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A tu per tu con Davide Mazzanti, CT dell’ItalVolley femminile

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A tu per tu con Davide Mazzanti, CT dell’ItalVolley femminile

Seduta nel degli imputati della spedizione azzurra alle Olimpiadi di Tokyo c’è stata, dopo il flop clamoroso della scherma, la nazionale femminile di volley che essendo reduce da un argento mondiale e un bronzo europeo era accredita da tutti come una delle medaglie più papabili nel borsino pre-olimpico. Sappiamo tutti come è andata, tra rimpianti e una bella partenza che ci aveva illuso prima di fare i conti con la dura realtà del campo che ha messo nudo le difficoltà di concentrazione di un gruppo che si è sfaldato alle prime difficoltà quando il gioco è diventato duro. Tre a zero secco ai quarti con la Serbia e processi trasversali che non hanno minimamente scalfito l’animo e lo spirito di coach Davide Mazzanti che ha ricompattato le azzurre in vista dei successivi Europei lavorando sull’autostima e la consapevolezza di un gruppo forte e desideroso di riscatto. La conquista del titolo a Belgrado in finale contro i padroni di casa della Serbia, storica rivale azzurra, ha tolto quello sgradevole amaro in bocca post-olimpico riproiettando l’Italvolley femminile ai vertici assoluti di un movimento che il quarantaseienne allenatore marchigiano gestisce saldamente dal 2017.

Iscrittosi alla Facoltà di ingegneria si dedica contemporaneamente al volley giocato militando in Serie C nella Libertas Marotta, ma dal 1997 l’incontro con il coach Angelo Lorenzetti lo indirizzerà verso la carriera di allenatore con tanto di iscrizione all’Isef. Dopo la trafila juniores alla Volley Mondolfo arriva nel 2002 l’incarico di vice allenatore in A2 a Corridonia e dal 2003 al 2005 il primo incarico di capoallenatore alla Star Falconara in B1. Il salto nella massima serie avviene l’anno successivo, Mazzanti si accasa in Puglia nel Santeramo come vice di Lorenzo Micelli e assume contemporaneamente l’incarico di collaboratore tecnico nello staff della nazionale femminile che svolgerà ininterrottamente fino al 2012. Dopo un anno interlocutorio in B1 A Ravenna ritorna in Serie A come vice a Bergamo, dopo due anni lascia gli orobici per prendere le redini del gruppo juniores del Club Italia, società fondata da Velasco di proprietà della F.I.P. con l’obiettivo di formare giovani atlete provenienti da tutta la Penisola. Finiti questi otto anni da gavetta virtuosa il nostro è pronto a raccogliere i frutti del suo impegno sul campo, sarà di nuovo la Foppapedretti di Bergamo a nominarlo capo allenatore per la prima volta. Un esordio col botto culminato nel 2011 con lo Scudetto e la Supercoppa italiana, Mazzanti è ormai lanciato nel gotha dei tecnici nostrani pronto dopo il biennio bergamasco a prendere le redini della nazionale juniores azzurra che guiderà dal 2012 al 2014 rivestendo contemporaneamente il ruolo di capo allenatore dal 2012 al 2013 della River Piacenza. Nel 2014 torna ad allenare a tempo pieno a Castelmaggiore con la quale ottiene un incredibile secondo scudetto per poi fare lo stesso l’anno successivo a Conegliano dove in due anni oltre allo scudetto si aggiudicherà la Supercoppa italiana 2016 e la Coppa Italia nel 2017. A questo punto della sua carriera da vincente la chiamata in Nazionale è quasi un obbligo, Mazzanti prende al volo la grande occasione è comincia da zero un ciclo che regalerà ai tifosi azzurri diversi titoli e tantissime soddisfazioni.

Si comincia alla grande già nel 2017, l’Italia si aggiudica un meraviglioso argento al World Gran Prix chiudendo lo stesso anno al quinto posto gli europei azero-georgiani. L’anno successivo si torna al far sul serio con i mondiali in Giappone, una cavalcata trionfale conclusa al secondo posto dietro la fortissima Serbia, a cui seguirà il primo successo al Masters di Montreux. Un bronzo sia al Master che agli Europei caratterizzerà un 2019 in cui, pur senza successi, due podi con cui Italia di Mazzanti dimostrerà ancora una volta il proprio livello e la propria competitività e al quale si aggiungerà la qualificazione alla kermesse di Tokyo nel pre-olimpico di Catania. Il 2020 vedrà il coach allenare di nuovo su una panchina di club, subentra ad ottobre sulla panchina della Wealth Planet di Perugia conducendola per la prima volta ai quarti dei Playoff scudetto, il resto è storia recente. Una torrida estate vissuta intensamente tra dolori, gioie, rimpianti e riscatti sotto il segno del grande volley, quello che Mazzanti sta portando avanti da quattro anni con impegno ed entusiasmo, sempre proiettato in avanti sul prossimo obiettivo. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per condividere le sensazioni di questo intenso 2021, con un occhio al prossimo futuro aspettando Parigi…

Davide buongiorno, partiamo da questa pazza estate tra la delusione di Tokyo e il trionfo Europeo di Belgrado. Su quali aspetti hai lavorato in così poco tempo?

Dopo il flop di Tokyo era molto difficile cambiare l’umore del gruppo, difficile agire con le parole ho cercato invece di recuperare la consapevolezza dei nostri mezzi cercando di essere più direttivo e focalizzarmi su alcuni punti del nostro gioco che andavano migliorati. Abbiamo lavorato solo sette giorni prima di esordire agli Europei, la qualità degli allenamenti è sempre stata di livello e pian pianino abbiamo recuperato quella voglia e quella autostima che inevitabilmente avevamo perso, poi il campo ha fatto la differenza e la voglia di reagire si è manifestata partita dopo partita.

 

Sei al timone azzurro dal 2017 con un gruppo giovane che ha iniziato insieme a te. Hai già ottenuto diversi risultati, quali sono i margini di questo gruppo da qui a Parigi? Quali sono gli obiettivi che vi ponete in questi tre anni?

Di sicuro l’obiettivo già a partire dalle VNL dell’anno prossimo è quello di ampliare e perfezionare i nostri punti di forza, di migliorare le situazioni di attacco puntando sulla qualità delle nostre performance e di essere ancora più aggressivi nel muro in difesa che già ci sta dando degli ottimi risultati in questi anni. Anche sulla battuta, dove siamo migliorati tanto in quest’ultima fase, abbiamo ancora margini su cui lavorare per renderla ancora più efficace. Partiamo già da un ottimo bagaglio di fondamentali, se ci lavoriamo su con costanza possiamo essere ancora più forti e competitivi.

Ricambio generazionale. Il gruppo è giovane ed ha davanti ancora diversi anni ad altissimo livello. CI saranno innesti nuovi in gruppo nel prossimo futuro?

Il gruppo attuale è partito con me quattro anni fa, avevano un’età media di ventidue-ventitrè anni e adesso sono nel pieno della maturità, la cosa di cui oggi mi sto accorgendo che c’è una precocità impressionante per cui diverse atlete sono già pronte e all’altezza tra i diciotto e i diciannove anni. Questo implica di sicuro un ricambio più veloce rispetto a dieci anni fa, e che le carriere ad un certo livello possono iniziare prima, ma finire anzi tempo nella nazionale rendendo di fatto più breve la carriera in azzurro. Le cause di questa velocità nel ricambio sono di sicuro da imputare all’ottimo lavoro nei settori giovanili, molto selettivi e ad altissima competitività, un ottimo segnale per il nostro volley.

I tuoi inizi prima come giocatore che abbandona rapidamente per diventare allenatore. Cosa è successo e cosa ricordi di quei primi anni?

Io avevo già chiaro in mente che nella vita avrei voluto insegnare, l’idea di far innamorare qualcun altro di una mia ipotetica materia era qualcosa che avevo nel mio dna. Mi sono iscritto a ingegneria, ma ho da subito capito che non avevo il talento giusto e ho cominciato a seguire qualche allenamento tenuto da Angelo Lorenzetti per capire se avevo la stoffa per poter giocare. Anche in questo caso ho capito di avere poche chances e mi sono buttato a capofitto nel mondo dell’Isef acquistando contemporaneamente dal Comitato Regionale Emilia Romagna tutte le videocassette dei corsi per allenatore che ho studiato maniacalmente. Un mix tra confusione e formazione perché la teoria e la pratica non sempre coincidono, ma questo ha allenato tantissimo il mio senso critico facendomi prendere la decisione di voler diventare allenatore.

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