A tu per tu con Gregorio Paltrinieri, il Frecciarossa del nuoto italiano
L’effetto domino dovuto alla pandemia ha di fatto sconvolto tutti i calendari agonistici precedentemente stilati, stravolgendo mesi ed anni di preparazione accumulati soprattutto nel 2020 per le Olimpiadi di Tokyo. Un buco nero che ha spesso cancellato kermesse ed eventi costringendo gli atleti di vertice a lunghe inattività e a recuperi mostruosi per ritrovare la forma perduta, tra un tampone e l’altro e il rischio perenne di risultare positivi. Problemi che ha vissuto anche il nuoto che nella scorsa stagione e che in quella attuale sarà alle prese con eventi consecutivi e spesso ravvicinati, a cominciare dal recupero mondiale di giugno a Budapest a cui faranno seguito gli Europei di Roma poco più di un mese dopo. Un vero tour de force per il nostro Gregorio Paltrinieri, per gli amici Greg, costretto a gareggiare a ripetizione sulle sue distanze preferite, gli 800 e 1.500 stile libero e la 10 chilometri, per confermarsi e confermare gli stratosferici obiettivi sin qua raggiunti.
Il ventisettenne di Carpi è a tutti gli effetti una delle perle assolute delle vasche nostrane, una punta di diamante che a suon di record e risultati si è imposto a livello mondiale assoluto ribadendo negli anni la propria immutata competitività nonostante l’altissimo ricambio generazionale di livello che lo circonda. Greg comincia da vero figlio d’arte con suo papà Luca, ex campione e gestore della piscina di Novellara, che lo plasma in acqua sin da bambino fino al trasferimento ad Ostia sotto la guida del coach Stefano Morini col quale si dedicherà alla rana fino ai dodici anni. Il suo fisico scultoreo lo trascinerà verso lo stile libero in cui comincerà a dire la sua nelle giovanili. I primi risultati che contano arriveranno nel 2011, il diciassettenne Greg si porterà a casa a Belgrado il primo oro Europeo nei 1.500 seguito da un bronzo negli 800, a cui succederanno l’argento nei 1.500 e un secondo bronzo negli 800 ai mondiali di Lima dello stesso anno, trampolini di lancio ideali per il suo ingresso tra i big. L’esordio continentale avverrà nel 2012 a Debrecen, in Ungheria, dove il gigante di Carpi non si farà attendere: oro nei 1.500 con un tempo mostruoso, 14’48’’92 e davanti al duo magiaro Kys e Gyurta costretti ad arrendersi all’astro nascente, e argento negli 800 dopo uno spettacolare testa a testa contro il solito Kys. Ottenuto il pass olimpico il diciottenne Greg è pronto per esordire a Londra 2012 in cui, nonostante un fastidio muscolare alla spalla, otterrà un digniitosissimo quinto posto nei suoi 1.500 con un ottimo 14’51’’92 e la certezza di essere pronto a competere a livello mondiale.
La sua prima stagione da senior si concluderà con Mondiali ed Europei in vasca corta, nei primi arriverà l’argento nei 1.500 ad Istanbul mentre nei secondi il secondo oro stagionale a Chartres, è nato di fatto un campione e i successivi appuntamenti non potranno che confermare le sue enormi potenzialità. Il 2013 è l’anno dei mondiali di Barcellona nei quali il nostro riuscirà ad aggiudicarsi la prima medaglia iridata nei 1.500 con uno strepitoso 14’45’’37, record assoluto italiano con quasi tre secondi in meno del precedente primato di Federico Colbertaldo. Negli ottocento dovrà accontentarsi di un sesto posto, ma l’esperienza sarà di sicuro archiviata positivamente anche se negli Europei in vasca corta di fine stagione in Danimarca Greg non riuscirà a difendere il primato continentale chiudendo solo ottavo nei 1.500. Anno della svolta il 2014 in cui Greg riuscirà ad esprimersi anche negli ottocento, partendo dagli Europei di Berlino, per iniziare a scrivere un pezzo di storia del nuoto azzurro. Si confermerà nei 1.500 con 14’39’’93, record europeo e quarto tempo assoluto, una cavalcata trionfale e solitaria senza concorrenza a cui farà seguito il primo oro negli ottocento vinto agevolmente col tempo di 7’44’’98, un bis europeo nelle due specialità del mezzofondo che mancava dal 1997 quando Emiliano Brembilla trionfò a Siviglia. Si ripete anche nei mondiali in vasca corta a Doha, suo l’oro nei 1.500, il primo raggiunto dal carpigiano, con tanto di record Europeo che suggella una stagione trionfale che anticipa i Mondiali di Kazan dell’anno seguente che lo vedranno di nuovo protagonista. Un argento negli 800 col nuovo record europeo di 7’40’’81 dietro al mitico e strafavorito Sun Yang al quale succederà uno storico oro nei 1.500, il primo di un italiano, col nuovo record continentale di 14’39’’67, viatico che lo trascinerà da favorito alle sue terze Olimpiadi, quelle di Rio. Il tempo di bissare i due ori europei di Berlino a Londra nel 2016 nei quali riuscirà a migliorarsi nei 1.500 con tanto di record europeo, e dopo un mese arriverà da favorito in Brasile a prendersi la medaglia d’oro olimpica nei 1.500 con un 14’34’’57, molto vicino al record del mondo di Yang, con lo statunitense Jaeger e il suo rivale Gabriele Detti sugli altri gradini del podio ad oltre cinque secondi. L’argento nei 1.500 nei mondiali in vasca corta di Windsor chiudono quest’annata incredibile in cui un giovane ventiduenne da Carpi ha dimostrato al mondo che nelle sue discipline in questo momento non ce n’è quasi per nessuno. Altre sfide ed altri traguardi lo aspetteranno nel 2017, stagione dei mondiali di Budapest in cui si confermerà campione nei 1.500 con un bronzo negli ottocento dietro il neo campione del mondo Detti, e delle Universiadi in cui si regalerà un triplete meraviglioso nelle due solite distanze, con ovviamente record della manifestazione, e il primo oro nella 10km in acque libere chiusa in 1h54’52’’ e, come ciliegina sulla torta, un altro argento nei 1.500 negli europei in vasca corta a Copenaghen.
Il suo rapporto simbiotico con l’acqua sarà l’oggetto del suo libro, Il peso dell’acqua, in cui Greg si racconta e ci racconta cosa c’è dietro il talento e le performance di un atleta del suo livello sempre a caccia di nuovi stimoli e nuovi obiettivi da raggiungere. Nel 2018 arriveranno due ori ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona, nei 400 e nei 1.500, un argento negli 800 e un bronzo nei 1.500 agli Europei di Glasgow e un ennesimo argento nei 1.500 nei mondiali in vasca corta di Hangzhou degno antipasto della stagione successiva in cui Greg sarà spodestato dal tedesco Wellbrock sul gradino più alto nei 1.500 ai mondiali coreani di Gwangiu ottenendo “solamente” un bronzo, che sarà però ripagato dal primo oro iridato negli 800 con un 7’39’’97 nuovo record europeo e da un fantastico argento nella 5km in acque libere, ma la rivincita sui 1.500 sarà servita agli europei in vasca corta di Glasgow dove arriverà un altro oro che precederà di poco il buco nero causato dalla pandemia. Il resto è storia recente con tutte le conseguenze del caso, un 2020 interamente cancellato con lo slittamento delle Olimpiadi di Tokyo che proietta in un incubo tutto lo sport mondiale alle prese con un malessere diffuso e impossibile da arginare. La sfortuna ci mette lo zampino alla vigilia della kermesse nipponica opportunamente slittata di un anno, una mononucleosi contratta poco prima lo debilita compromettendone gli allenamenti, Greg arriva in Giappone alla sua terza Olimpiade con un grande punto interrogativo sula sua reale condizione, ma la stoffa del campione emergerà anche in questa ulteriore sfida conclusa con due miracolose medaglie, argento negli 800 e bronzo nella 10km in acque libere e un quarto posto che sa di beffa nei suoi 1.500. Il tempo di gioire per questa ennesima impresa e quattro mesi dopo Greg è di nuovo in gara per gli Europei in vasca corta di Kazan chiusi con un altro oro negli 800 e un argento nei 1.500, altri due tasselli importanti di una carriera che definire strepitosa o leggendaria non è affatto un eufemismo.
Diciannove medaglie Europee, dodici mondiali e tre olimpiche, oltre ai ventisette titoli italiani e ad una serie impressionante di record che Greg ha regolarmente superato in ogni competizione in cui ha partecipato. Questa è la storia di questo ragazzone gentile che a ventisette anni continua a stupire col suo fisico imponente e un talento al di fuori della norma che ha dimostrato anche la sua grande umanità invitando il collega e amico ucraino Romanchuk a venire in Italia come suo ospite, cosa che il venticinquenne di Rivne ha rifiutato per rimanere, da vero patriota, nella sua terra martoriata dalle bombe di una guerra assurda e incomprensibile. Lo abbiamo incontrato per discutere e rivivere con lui le tappe più importanti della sua sterminata carriera e l’attuale difficile momento internazionale stretto tra la morsa della pandemia e di questa maledetto conflitto bellico.
Gregorio buongiorno, sei reduce da un 2021 ricchissimo di impegni e anche il 2022 non scherza, tra mondiali ungheresi ed europei romani. A che punto sei della preparazione e con quali steps affronterai questi mesi?
La preparazione è ancora tutta in divenire, i prossimi steps saranno fondamentali per capire come muoverci nei prossimi mesi. Prima di tutto l’altura a Cervinia, dove rimarrò fino agli Assoluti Italiani di Riccione dal 9 al 13 di aprile. Ovviamente, gli obiettivi principali della stagione sono i Mondiali di Budapest (giugno 2022) e gli Europei a Roma (agosto 2022).
Facciamo un passo indietro a Tokyo perchè ci hai tenuto col fiato sospeso fino all’ultimo, ma alla fine nonostante la mononucleosi il campione è venuto fuori. Ricordi, sensazioni di quei momenti così concitati? Hai avuto paura di non farcela?
Paura? Sì, ma prima di partire…ma una volta giunto a Tokyo, sul blocchetto, ho pensato solo al fatto che ero lì per giocarmela e che non ci sarebbe stata un’altra possibilità. Concentrazione, testa sull’obiettivo e via, quando sei in vasca getti il cuore oltre l’ostacolo e non pensi a nulla.
I danni che il Covid sta creando in tutti i settori, sport compreso. Come è cambiata per voi atleti la routine? Quanto è difficile per un professionista di alto livello dover convivere con continui controlli e restrizioni e con la paura che un tampone positivo di escluda dalla lotta per una medaglia?
E’ un problema enorme che può condizionarti non poco, ma bisogna purtroppo conviverci. Avendo la fortuna di allenarmi in un centro federale, la gestione dei controlli è molto più semplice e noi atleti professionisti siamo dei privilegiati. In ogni caso, quando mi avvicino alle gare più importanti cerco comunque di stare più attento possibile anche se vivere ogni competizione in una bolla perenne non è il massimo per chi fa sport a qualunque livello.
Torniamo a Carpi, qualche annetto fa un bambino muoveva le sue piccole braccia in vasca. Ricordi di quegli inizi? Il tuo rapporto con papà Luca? C’è stato un momento preciso in cui hai capito che saresti stato un predestinato?
No, non c’è mai stato un momento preciso, ma è stato un continuo divenire giorno per giorno. Ricordo tutto della mia carriera, dai trionfi alle sconfitte perché grazie a quelle trovi gli stimoli per migliorarti. Tutto questo mi è servito ad arrivare dove sono oggi e guardare ancora avanti, le carriere di ogni singolo atleta sono la somma algebrica di tutte queste situazioni emotive con le quali convivi giorno per giorno alla ricerca di un equilibrio che non è semplice facile trovare.
Tra Europei, Mondiali ed Olimpiadi ti sei aggiudicato ventiquattro medaglie, potresti accontentarti ampiamente di quello che hai fatto fino ad oggi. Dove trova un atleta vincente gli stimoli per andare avanti e continuare a raggiungere nuovi obiettivi? In tal senso quanto e come lavori sull’aspetto mentale?
Non mi sento arrivato né tanto meno appagato, credo che in ogni gara e in ogni manifestazione si ricomincia da zero e si sia chiamati a dare il meglio. Son sicuro di poter dimostrare ancora qualcosa in questo sport e gli stimoli e le ambizioni di certo non mancano. La presenza di nuovi atleti mi tiene sempre motivato, la sana competizione con nuovi avversari anche più giovani è il sale di ogni sport, se cedi un attimo c’è sempre qualcuno pronto a prendere il tuo posto.
Gioie enormi, basta guardare il tuo palmarès. Una in particolare che ti accompagna e che porti dentro di te? Delusioni? Qualcosa che non ti è andato proprio giù?
La gioia dell’oro Olimpico di Rio è difficile da rivivere. Quella è stata LA GARA, perché le Olimpiadi sono l’espressioni massima di ogni disciplina sportiva e salire sul gradino più alto del podio non ha eguali per ogni atleta. Tra le delusioni sicuramente pesa l’assenza del campione cinese SuN Yang ai mondiali del 2015 di Kazan, ho vinto quella finale sui 1.500, ma non è stata la stessa cosa. Quattro anni dopo ai Mondiali di Gwangju nel 2019 dopo aver vinto gli 800 ho nuotato male nei 1.500 raggiungendo un bronzo che, viste la condizioni in cui ero, mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, avrei potuto fare molto meglio.
Il tuo libro, il Peso dell’Acqua, è uscito nel 2017 quando eri ancora giovanissimo. Non è ovviamente una biografia sulla tua carriera, perché hai sentito il bisogno di raccontare in quel momento la tua storia? Cosa hai voluto trasmetterci?
Raccontare un pezzo della mia storia di atleta e trasmettere che, anche se da fuori le cose sembrano rose e fiori, io non ero in pace con me stesso. Spesso si equivoca e si tende a rappresentare la vita agonistica di un atleta solo in base ai risultati dimenticando tutto quello che c’è dietro che è quello che cerco di descrivere in questo libro. In quella fase non riuscivo a vivere e godere a pieno i miei risultati, era necessaria una riflessione per poter ripartire più forte e motivato di prima.
Le tue gare, gli 800 e i 1500 stile e le 5 e 10 km sono gare con distanze diversissime che richiedono una preparazione ad hoc. Metodologie di allenamento e di approccio alla resistenza? In che modo gestisci impegni così dispendiosi e spesso ravvicinati?
Il segreto sta nella pianificazione, nella preparazione e nel programma di allenamento, tutti elementi fondamentali e complementari per poter arrivare al meglio e pronto alle competizioni. Oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante e abbiamo la fortuna di essere monitorati in modo quasi maniacale, ma se non ci si prepara adeguatamente seguendo gli steps giusti, soprattutto nelle mie discipline che fanno della resistenza il loro punto di forza, il rischio di andare in debito di ossigeno è altissimo.
La carriera di un nuotatore targato 2.0. Si arriva giovanissimi al top e a trent’anni si è già fisiologicamente al capolinea? Si sono bruciate le tappe rispetto a qualche lustro fa o si può essere competitivi anche nel medio-lungo periodo?
Oggi, secondo me, la carriera di un atleta si è allungata grazie soprattutto ai nuovi metodi innovativi di allenamento rispetto al passato per cui un professionista che sa gestirsi ha tutti gli strumenti per poter durare e competere a lungo .Il problema forse è più mentale perché i sacrifici sono davvero tanti e per molto tempo e rimanere ad un certo livello è di sicuro molto stressante e impegnativo, dipende molto da quanta voglia hai e da quanta benzina ha in corpo a livello psico-fisico.
Per chi non è esperto di nuoto, potresti spiegare che cos’è l’Hip Driven? In cosa consiste e quali sono i vantaggi che questa tecnica ti ha fruttato?
La mia nuotata parte dai fianchi muovendo tutto il busto, c’è chi spinge molto con le braccia e chi come me accentua molto con il tronco, il vantaggio di questa tecnica sta nel percorrere una maggiore distanza ad ogni bracciata grazie ad una maggiore rotazione delle anche. Parte tutto da lì, è un tipo di nuotata meno estetica, ma più efficace e redditizia che consente anche un discreto risparmio energetico e credo che, dati alla mano, mi abbia portato ad ottimi risultati e a migliorarmi nel tempo.
Domanda generazione per chiudere. Quando questa maledetta pandemia sarà alle spalle, speriamo presto, dovremo riappropriarci dei nostri spazi e del nostro tempo. Un motivo in più per esortare le giovani generazioni a fare sport e a muoversi accantonando tablet e smatphone? E a tuo avviso come andrebbe indirizzate le risorse del PNNR per aiutare i movimenti di base delle varie Federazioni alle prese con la cronica insufficienza di risorse?
A prescindere da tutto lo sport deve essere una base fissa per tutti, ma come anche la cultura e i valori genetici che lo sport insegna. Nulla deve per forza essere considerato negativo a priori, l’importante che tutto abbia un equilibrio, senza strafare, e che ognuno trovi nella pratica sportiva una sua dimensione che prescinda dal risultato a tutti i costi. Sicuramente se le istituzioni possono fare qualcosa per aiutare i giovani ad avvicinarsi e a rimanere nel mondo sportivo, devono farlo cogliendo al volo questa possibilità del PNNR che permetterà di drenare risorse importanti a tutte le discipline sportive.