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United States of Betting: come funziona e quanto paga l’arrivo delle scommesse in America
L’ America è pronta a fare montagne di soldi con le scommesse. Sempre più aperture da parte degli Stati Membri e cifre che fanno gola proprio a tutti. Ma andiamo con ordine.
In una testimonianza rilasciata al Congresso nel 2012, Bud Selig, allora commissioner della MLB (Major League Baseball), dichiarò di dover combattere in tutti i modi il male delle scommesse prima che avrebbe distrutto lo sport americano.
Fino a cinque anni fa infatti era veramente molto difficile trovare qualcuno a favore della legalizzazione della scommesse negli States. Oggi, ovviamente, la situazione si è capovolta ed è difficile trovare qualcuno che si opponga.
La Corte Suprema nel 2018 ha deciso e sancitola possibilità di scommettere anche sugli eventi sportivi. Senza le scommesse e quattro leghe professionistiche a stelle e strisce NBA,NFL,MLB,NHL fatturano circa 4.23 miliardi di dollari all’anno tra diritti TV, pubblicità, sponsor e merchandising. Secondo uno studio di settore con l’ingresso del mercato delle scommesse in tutti gli stati, il fatturato diventerebbe di 400 miliardi di dollari all’anno.
Dieci volte tanto il che spiega ovviamente il repentino cambio ideologico. Ma, d’altronde, “solo lo stupido non cambia mai idea”.
Tutto ebbe inizio nel lontano 1931 quando lo Stato del Nevada per evitare la bancarotta apri al gioco d’azzardo inaugurando il primo casinò. Seguirono poi Atlantic City e i casinò all’interno delle riserve indiane.
Secondo uno studio di settore datato 2004, gli americani vanno spesso al casinò, giocano alla lotteria ma solo il 10% di loro aveva scommesso sullo sport. Strano perchè secondo le stime ogni anno vengono scommessi circa 150 miliardi di dollari in modo illegale tramite allibratori mentre tutto lo stato del Nevada dalle scommesse fattura 5 miliardi.
A fronte di questo è probabile che nei prossimi cinque anni almeno 35 stati su 50 saranno operativi. Nel suo primo anno di attività ha già superato i ricavi mensili dello Stato del Nevada.
A scardinare la resistenza ideologica, oltre al fiume di denaro, è stato il commissioner NBA Adam Silver che nei suoi viaggi in Europa aveva capito da tempo quanto fosse prolifico il business delle scommesse sportive. Silver ha trovato dapprima appoggio dalla MLB e poi da tutte le altre federazioni.
Inizialmente la NBA aveva chiesto come fee, che non si chiama royalty ma furbescamente integrity fee, così da mostrare che serve per mantenere integro il sistema sportivo americano, l’1% su ogni importo scommesso su una partita. Richiesta ritenuta assurda anche dal punto di vista morale in quanto sarebbe stato poco carino vedere i soldi passare direttamente dallo scommettitore alla Lega su cui scommette. La NBA ha chiesto allora di valutare quanto sarebbe l’incasso annuo in caso di fee allo 0.25% e l’importo oscilla tra i 7 e i 9 miliardi contando solo i 20 Stati dove è legale scommettere al momento.
Altra richiesta avanzata da Silver e dalla NBA è quella di aprire la possibilità di scommettere ovunque quindi anche online e su app. Questo ha chiaramente scatenato l’ira dei casinò, soprattutto quelli delle riserve indiane che con l’apertura all’online vedrebbero annichilito e raso al suolo il loro business. Al momento vige ancora l’Interstate Wire Act del 1961 che vieta la possibilità di scommettere per telefono e quindi anche su Internet. Però è solo questione di tempo prima che le cose cambino a livello legislativo visto che in barba alla legge del 1961 da anni spuntano come funghi siti illegali dove poter scommettere.
Quando si apre all’azzardo il primo rischio collaterale è quello del match-fixing, ovvero le partite truccate. Nel 2007 l’arbitro Tim Donaghy ha ammesso di aver scommesso su partite da lui stesso arbitrate. La storia sportiva americana è comunque piena di scandali simili. Minare l’integrità dello sport è una cosa che questo popolo non accetterebbe mai poichè è la pietra angolare su cui si fondano i giochi stessi. Per questo Silver chiama la sua percentuale integrity fee e non royalty.
Anche le televisioni stanno fiutando l’affare e sono cominciati i primi esperimenti di scommessa durante la partita direttamente dal televisore con il telecomando e soldi che vengono aggiunti al conto mensile della TV via cavo. Predict the Game il nome di questo tipo di scommessa da televisore.
In tutto questo anche i giocatori avranno la loro fetta: questo poichè ogni contratto firmato dalla Lega finisce nei Basketball-Related Income (BRI) e deve essere ripartito in pratica a metà con i giocatori. Infatti, nonostante non sia stato emesso un comunicato ufficiale, l’aumento nell’ultima stagione del salary cap di 7 milioni di dollari rispetto al 2018 sia dovuto anche ai maggiori proventi delle scommesse.
Insomma l’America è quasi pronta a cambiare la sua faccia, a riconciliarsi con il vizio prediletto di chi poi quella nazione l’ha fondata, ovvero gli inglesi. Cercando il difficile equilibrio tra la moralità, l’integrità e l’infinito flusso di denaro che arriverà. Anche in Europa i grandi bookmakers non vedono l’ora perchè anche per loro il mercato americano significherebbe solo una cosa. BINGO!
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