E’ notizia di qualche giorno fa l’appello disperato di Gianni Maddaloni, “O’ Mae'” per tutti, colui che ha avuto il coraggio di aprire una palestra di judo nel cuore di Scampia. Con la sua Star Judo Club, Gianni, padre di Pino Maddaloni, campione olimpico a Sydney 2000, sono anni che porta via dalla strada i ragazzi, proponendo un’alternativa al crimine, purtroppo visto come unico tragitto percorribile per poter campare. Ora la palestra rischia seriamente di chiudere per carenza di fondi (su 600 ragazzi solo 150 pagano la retta mensile, 20 euro) e le colpe sembrerebbero ricadere sull’attuale amministrazione comunale, rea, secondo Maddaloni, di richiedere dei pagamenti che non sarebbe in grado di coprire e che non venivano rivendicati con le precedenti amministrazioni.
Scampia, ormai noto quartiere della periferia di Napoli per la serie di successo Gomorra, nel nuovo anno si stava preparando a cambiare volto con lo skyline che dovrebbe vedere l’abbattimento delle famosissime Vele, sinonimo di illegalità e degrado. Un’immagine che ha finito per coinvolgere anche coloro che a Scampia vivono una vita normale ma che inevitabilmente vengono considerate solo in base al quartiere in cui abitano. Sono 350 le famiglie che vivono nelle Vele e a marzo scorso sarebbero dovuti iniziare i lavori per la demolizione della prima, la verde, ma non avendo garantito gli alloggi popolari a coloro che ci vivono, inevitabilmente non è ancora cominciato nulla. Ma sarà possibile davvero un futuro differente per Scampia?
L’abbiamo chiesto qualche tempo fa a Gianni Maddaloni, maestro di judo e padre dell’olimpionico Pino Maddaloni, oro a Sydney 2000. Con lui, abbiamo analizzato la delicata situazione della periferia della città campana e il ruolo che la sua palestra ha nel ridare una speranza ai giovani e ad offrirgli un futuro migliore.
Nell’intervista, il maestro ha sfatato il mito di un quartiere fatto solo di violenza e criminalità, mostrandoci, attraverso esempi di vita reale, che un’altra Scampia è possibile.