A Tu per Tu con Paolo Scalera, direttore di GPOne. Paolo, che oltre ad essere giornalista, è laureato in giurisprudenza, è stato anche atleta di Pentathlon Moderno e maratoneta. Inviato per il settimanale “Motosprint” e successivamente del quotidiano Il Corriere dello Sport per motociclismo e F.1. Nel 1999, creò un sito di successo: GPOne.com, massima espressione del motociclismo online, che al pari dei grandi quotidiani è sempre presente in tutti i grandi avvenimenti delle due ruote, tanto da meritarsi in breve tempo una versione in inglese.
Celebre è la ‘GPonecar’, un incontro informale con i protagonisti del motomondiale: piloti, manager, addetti ai lavori, intervistati durante un passaggio in macchina realizzato nei giorni del Gran Premio della MotoGP. Un modo per raccontare il mondo della massima espressione del motociclismo senza filtri.
Ecco cosa ci ha raccontato in esclusiva.
Ciao Paolo, come e quando ti sei avvicinato al mondo dei motori?
Mi sono avvicinato al mondo dei motori all’inizio degli anni 70. Mio padre aveva corso ai tempi delle Milano-Taranto e avevo la sua stessa passione. Dopo la trafila Corsarino ZZ 50, Honda 125 arrivò per i 18 anni (qualche mese prima…) un Ducati 350 Desmo e papà Luciano mi dette il permesso per gareggiare delle derivate di serie a Vallelunga. Alle verifiche, poiché la Ducati aveva omologato solo la 450 cc, il giornalista di una rivista dei tempi, “Motorsport”, mi chiese di mandare una lettera al giornale per spiegare i fatti e da lì a poco fui convocato in redazione per una collaborazione. Così iniziai sia a correre che a scrivere. A Vallelunga conobbi tanti piloti che sarebbero poi diventati campioni, tra cui Franco Uncini (poi campione del mondo classe 500 ndr) e diventammo amici.
A quel punto pensai di intraprendere la carriera di giornalista più seriamente ed iniziai a collaborare contemporaneamente con Tuttosport, il Corriere dello Sport e Motosprint. Agli inizi mi muovevo con la mia fiat 500 e una tenda, poi dopo con l’aiuto di mio padre acquistai un furgone Fiat 242 e lo camperizzai.
Nella tua lunga carriera qual è il ricordo più bello a cui sei legato e quale quello meno bello?
Di ricordi bellissimi ne ho tanti. Uno sicuramente fu l’uscita dal coma di Franco Uncini dopo l’incidente grave al Gran Premio di Assen del 1983. Successivamente con Gigi Soldano, oggi diventato il fotografo di riferimento del motomondiale, siamo stati un mese on the road negli Stati Uniti a casa di Roberts, Lawson, Spencer, Mamola. Erano tempi pionieristici, ed i piloti amici veri. Arrivammo da Kenny che stava cambiando casa, così dormimmo in terra e da Lawson sul suo divano. Ci sono stati anche momenti brutti: il motociclismo è pericoloso e mi ha tolto molti amici. Tommaso Piccirilli, che aveva spiegato le prime traiettorie a Vallelunga, che se ne andò ad Imola e poi sicuramente Sauro Pazzaglia, che perse la vita ad Imola.
Invece come nasce l’idea di GpOne?
GpOne nasce nel 1999. Nonostante lavorassi per il Corriere dello Sport avevo bisogno di più spazio per raccontare i dettagli delle corse e da lì nacque GpOne. Erano gli albori di internet, è stata un’idea pioneristica. La MotoGP non era ancora nata, si correva ancora con le 500 2 T e il nome GpOne mi piaceva. Penso che se non avessi registrato il dominio ora la MotoGP si chiamerebbe GPOne!
Puoi spiegarci come funziona la preparazione della puntata (scaletta da seguire, ospiti, temi ecc ecc)?
Si parte dal fatto sportivo del giorno dalla copertina. E poi dopo non seguiamo una scaletta vera e propria perché con Carlo Pernat, ormai celebre per le sue barzellette finali e Matteo Aglio, c’è una tale amicizia e un rispetto che andiamo a ruota libera e parliamo di tutto. Le prime dirette le abbiamo fatte nel periodo del Covid, poi sono diventate un appuntamento fisso ad ogni Gran Premio. Prima, ma la riprenderemo presto, le interviste le facevamo nella GpOne Car. Per ovviare al problema dei diritti TV intervistavamo in auto personaggi del paddock (Piloti, Tecnici, Manager).
Hai visto in prima persona il cambiamento del motosport a due ruote di questi 20 anni. Molti nostalgici dicono polemicamente che non ci sono più le gare di una volta e che sia tutto ormai computerizzato senza emozioni e colpi di scena. La pensi come loro?
La differenza non riguarda le caratteristiche delle moto, ma il fatto che ci siano moto più ufficiali rispetto a prima. Adesso sono tutte molto simili e se mentre prima era una sfida Yamaha-Suzuki o Yamaha-Honda, adesso la sfida coinvolge un po’ tutte le moto e i distacchi sono minimi rispetto a prima. Prima per correre bisognava qualificarsi ed era davvero una lotta serrata.
Restando in tema gare come vedi la MotoGp post Valentino Rossi in termini di mediaticità visto il suo ritiro a fine stagione?
Valentino sicuramente ha dato un importante contributo al mondo delle moto ed è stato un valore aggiunto, così come lo è stato Giacomo Agostini. E mancherà sicuramente alla MotoGp per un periodo di tempo, ma poi lo sport andrà avanti.
In ultimo ti chiedo quali sono i tuoi obiettivi futuri visto che sei attivissimo con le puntate di Gp One, ma non solo.
Intanto quest’anno GpOne è entrato in società con Motorsport Network e mi inorgoglisce questa collaborazione. L’obiettivo è di far crescere ancora GpOne. Dal punto di vista personale poiché mi piace tenermi in forma, anche perché ogni tanto vado ancora a girare in pista, vorrei correre ancora una mezza maratona e mi sto allenando per poter centrare questo obiettivo.