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Tutti contro tutti, il basket italiano impantanato nelle riforme

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Dall’inizio del nuovo millennio i produttori di Hollywood hanno iniziato a cavalcare la passione intramontabile dei fan per i supereroi, sfornando decine e decine di pellicole con protagonisti i personaggi dei fumetti più amati. Spiderman, Capitan America, Hulk, Iron Man e i loro compagni sono saltati fuori dalle loro versioni bi-dimensionali da comic books atterrando direttamente in tre dimensioni (e spesso e volentieri in quattro) nei cinema di tutto il mondo. In particolare l’universo Marvel ha sposato in pieno questo processo di trasposizioni cinematografiche e ha dato vita ad un progetto a lungo termine che ha fatto impazzire di gioia tutti gli appassionati: dopo un primo periodo di presentazione dei vari super-eroi attraverso film che hanno mostrato singolarmente i personaggi, sta seguendo adesso una seconda fase di cosiddetto crossover, ossia di incrocio tra i mondi dei diversi protagonisti. All’interno dell’universo cross-over, nel 2014 è uscito in tutte le sale del globo “Captain America: Civil War”. Senza entrare troppo nello specifico del film, basti sapere che, durante i 147’ di proiezione, gli amati super-eroi si dividono in due fazioni, una guidata da Capitan America e l’altra da Iron Man, dando vita ad un inaspettato scontro fratricida. Anche se distante un oceano dalle verdi colline di Hollywood, questa situazione di conflitto e tensione rispecchia pericolosamente quella dell’odierna pallacanestro italiana, stretta tra i dissidi della Lega Basket A (LBA), della Lega Nazionale Pallacanestro (LNP) e della Federazione Italiana Pallacanestro (FIP).

La LBA è l’ente che organizza, su delega della FIP, la Serie A, mentre la LNP si occupa della programmazione e del coordinamento della Serie A2 e della Serie B. I rapporti tra i due enti sono sempre stati tesi e un’intervista di qualche giorno fa dell’attuale presidente della LBA, Egidio Bianchi, ha gettato nuovamente benzina su un fuoco che non si è mai sopito completamente. Il pomo della discordia continua ad essere rappresentato dal sistema di scalata dalla serie A2 alla serie A, sistema che attualmente prevede la promozione nella massima serie di un’unica squadra. In merito a questa annosa problematica, Bianchi ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Prima si armonizzino le regole, poi parleremo di aumentare i travasi. Una sola promozione da un’A2 a 32 squadre è poco? Il problema è la formula a 32 squadre, non la singola promozione”. Poche ore dopo il discorso di Bianchi, è arrivata puntuale la piccata risposta di Pietro Basciano, presidente della LNP: “Nelle ultime tre stagioni la Serie A si è giovata delle promozioni di Trento, Torino e Brescia, tutti club che offrono serietà organizzativa e tecnica, a dimostrazione di cosa la Serie A2, pure nella sua realtà a 32 squadre, mette a disposizione del sistema basket (…). La storia insegna come sia stata certamente la A a creare un divario enorme col campionato da cui però vorrebbe attingere a piene mani i club di grande tradizione attualmente militanti in A2 (Virtus Bologna, Fortitudo, Treviso, Siena, Roma, Udine, Biella e tanti altri, ndr). Ed è stata la stessa A che ha contribuito a creare l’imbuto, ritrovandosi a gestire situazioni patrimoniali non in linea con gli obiettivi e club salvati sul piano sportivo dall’unica retrocessione, più che dai bilanci certificati”. La presa di posizione di Basciano è condivisibile. Considerando, infatti, l’elevato numero di squadre partecipanti al campionato di A2, l’unica promozione prevista non permette alle squadre realmente ambiziose di programmare a lungo termine visto che un unico episodio negativo nei playoff può pregiudicare il risultato di un’intera stagione, mortificando così investimenti notevoli. La soluzione richiesta all’unanimità da tutti e 32 i club di A2 è il ritorno della seconda promozione, considerata appunto indispensabile per pianificare con tranquillità.

A sostegno della posizione della LNP è intervenuto anche Gianni Petrucci, presidente della FIP: “Una Lega intraprendente non può non notare cosa c’è in Serie A2 in termini di piazze e di impianti. Il basket tornerà ad essere popolare con il coinvolgimento di città importanti. La Serie A2, lo scorso anno, ha fatto registrare 1 milione e 200mila spettatori. Una sola promozione per 32 squadre è insufficiente (…). Le leggi comunque le fa la FIP. O Lega Basket e LNP trovano un’intesa, oppure la federazione agirà d’imperio”. Più che dichiarazioni di circostanza, quelle di Petrucci sono sembrate un vero e proprio ultimatum, volto a dare la scossa ad una situazione che pare giunta ad un momento di stallo.

La questione relativa alla promozione non è l’unica problematica a scatenare polemiche in questi giorni. Difatti Bianchi, sempre nel corso della stessa intervista, si è espresso anche sulla cosiddetta regola italiani con un tempismo ed una proposta rivedibili: “Sette stranieri, senza distinzioni di passaporti, e cinque italiani, in un progetto che amplia sensibilmente i fondi per la premialità”. Ad un’ipotesi di questo tipo la GIBA (Giocatori Italiani Basket Associati) e lo stesso Petrucci si sono opposti immediatamente con veemenza, entrambi convinti che non sia questa la giusta soluzione per risollevare il sistema basket dello stivale ed i suoi settore giovanili.

La caduta delle massime istituzioni nelle solite discussioni dimostra quanto esse siano ben lontane dall’attuare finalmente politiche comuni, puntuali e trasversali per il bene dell’intero sistema basket, che continua così a versare in una sensazione di assoluta precarietà. L’utopia è che, così come in Captain America: Civil War, i protagonisti, alla fine, pur non essendo super-eroi, facciano fronte comune per risolvere le difficoltà. Non ci resta che aspettare con ansia l’uscita del prossimo episodio, sperando che, almeno questa volta, abbia un lieto fine e che, soprattutto, non si trasformi in un film horror.

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