In collaborazione con Simone Nastasi
Una giornata a Tor Di Valle: laddove (non) dovrebbe sorgere lo stadio della Roma. La società giallorossa ha organizzato una visita sui terreni individuati per la costruzione della sua nuova “casa”. Un progetto che ha subìto l’ennesimo “stop”. Semaforo rosso acceso dall’avvio del “procedimento di dichiarazione di interesse culturale per l’Ippodromo” firmato da Margherita Eichberg, soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma. Una tribuna? Ebbene sì. Basta e avanza per il principio di tutela indiretta che rende inedificabile il territorio. Spulciando le venti pagine da vagliare in CDF, e che argomentano il “no”, spicca, oltre alla tribuna, una descrizione riguardante “le visuali che da essa si godono, non solo della pista, ma anche del contesto urbano circostante”. Beh, lasciamo parlare le immagini. Del resto, basta una passeggiata intorno alla zona dove sorge l’ippodromo: gli unici “reperti” visibili a occhio nudo riguardano cumuli di rifiuti incastonati in uno stato di semiabbandono. Il nostro “Virgilio” è Roberto Faticoni, sindacalista dei driver, una vita spesa a Tor Di Valle.
Il luogo di maggior interesse, quello finito sotto la lente d’ingrandimento del Mibact, è “dentro” l’ippodromo: specificatamente nella tribuna eretta da Julio Garcia Lafuente. Una soluzione definita storica: undici ombrelli sostenuti da un pilastro di 19 metri e mezzo. Un esempio più unico che raro. Peccato che sia anche considerato, dalle guardie giurate presenti sul posto, pericolante e pericoloso. Più volte, gli addetti alla sicurezza presenti durante la visita, ci impediscono di avvicinarsi troppo alla struttura. Alla luce di un evidente stato di abbandono e della chiusura dell’Ippodromo, è inevitabile porsi qualche domanda: possibile che questa tribuna, costruita per assistere alle corse di cavalli costituisca un reperto storico in un luogo non più deputato all’ippica? In questa ottica, abbiamo intervistato l’ex senatore Roberto Della Seta: dal 2003 al 2007 presidente nazionale di Legambiente. Autore di saggi sulla storia del pensiero e del movimento ecologisti, ex membro della tredicesima commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) nonché fondatore di Green Italia.
L’ultima “spinta” arriva dall’ingegnere Remo Calzona, docente dell’Università di Parma: secondo il suo parere il vincolo è “Impertinente” nel senso pieno del termine. Ovvero “non pertinente” e peraltro superabile.