//

A tu per tu con Tania Cagnotto, la Regina dei tuffi

Inizia la lettura
//
20 mins read

A tu per tu con Tania Cagnotto, la Regina dei tuffi

E’ innegabile che negli ultimi due anni che hanno stravolto l’ordine delle cose il mondo sport, che ha geneticamente insito il potere dell’aggregazione sociale, stia pagando uno dei prezzi più alti mettendosi in discussione nelle sue fondamenta portanti, legate alla sana competizione e ai valori condivisi della partecipazione senza se e senza ma. Valori messi in discussione da protocolli rigidi che di fatto possono compromettere la performance agonistica nella sua integrità falsando in toto la regolarità delle competizioni più prestigiose. Tokyo è stato il primo esperimento in cui le bolle hanno orientato i percorsi degli atleti, ed è stata anche la prima Olimpiade orfana della nostra regina dei tuffi, alias Tania Cagnotto.

La trentaseienne bolzanina ha subito sulla propria pelle lo slittamento della rassegna giapponese a cinque cerchi, ha abbandonato l’attività agonistica ad agosto 2020 per dedicarsi a tempo pieno alla sua famiglia e alla nascita della sua secondogenita dopo quasi vent’anni nei quali ha raccolto i risultati che nessun’altra tuffatrice italiana ha mai nemmeno lontanamente immaginato. Figlia d’arte al cento per cento, papà Giorgio tuffatore pluri-medagliato negli anni settanta e mamma Carmen dominatrice a livello nazionale, Tania comincia la sua avventura da juniores dominando in lungo e in largo sia a livello europeo con nove ori due bronzi e un argento sia nei trampolini da un metro, tre metri e sincro che nella piattaforma da dieci metri, che in quello mondiale con quattro ori e cinque argenti, palmarès fenomenale che la porterà ad esordire a soli quindici anni agli Europei seniores di Helsinki e alle Olimpiadi di Sidney 2000. La predestinata azzurra otterrà i primi podi europei a Berlino nel 2002, un bronzo nel sincronizzato con Maria Marconi e un argento nella piattaforma, ripetendosi nel 2004 a Madrid in cui oltre al bronzo dal trampolino di un metro arriverà il primo meritatissimo oro continentale nella piattaforma, viatico notevole per affrontare da protagonista le successive Olimpiadi di Atene.

Esperienza importante per testare la sua reale competitività e conclusa con due ottavi posti e tanta voglia di migliorare per essere sempre di più al top al di fuori dell’Europa. L’anno successivo arriverà la prima medaglia iridata a Montreal, un meraviglioso bronzo dai tre metri che verrà bissato due anni dopo a Melbourne consolidando l’autostima e la consapevolezza in vista delle Olimpiadi di Pechino. Nella tana del lupo dei tuffi, l’impero cinese farà la parte del leone lasciando poche briciole agli avversari, ma un onorevole quinto posto dai tre metri sarà un ulteriore step in avanti per affrontare da protagonista i successivi europei di Eindhoven che chiuderà col suo secondo oro in piattaforma individuale e un bronzo in quella sincro. Dal 2009 in poi Tania Cagnotto comincerà a fare davvero sul serio inanellando una serie consecutiva di podi e record a cominciare dagli incredibili tre ori di Torino 2009, europei dominati sia nei trampolini da uno e tre metri che in quello sincronizzato con la Dallapè ed eguagliando dopo nove anni il record di Sautin di Helsinki 2000. Pochi mesi dopo al Foro Italico scattano i mondiali di Roma in cui dovrà“accontentarsi” di un bronzo, il terzo consecutivo iridato, dai tre metri e di un argento nel sincro con la solita Dallapè perdendo di un soffio il terzo gradino del podio nel trampolino di un metro, che non le sfuggirà nelle successive due edizioni europee di Budapest 2010 e Torino 2011 che dominerà nuovamente con quattro ori ed un bronzo, ma una frattura del polso metterà a rischio i mondiali di Shangai ai quali arriverà non in perfette condizioni. Un bronzo da un metro e un nono e sesto posto dai tre metri e nel sincro lasciano un po’ di amaro in bocca che resterà anche dopo le Olimpiadi di Londra 2012 chiuse con due medaglie di legno sia nei tre metri che nel sincro, la consolazione arriverà dagli europei di Eindhoven in cui con un oro con la Dallapè e un argento dal trampolino di un metro ribadirà una volta di più il suo strapotere a livello continentale.

L’ennesima sfida mondiale di Barcellona nel 2013 la vedrà protagonista assoluta con due storici argenti, perdendo per un soffio l’oro da un metro contro la cinese He Zi, ma nello stesso anno supererà, negli europei di Rostock, il record di diciannove podi detenuti dal solito Sautin, ulteriore tassello di una carriera gestita sotto il segno di una strepitosa continuità di rendimento. Ancora cinque ori e un argento tra il 2014 e 2015 nelle rassegne di Berlino e Rostock con alle porte i mondiali di Kazan, ai quali arriva determinata e consapevole di essere tra le più forti, che le regaleranno uno dei suoi traguardi più belli e sofferti entrando di diritto nella storia di questa disciplina. Fantastico oro dal trampolino di un metro con le due solite cinesi, He Zi e Shi Tingmao, costrette a guardarla per una volta dal basso in alto, e a questo va aggiunto il bronzo dai tre metri e quello nel sincronizzato misto con Maicol Verzotto. L’ultima impresa da raggiungere e salire su un podio olimpico e appendersi una medaglia al collo, giusto il tempo di dominare gli europei di Londra con tre ori in tutte e tre la specialità per poi partire per Rio de Janieiro con la carica giusta: finalmente un bronzo dai tre metri dietro le irriducibili cinesi e un argento nel sincro con la fedele Dallapè, un successo meritato che rende giustizia ad una delle coppie di tuffatrici tra le più forti della storia.

Ventinove medaglie europee, dieci mondiali e due olimpiche possono bastare? Sembrerebbe di si, il ritiro viene annunciato e agli europei di Budapest parte la nuova avventura di commentatrice per la Rai, poi nel 2018 nascerà Maya che dovrebbe mettere la parola fine al suo percorso agonistico. Il fuoco ancora ribolle dentro, Tokyo 2020 chiama e Tania risponde ripartendo da zero ricominciando ad allenarsi, ma questa maledetta pandemia sposta le lancette un anno avanti e ad agosto 2020 l’annuncio della seconda gravidanza mette la parola fine alla sua incredibile ed inimitabile carriera. Abbiamo avuto il piacere di incontrare questa grande campionessa, alle prese con pannolini e biberon, per condividere con lei le tappe della sua storia e l’attuale complessa situazione che sta vivendo il mondo dello sport in generale.

Tania buongiorno, partiamo dall’attualità. Sei diventata mamma per la seconda volta l’anno scorso e Maya ha appena compiuto tre anni. Una vita a dir poco movimentata in questa fase?

Sicuramente in questa fase c’è tanto da fare, le bimbe sono piccole e di sicuro durante il giorno non mi annoio, però è un bel da fare che ti occupa al cento per cento e di sicuro ti cambia la vita. Scopri energie e risorse che non credevi di avere e ricevi tante soddisfazioni, è sicuramente faticoso ma altrettanto bello vederle piano piano crescere.

 Rimaniamo sull’attualità, siamo reduci da Tokyo 2021 e tra poco prenderanno il via le Olimpiadi invernali di Pechino, tra mille protocolli e restrizioni. Momento difficile per lo sport in generale, quanto è difficile per un atleta gareggiare in queste condizioni? E la mancanza di pubblico non toglie quella sana condivisione dello spettacolo agonistico?

Per fortuna ho avuto solo un piccolo assaggio dei protocolli di gara sotto Covid anche se poi ho perso l’opportunità di gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo. Non deve essere facile perché allenarsi ed esprimersi in queste condizioni così complesse ti toglie di sicuro le cose più belle del fare sport, a qualunque livello. La mancanza di pubblico, la condivisione di gioie e dolori e l’affetto di chi ti sta vicino vengono meno, la paura del contagio è sempre dietro l’angolo da quando viaggi a quando arrivi in hotel. Uno stress non indifferente con il quale gli atleti devono convivere, speriamo di uscirne quanto prima perché lo sport ha bisogno di tornare ad essere quel grande strumento di socialità che è intrinseco nel suo Dna.

Riavvolgiamo il nastro del tempo. Nasci figlia d’arte e ti incanali da subito verso il mondo dei tuffi. Ricordi di quegli anni giovanili? Pensavi di poter arrivare così in alto? Avere dei genitori così impegnativi è sempre un vantaggio o può essere controproducente?

Posso dirti che sicuramente ho iniziato divertendomi, non pensavo assolutamente di diventar famosa o di eccellere a tutti i costi. Ho iniziato con un gruppo di amici, mia mamma mi allenava e poi sono arrivati i primi risultati e i primi sogni nel cassetto, quello di partecipare giovanissima alle prime Olimpiadi che mi hanno reso consapevole dei miei mezzi. Le cose son diventate inevitabilmente più serie, mi piaceva lavorare per migliorare coniugando la passione con la serietà negli allenamenti e tutto il resto è venuto da sé. Avere genitori così famosi è sicuramente un vantaggio, dipende dal rapporto che hai con loro e per quanto mi riguarda posso dirti che mio padre non ha mai cercato di forzarmi in nessun modo, però aveva la dote, da ex campione, di capire perfettamente le dinamiche che scattano nella testa di un atleta chiamato a gestire così tante pressioni.

Sei stata la prima atleta medagliata olimpica nei tuffi femminili. Troppo forti le altre nazioni o l’Italia in questa disciplina, te a parte, manca di competitività?

Competere a questi livelli così alti non è certo facile, i posti sul podio sono tre e tutti sappiamo quanto le cinesi siano forti in questo sport che occupano da anni i primi due gradini per cui tanti Paesi, non solo l’Italia, non hanno recentemente avuto grandi risultati. Per quanto riguarda la nostra realtà attuale sicuramente c’è tanto da lavorare per reclutare e rendere competitivi tanti atleti giovani, ci vorrà del tempo ma bisogna supportarli, spero che pian pianino si affacci qualche nuovo talento alla ribalta a cominciare delle prossime Olimpiadi di Parigi. 

Hai vinto tantissimo in Europa e nel Mondo, c’è un traguardo o un successo che ti è rimasto nel cuore più degli altri? Una delusione che non riesci proprio a mandar giù? Cos’è che differenzia le Olimpiadi da tutte le altre kermesse internazionali?

Un traguardo che mi è rimasto particolarmente nel cuore è sicuramente l’oro mondiale a Kazan, battere le due cinesi è stato come battere Bolt nei cento metri per cui il ricordo resta indelebile. Le due medaglie olimpiche di Rio non sono da meno, le cercavo da sempre ed è stato il coronamento di un sogno che ha compensato ampiamente la delusione di quattro anni prima a Londra in cui ho raccolto solo due medaglie di legno, una per pochissimi centesimi, che mi sono servite comunque per tornare alla carica quattro anni dopo ancora più consapevole delle mie possibilità.

La tua specialità. Nel corso del tempo se e quanto sono cambiate le metodologie di allenamento durante della tua carriera? Su quali aspetti si lavora per migliorare la propria performance, e cosa fa la differenza tra un buon atleta e un atleta vincente? Hai mai avuto un mental coach per gestire la pressione e lo stress delle gare?

Sicuramente sono cambiate le metodologie di allenamento nell’arco della mia carriera, all’inizio la parte atletica, pesi e sala attrezzi, era residuale ed era tutto per lo più incentrato sulla ginnastica che svolgevo con i miei senza ulteriori figure di riferimento. Negli ultimi dieci anni la mia preparazione è stata molto più completa e dettagliata con tutte le tecnologie computerizzate a supporto di tutte le varie fasi, a questo si sono aggiunte anche la nutrizionista e la psicologa che facendo parte del team sicuramente hanno influito notevolmente sull’efficacia delle mie performance.

La tua esperienza da radiocronista, a mio avviso più che positiva. E’ un attività nelle tue corde che porterai avanti compatibilmente con i tuoi impegni familiari? Ti piacerebbe un domani poter allenare?

L’esperienza come radiocronista è stata molto interessante e affascinante, famiglia permettendo spero di poterla ripetere in futuro se e quando né avrò la possibilità. Allenare è certamente una delle mie aspirazioni e ambizioni, vorrei far parte della squadra di tuffi con progetti ai quali stavo già lavorando prima di partorire sia con la Guardi di Finanza che con la Federazione e il Coni, idee ce ne sono tante e appena le mie figlie saranno più grandi spero di poter mettere a disposizione la mia esperienza per dare una mano al settore dei tuffi.

L’importanza della famiglia sia a livello umano che professionale. Certi risultati si ottengono anche grazie alla solidità affettiva di chi sta intorno ad un atleta? Se le tua figlie volessero cimentarsi nel mondo dei tuffi, le supporteresti in tutto e per tutto?

La famiglia è fondamentale in tutto, nello sport, nello studio e nella vita in generale. Io ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente familiare sano e stimolante che mi ha sempre spinto a dare il massimo, i miei mi hanno supportato e continuano a farlo anche oggi. Se le bambine un domani vorranno provare a fare quello che ho fatto io avranno il mio pieno sostegno, l’importante che facciano qualcosa che le appassioni e che se prendono un impegno lavorino con coerenza per portarlo a termine, questo è l’esempio che ho avuto io e che riproporrò fedelmente nel loro percorso di crescita.

Domanda generazionale per chiudere. Il PNNR è una grande opportunità per rimodernare il Paese e per destinare risorse ai vari settori dell’economia. In che modo bisognerebbe intervenire e con quali iniziative per rilanciare le varie attività federali sempre alle prese con scarse risorse e difficoltà organizzative?

Per quanto riguarda il settore dei tuffi, la carenza primaria è quella degli impianti perché è difficile trovare piscine con le piattaforme complete, molti bambini in diverse città che vogliono cimentarsi combattono contro queste insormontabili carenze strutturali. Anche i tecnici non abbondano e purtroppo l’Italia vive con grande difficoltà il binomio scuola e allenamento, è difficile conciliare lo studio con un’attività sportiva ad alto livello, manca un’organizzazione che in molti altri paesi è più avanzata a partire dagli Usa in cui i ragazzi hanno più flessibilità a cominciare dalle scuole. Problema complesso che ci portiamo avanti da sempre, spero che chi è preposto a decidere cerchi di impiegare più risorse per migliorare la qualità delle attività di base senza le quali è difficile ottenere nuove generazioni di atleti vincenti.

 

 

Articoli recenti a cura di