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Un giorno col Giro: la vita vera di un paese attraversato dalla Corsa Rosa

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Sono a Momo, un piccolo comune del Novarese attraverso cui oggi passerà il Giro d’Italia. Sono in strada come raramente riesco a fare per una corsa che di solito seguo in televisione senza perderne una tappa. Sono in strada in un punto qualunque, un piatto rettilineo della  provinciale 17 che dal vercellese arriva al novarese per unire queste province piemontesi a quella di Varese in Lombardia attraversando poco più avanti, a Oleggio, il fiume Ticino. La carovana pubblicitaria è transitata da poco e tra una mezzora toccherà ai corridori: passeranno a oltre cinquanta all’ora e ci sarà poco da vedere, niente più di un attimo fuggente.

Nonostante questo ogni volta che il Giro o qualche corsa di una certa importanza passa non troppo lontano da casa voglio esserci. Non vado in bicicletta e devo spostare ogni volta che mi muovo oltre un quintale di peso, quindi non mi troverete mai su una grande salita, al massimo una partenza, come quella di Tirano di due anni fa o sulle tribune di un impianto fisso come quello allestito all’ippodromo di Varese in occasione dei Mondiali 2008, altrimenti televisore HD, dove si vede anche meglio, e poi volete mettere il racconto della corsa di Riccardo Magrini e Salvo Aiello, la magnifica coppia di Eurosport cui sono fedele da anni? Se la corsa è vicino a casa e ci si arriva a piedi camminando in piano, o in auto conoscendo le strade e non dovendo far code, allora non manco nemmeno in strada. Quindi eccomi, qualche centinaio di metri più avanti l’incrocio principale di Momo. Ci sono arrivato attraverso una strada secondaria che attraversa i campi e mi son trovato un posto dove ci sono ben poche persone visto che per un solitario come me la piccola folla dell’incrocio era già eccessiva.

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Ci sono due ragazzi della locale Protezione Civile che fermano le auto, attenti ed efficienti, l’autista della cisterna di una vicino produttore di gorgonzola che terminato il giro del latte, che non conosce feste, dovrebbe rientrare in azienda ma è bloccato dal Giro e pochi altri automobilisti. Qualche abitante delle rare villette della zona inizia ad affacciarsi alle finestre o a mettere il naso fuori dai cancelli dei giardini. Si aspetta.

Dalla radio della Protezione Civile si viene sapere che tra i mezzi bloccati c’è un furgone che deve portare i pasti a una vicina casa di riposo. Un breve conciliabolo e il responsabile della viabilità in quella zona ne autorizza il passaggio, raccomandando di far attenzione a far passare solo lui. Arriva qualche altro automobilista. Qualcuno attende, altri girano e provano itinerari alternativi. Una signora che abita in zona parcheggia, su consiglio del volontario, e, non interessata per nulla al passaggio dei corridori, si avvia a piedi verso casa. Un altro scende e si lamenta a gran voce, sostiene che in Italia lo sport sia intoccabile e che per lo sport e solo per lo sport, qualsiasi cosa sia fattibile, lamenta che il giorno precedente per l’arrivo al Santuario di Oropa la Città di Biella sia rimasta chiusa dalle otto della mattina alle otto di sera. Nessuno gli da retta.

Arrivano le prime staffette della Polizia Stradale e le prime auto dell’organizzazione, qualche vettura di quelle che portano gli ospiti transita veloce. Sirene, ancora staffette e appaiono in fondo al rettilineo i primi corridori, la fuga del mattino che sta cercando di andar via, la tappa è partita da poco, tirano a tutta. Una trentina di secondi dopo sfreccia il gruppo, preceduto da altri due ciclisti che cercano di avvantaggiarsi. Sfrecciano tutti rapidissimi, impossibile distinguere i campioni, quelli che tutti a bordo strada vorrebbero vedere. Qualche foto veloce col telefono, contro sole, non verranno un granché ma devono solo essere un ricordo non un’opera d’arte. Arrivano le ammiraglie, le auto mediche, le ambulanze, e ultimo transita il fine corsa.

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E’ passato il Giro, su una strada qualunque in un punto qualunque della pianura, ma sono passate anche tutte le storie leggendarie che lo circondano, tutte le emozioni e le discussioni che ci ha regalato dai tempi della prima edizione, nel 1909. Qualche minuto e la Protezione Civile riaprirà la strada. Io sono già parcheggiato nella via traversa però e posso già andare, mezzora e sarò di nuovo a casa, una birra, il pranzo e la televisione accesa con  Magrini&Aiello che raccontano.

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