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Un alieno nel mondo del calcio: le mille guerre di Benoit Assou-Ekotto
Ne ha fatte e dette di tutti i colori. In tante occasioni è stato francamente difficile stare dalla sua parte quando tutti gli davano del folle. Benoit Assou-Ekotto, 36 anni, non è un grande terzino sinistro (oggi è svincolato), ma è un personaggio che si ama o si odia e gli va riconosciuto un merito enorme nel calcio di oggi: non aver diviso il suo essere calciatore dalle altre parti di se stesso, non aver messo a tacere quelle componenti che quasi tutti i professionisti decidono di eliminare o non far vedere. Ha creato polemiche più o meno su tutto, dal modello di integrazione francese, al terrorismo fino alla società londinese. Non ha mai avuto paura a dire la sua in politica e in campo sociale. Strano? Non sarebbe strano, eppure è insolito da morire…
Benoit Assou-Ekotto nasce in Francia, in un posto dove si respira un’aria che forse ti invita ad interessarti alla vita degli altri. Il paesino dove viene alla luce è Arras, in pieno dipartimento Pas-de-Calais, una cittadina di circa 45.000 abitanti dove nel 1758 era venuto al mondo Robespierre, proprio quello lì. Da sempre un luogo d’incontro tra culture differenti, era così quando nasceva il protagonista della Rivoluzione Francese, è stato così quando è nato Assou-Ekotto. Il ragazzo è di origini camerunensi e la prima scelta che deve fare una volta entrato nel circolo del professionismo è scegliere la nazionale per cui giocare. Subito la prima polemica della sua carriera, il terzino sinistro opta per il Camerun e spiega perché senza nessun pelo sulla lingua: “Quando la Francia gioca male la gente se la prende sempre con i neri, con i musulmani, con gli immigrati. Non vedo il punto di giocare per una squadra del genere”. Anni dopo Assou-Ekotto ritornerà sul punto dichiarando che in Francia le persone si sentono algerine, egiziane, tunisine, mentre in Inghilterra tanti calciatori di origine africana si sentono a 360 gradi inglesi. Nel 2006, all’età di 22 anni, Assou-Ekotto sbarca al Tottenham e ci rimane fino al 2015. Otto stagioni nel Nord di Londra con la maglia degli Spurs, diventando un beniamino dei tifosi che lo iniziano a chiamare Disco Benny (basta vedere la foto per trovare il motivo).
È negli anni della Premier League che Benoit tira fuori il meglio di sé: gira per le strade di Tottenham a piedi, con un banalissimo abbonamento ai mezzi pubblici. Harry Redknapp, suo allenatore dal 2008 al 2012, non mette il ritiro prima delle partite in casa e Assou-Ekotto arriva a White Hart Lane in metro, insieme ai tifosi: lui entra negli spogliatoi e loro salgono in tribuna. La BBC non ci crede che un giocatore di Premier si muove senza macchina e allora lo va ad intervistare, la risposta che ricevono i giornalisti è abbastanza diretta: “Quando sei calciatore vai agli allenamenti e se devi andare in centro usi la macchina, stai sempre nello stesso mondo. Ti scordi la realtà della vita, invece quando stai tra la gente non puoi dimenticare di essere fortunato”.
In uno degli ultimi anni con gli Spurs, nel 2014, un altro francese finisce in mezzo alla bufera per via di un’esultanza controversa: si tratta di Nicolas Anelka, che dopo una rete con il West Bromwich Albion si esibisce in una “quenelle”. Il gesto, introdotto dal comico francese Dieudonné, è considerato razzista e antisemita. Anelka, pur avendo chiarito la natura non offensiva della sua esultanza, viene multato e sospeso per cinque partite, Assou-Ekotto non riesce a resistere: pubblica un post su Twitter in cui si congratula con l’attaccante per la sua “performance”. Ovviamente multa e sospensione anche per Disco Benny.
Nel 2015 Benoit torna in Francia per giocare con il Saint-Etienne. Il 13 novembre si verificano i tremendi attacchi terroristici di Parigi, che scuotono tutto il paese. Alla ripresa del campionato, la federazione francese decide di far indossare a tutti i calciatori il lutto al braccio, uno dei giocatori della Ligue 1 rifiuta: ovviamente è Assou-Ekotto. Queste le frasi con cui il difensore del Saint-Etienne motiva la sua scelta: “Poco prima c’era stato un attacco nel Nord del Camerun e mi hanno negato la possibilità di mettere la fascia nera in un match di Europa League. Conosco il principio dei morti al chilometro. Non vedo perché dovrei indossare il lutto per i morti di Parigi e non per quelli del Camerun. Non sono né bianco né nero, al di là del colore della pelle. Per me non esistono morti VIP”.
A marzo della stessa stagione, stupisce tutti gli appassionati di calcio (e probabilmente anche i suoi colleghi) rivelando che i suoi scarpini sono comprati su Ebay per la modica cifra di 30 Euro. Sembra un po’ senza senso, invece dietro c’è l’ennesima battaglia: “Preferisco essere libero piuttosto che prostituirmi a una marca; inoltre, in tutta onestà, un giocatore africano non è incentivato ad avere uno sponsor, mentre se sei europeo è diverso visto che i loro affari sono in Europa”.
Non lo ricorderemo per il numero di reti o per le doti tecniche, ma lo sport riveste un ruolo importante nella nostra società e lui sembra aver capito che la notorietà derivante dal calcio può essere usata per veicolare messaggi importanti. Alcuni messaggi che Assou-Ekotto ha inviato possono essere sbagliati, ma il principio è solo da applaudire.
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