita e numerosa.
Secondo me una delle ragioni alla base della nostra forza, è la scuola magistrale. Abbiamo non solo maestri preparati ed appassionati, ma soprattutto tecnici che amano questo sport e lo permeano dell’essenza italiana. I maestri sono la risorsa principale della scherma italiana e non è un caso che grandi campioni abbiano scelto di proseguire la loro carriera diventando a loro volta maestri: ciò permette di chiudere il circolo virtuoso che è il segreto del successo italiano.
Leggere il tuo palmarés fa venire il mal di testa, è impossibile memorizzare tutto. Non ti sei mai sentita appagata? Non hai neanche per un attimo mollato le presa. Qual è stata la tua forza nel durare così tanto a questi livelli?
Se avessi mollato la presa un solo secondo, non sarei riuscita a raggiungere i miei obiettivi. La forza è stata ed è tutt’ora la passione per lo sport e per la scherma. Non ho mai pensato ad “accumulare” titoli, ma solo a pormi un obiettivo ed un traguardo e raggiungerlo. E dopo un altro ancora. Ho guardato al curriculum solo quando, nel 2016, ho capito che era tempo di appendere il fioretto al chiodo.
E’ cambiata secondo te la scherma neo corso degli anni? In che modo? C’è qualche aspetto che non ti piace?
La scherma in questi anni è cambiata davvero tanto. Al di là degli aspetti tecnici e dei “tempi” di reazione dei colpi, c’è stata una evoluzione anche sul piano dell’organizzazione delle gare, anche sulla presenza del pubblico e sull’attenzione mediatica. In Italia si sono fatti passi in avanti assai importanti e credo che la scherma abbia abbandonato quell’aura da sport “d’elite”, ampliando i numeri dei tesserati.
C’è ancora tanto da fare, inevitabilmente, però credo che si sia imboccata la giusta strada.
Una delusione sportiva l’avrai avuta anche tu. Ce n’è una in particolare che brucia particolarmente? E se dovessi descrivere un momento della tua carriera che ti ha reso particolarmente felice o orgogliosa?
Per uno sportivo, ogni sconfitta è una delusione perché significa non aver raggiunto l’obiettivo per cui ti sei allenata, hai sudato, ti sei impegnata ed hai fatto sacrifici. Sicuramente la sconfitta in semifinale a Londra 2012 fu una delusione, perché fermò la possibilità di confermarmi campionessa olimpica.
Fui chiamata immediatamente dopo in pedana per affrontare l’assalto per il bronzo e dei primi sei minuti non ricordo nulla, ero come in bambola. Quella sconfitta bruciava parecchio e facevo fatica a mettere da parte la delusione. Poi negli ultimi 17 secondi tirai fuori grinta e determinazione, ma soprattutto rinsaviì e compresi che quella medaglia di bronzo non poteva non essere mia. E cosi fu.
Vado orgogliosa di quella medaglia di bronzo perché è stata davvero voluta col cuore e sento ancora tante persone che mi ringraziano per avergli fatto provare quell’emozione.
Il tuo impegno politico con Scelta Civica. Perché sei “scesa in campo” e che cosa hai portato avanti nel tuo mandato? Il rapporto tra sport e politica è complesso e stratificato?
Qualche mese prima avevo portato il tricolore nella cerimonia inaugurale di Londra 2012. Avevo sentito molto forte il senso di attaccamento alla bandiera ed il senso di responsabilità di rappresentare il Paese. Così quando Mario Monti mi propose di impegnarmi e “scendere in campo”, non ebbi alcuna esitazione.
Lo rifarei, perché fu una scelta convinta e che mi ha regalato una esperienza particolarmente formativa.
Nel corso del mio mandato ho lavorato soprattutto sui temi della scuola, degli insegnanti di educazione fisica negli istituti primari, ovviamente sullo sport, sul ruolo della donna nella società ma anche sul territorio marchigiano. Poi sono state diverse le iniziative parlamentari e le proposte di legge che ho sottoscritto, sempre credendoci e mai per “obbligo” di partito. Di questo ne vado particolarmente fiera.
Anche adesso che sono fuori dal Palazzo, continuo a battermi per il riconoscimento di un ruolo, quello dello sport, nell’ambito della società, che troppo spesso viene sottovalutato. Sarò felice il giorno in cui la parola “sport” entrerà nella nostra Costituzione!
Il tuo privato, la tua famiglia, i tuoi figli. Quanto li hai sacrificati in passato, e quanto fanno parte del tuo presente oggi?
Mi sono sempre impegnata, anche durante la mia esperienza in pedana, a mantenere in equilibrio le priorità della vita. La scherma e la mia famiglia sono stati e sono i pilastri della mia vita. E’ chiaro che adesso posso gestire meglio i tempi ed i ritmi della quotidianità. Ho vissuto delle belle vacanze coi miei figli che stanno crescendo! Ma ciò che provo ad insegnare loro, anche con l’esempio, è di non venire mai meno agli impegni assunti, di onorare un incarico sino in fondo e di non lesinare tempo, sacrifici e dedizioni per ciò che si ama e per ciò in cui si crede.
Chiudiamo col discorso ricambio generazionale. Come siamo messi? La scherma è un movimento in continuo fermento? Nel tuo futuro hai deciso se vorrai mettere a disposizione la tua storia per formare le nuove Vezzali del futuro?
Il ricambio generazionale non ha mai preoccupato la scherma italiana. I nostri giovani sono abituati a competere ad alto livello sin da subito e la scuola italiana riesce a forgiare talenti sempre nuovi, grazie anche all’esempio dei tanti campioni.
Personalmente, ho scoperto un ruolo, quello di Capodelegazione delle Nazionali giovanili, che mi entusiasma perché diventi, soprattutto per gli under17, una sorta di sorella maggiore: ti ascoltano, ti chiedono consigli e tu puoi essergli di supporto anche con poche parole.
Credo che questo sia un ruolo importante e che mi aiuta a lavorare per il mio obiettivo: contribuire a fare crescere la scherma e lo sport italiano che è stata ed è la mia famiglia ed il mio mondo.