A Napoli si pensa soprattutto alla lotta per lo scudetto. E’ comprensibile, l’arrivo di Sarri ha portato ventate nuove dopo gli attriti con Benitez, e il trascinatore Higuain vede la porta con una facilità che ricorda El Pibe. Ma il mausoleo del calcio partenopeo non è solo il San Paolo. Scendendo nelle gerarchie sino ai campionati dilettantistici si scoprono solide realtà che magari non condividono gli stessi obiettivi del Napoli di De Laurentiis ma vivono i valori dello sport in uno dei modi migliori.
La “ownership” della società da parte dei tifosi è alla base delle pratiche di azionariato popolare, un’attività che trova il suo miglior terreno fattuale nei piccoli contesti locali, nei campi di periferia, lontano dalle pay-tv e dai grandi schermi, ma con uno stretto contatto con l’idea di crescere e di dare vita ad un progetto comune in nome dei valori solidali dello sport. L’azionariato popolare rappresenta infatti la forma più strutturata della fans’ ownership, rispetto ad esempio al supporters’ trust, che prevede una compartecipazione inclusiva tra proprietà e sostenitori.
A Napoli e dintorni, nell’ultimo decennio, hanno preso forma diverse squadre completamente fondate sul sostentamento da parte dei tifosi, che diventano quindi supporter e proprietari del club. Solitamente il percorso sportivo viene accompagnato da una sensibilizzazione di tipo politico vicina, in genere, all’ala dell’estrema sinistra. Vediamo più da vicino le singole realtà partenopee.
Lokomotiv Flegrea – Nata nel 2013 con “la stessa forza della dinamite”, disputa le sue gare allo Stadio Simpatia nel quartiere periferico di Pianura. Non solo calcio, infatti anche il basket è tra le attività dei neroverdi, con l’obiettivo di promuovere lo sport popolare in tutta l’area Flegrea (zona ovest). La squadra di calcio gioca in Terza categoria, l’ultimo gradino del calcio, mentre quella di basket in prima divisione FIP. Le scuole stanno riuscendo brillantemente nell’intento di coinvolgere più ragazzi possibili delle periferie ovest del capoluogo campano. La Locomotiva è partita, lo ammettono gli stessi tifosi-proprietari.
Afro-Napoli United – “Ama il calcio, odia il razzismo” è lo slogan per la mission dell’Afro: promuovere l’integrazione sociale attraverso lo sport. Avviato nel 2009 da Antonio Gargiulo e due ragazzi senegalesi, Sow Hamath e Watt Samba Babaly, il progetto accoglie tutti i ragazzi che per raggiungere Napoli hanno dovuto attraversare il Mar Mediterraneo, residenti ora nei quartieri di Materdei, Stella, Sanità, Arenaccia, poco distanti dal centro. Ad ottobre 2013, il programma multietnico ha raggiunto un grande risultato: l’iscrizione al campionato di Terza categoria, poi dominato e concluso col secondo posto che è valso l’accesso ai playoff. La sua natura solidale non è passata inosservata davanti agli occhi della cronaca locale, nazionale e delle istituzioni (incontro con l’allora Ministro per l’integrazione Cècile Kyenge). In più, il documentarista palermitano Piero Li Donni ha appena concluso “Loro di Napoli”, premiato al Festival dei Popoli come miglior film italiano.
Stella Rossa 2006 – Con sede a Scampia, lo Stella Rossa lotta con la convinzione che “un altro calcio è possibile”. Riprendendo gli ideali dell’Afro United, l’evento sportivo “Mediterraneo Antirazzista” ha coinvolto i ragazzi dello Stella Rossa che danno sfogo alla loro passione al campo Hugo Pratt, nel cuore di quello che è ormai tradizionalmente conosciuto come il teatro di Gomorra. Ma a Scampia non ci sono solo criminalità, piazze di spaccio e Vele in condizioni fatiscenti. Lo sport esce da questi canali e ritrova i valori per vivere con serenità attorno ad un campo, tra grandi e piccoli, senza distinzioni razziali ed etniche.
ASD Quartograd – Spintasi sino ai playoff di Prima Categoria nella scorsa stagione, il Quartograd quest’anno milita invece nella Seconda, dove attualmente ricopre il primo posto. Allo slogan dello Stella Rossa 2006, i ragazzi hanno aggiunto “Un altro mondo è necessario” e ci tiene a sottolineare come l’attività non venga svolta con scopi di lucro. Altro grido di battaglia è “il calcio che vogliamo ce lo riprendiamo”, lontano “dagli interessi economici dominanti”. L’idea di un calcio pulito ha avvicinato la squadra allo UISP – Sport per Tutti. La strada è lunga, ma la fine non si vede. C’è solo da tirare su tanta polvere dei campi di periferia per dimostrare a chi invece si preoccupa per un perfetto manto erboso artificiale, che il calcio è passione. Passione che sa partire anche dal basso.
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