A tu per tu con Denis Marconato, il gigante azzurro
Abbiamo intervistato Denis Marconato, ex cestista e attuale allenatore dell’Istrana che milita in serie D under 18. Di ruolo Pivot ha militato in squadre di grande importanza quali l’indimenticabile Benetton Treviso con cui ha percorso tutta la trafila giovanile prima di approdare in prima squadra, il Barcellona, la Mens Sana Siena. Vincitore di 4 Scudetti, 8 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Italia Serie B, 1 Copa del Rey 2 Coppe Saporta ha colto importanti successi in Nazionale come l’Oro agli Europei di Francia del 1999 oltre ad un Bronzo in Svezia nel 2003 e un Argento in Spagna nel 1997. Un altro importante Argento al quale è particolarmente legato lo ha conseguito nel 2004 alle Olimpiadi di Atene. Ecco cosa ci ha raccontato.
Come ti sei avvicinato al mondo del basket?
Mi sono avvicinato al basket un po’ per caso perché praticavo tutti gli sport da ragazzino in parrocchia e a scuola facevo pallavolo, pallamano, un po’ di basket. Poi un giorno mia mamma mi porta alla Benetton Basket poiché il dottore mi disse che dovevo far dello sport per la mia crescita e avevo bisogno di fare sport in modo regolare. E da lì pian piano grazie ad ottimi allenatori son cresciuto sempre di più fino ad arrivare ad allievi, cadetti e juniores vincendo tre titoli giovanili.
Hai vinto tanto sia nei club che in nazionale. A quale successo sei particolarmente legato?
Sono legato particolarmente al primo scudetto del 1996-97 con la Benetton Treviso (per la Benetton il secondo ndr). E son legato anche all’argento di Atene 2004 dove eravamo un gran gruppo e siamo arrivati ad Atene sereni e senza pretese e riuscimmo a battere la Lituania campione d’Europa in semifinale e siamo riusciti a giocarcela contro l’Argentina. Vincere un Argento con gli americani terzi che erano fortissimi per noi valeva doppio e fu una grande soddisfazione.
Hai militato per 12 anni nella Benetton Treviso, che tra fine anni 90 e inizi anni 2000 era una squadra vincente e ha sfiorato l’Eurolega contro il Barcellona in finale nel 2002-03 e tu eri in campo ed Ettore Messina era in panchina. Come mai negli ultimi 15 anni le italiane non riescono ad arrivare in finale? È semplicemente finito un ciclo o c’è qualcosa che non va nel sistema Ital-basket?
Penso e spero che quest’anno l’Armani Jeans riesca ad arrivare alle Final Four e giocarsela. Penso che purtroppo sia finito un ciclo sia economico che generazionale di talenti. Purtroppo si guarda troppo all’estero al modello americano invece di curare e far crescere un talento nostrano.
Attualmente alleni l’Istrana in serie D under 18, quali sono i tuoi obiettivi? Magari ripetere i trionfi di quando eri in campo?
Poiché son giovani appassionati di basket io cerco di trasmettere la mia passione e quei valori come la tenacia, il crederci sempre che possano farli crescere sopratutto come ragazzi oltre che giocatori. Lo sport serve molto anche nel mondo del lavoro e potrà avere un ruolo importante per il loro futuro.
Sei stato un diamante del vivaio della Benetton Treviso. Cosa ti senti di consigliare a quei ragazzi che militano nelle giovanili o che si affacciano giovanissimi per la prima volta al basket?
Ciò che mi sento di dire per chi si avvicina al basket è crederci e farlo con amore. Io da giovane non ho mai saltato un allenamento, ho fatto dei sacrifici saltando delle feste di amici pur di allenarmi. E per andare avanti e fare una carriera è quello che si deve fare.
In ultimo ti chiedo di chiudere gli occhi e pensare a Denis Marconato tra 10 anni. Ti vedi sempre nel mondo della pallacanestro da allenatore o in altro ruolo o fuori da questo mondo magari con nuove esperienze?
Adoro lavorare con i giovani e mi piacerebbe rimanere nell’ambito sportivo del basket. Vorrei farli diventare più forti e farli crescere in modo da creare qualche pivot che possa giocare in nazionale, allenarlo e farlo diventare più forte.