A tu per tu con Daniele Garozzo, il “Dottore” della Scherma azzurra
Tra gli sport che hanno mancato l’appuntamento Olimpico di Tokyo c’è di sicuro la scherma, una disciplina che ci aveva fin troppo bene abituato, a suon di medaglie, nelle precedenti edizioni sia a livello maschile che femminile. Cinque medaglie all’attivo in Giappone sono un bottino discreto da non buttare via, ma la mancanza di un oro stride con un movimento le cui aspettative sono sempre alte e dal quale si pretendono, a volte esagerando, sempre e comunque il massimo dei risultati che ad oggi, vista la globalizzazione della scherma, non sembrano affatto scontati. Lasciando perdere gli sterili processi contro fantomatici imputati e concentrandosi su un movimento comunque vitale, la scherma ha in Daniele Garozzo uno degli alfieri principali della nostra Nazionale, un fiorettista capace di salire ben quindici volte sul podio tra Europei, Mondiali e Olimpiadi. Una storia, la sua, che parte dalla Sicilia in cui il giovane Daniele, nella sua Acireale, muove i suoi primi seguendo le orme del fratello spadista Enrico.
Tra tanti sacrifici e una notevole determinazione riesce, sin da juniores, a farsi notare a suon di risultati che lo proiettano, dopo un fruttuoso apprendistato nel club scherma di Acireale, tra le stelle nascenti del fioretto italiano. Dopo la vittoria nel Cadet World Championship del 2008, nel 2011 il diciannovenne azzurro comincia a fare sul serio con un prestigioso argento ai campionati mondiali juniores che replicherà l’anno successivo prima di spiccare il volo tra i senior. Il nostro approda nei ranghi del club di Frascati sotto la guida del maestro Fabio Galli, Il primo banco di prova saranno le Universiadi di Kazan del 2013 che gli regaleranno il primo bronzo individuale, trampolino di lancio ideale per un giovane talento che di lì a poco non tarderà a riscrivere la storia del fioretto azzurro. Si parte nel 2015 col titolo italiano negli assoluti di Torino, si prosegue con gli Europei di Montreux in cui dovrà arrendersi solo in finale contro Andrea Cassarà, per chiudere alla grande con un oro a squadre nei mondiali di Mosca, due ori e un argento che precedono l’anno della consacrazione, quello di Rio De Janeiro 2016. L’anno comincia con un bronzo individuale e un oro a squadre nei campionati italiani, gli europei polacchi di Torun gli regaleranno un argento a squadre che precederà il fantastico oro individuale a cinque cerchi ottenuto dopo una cavalcata trionfale nella quale ha dovuto superare l’ostacolo più grande in semifinale, gestendo da campione la pressione contro l’idolo di casa Toldo in un’atmosfera infuocata e degna della migliore Torcida Brasileira. Dopo questo capolavoro sia tecnico che psichico arriverà l’ultimo sigillo contro lo statunitense Massalias che regolerà con un 15-11 in pieno controllo, può esplodere la gioia per un’impresa che riporta il sorriso ad una scherma azzurra già alle prese con i primi scricchiolii.
Europei trionfali anche quelli di Tbilisi 2017 in cui arriverà il primo oro continentale individuale seguito dal bronzo a squadre, antipasto del mondiale di Lipsia in cui riuscirà a conquistare la tua prima medaglia, di bronzo, individuale oltre al fantastico secondo oro a squadre. A venticinque anni Daniele è ormai una realtà consolidata e una garanzia assoluta del fioretto mondiale, la sete di podi continuerà imperterrita anche nel 2018 sia agli Europei di NoviSad con due argenti, individuale e a squadre, e l’ennesimo oro a squadre nei mondiali di Wuxi, a cui faranno seguito sistematicamente altri tre podi l’anno successivo, argento individuale e bronzo a squadre continentali a Dusseldorf e il bronzo a squadre ai mondiali di Budapest, trampolino ideale per arrivare a Tokyo per confermare l’impresa di Rio. Il mondo si ferma e per tutto il 2020 cala il sipario anche sullo sport, periodi di attesa e di allenamenti per un’Olimpiade anomala ed irripetibile alla quale la scherma italiana arriva con grande voglia di riscatto. Il secondo oro consecutivo sfuma in finale, l’atleta hongkongese Cheung Ka Long sale sul gradino più alto, ma Daniele Garozzo c’è ed è uno dei pochi a portare fieno in cascina e a salvarsi da questa spedizione che di sicuro non passerà agli annali della scherma italiana. Il resto è storia corrente con tantissimi impegni internazionali che vedono il trentenne neo-Dottore Catanese alla ricerca di quell’oro individuale Mondiale che ancora non è appeso nella sua bacheca personale.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo per rivivere i momenti più importanti della sua carrieradi atleta di vertice e per discutere dello stato dell’arte della Scherma azzurra, alle prese con alti e bassi e i ciclici problemi di ricambio generazionale.
Daniele buongiorno partiamo dalla stretta attualità, la Coppa del Mondo è ancora in corso, e a luglio ci saranno i mondiali Al Cairo. Prossimi step di avvicinamento all’evento clou della stagione?
Le tappe di avvicinamento al Mondiale sono ricche di appuntamenti internazionali, a cominciare dalle Gare di Coppa del Mondo che proseguono ciclicamente, in mezzo ci saranno gli europei in Turchia tra il 12 e il 23 maggio ad Antalya. Sarà un test importante per capire il nostro stato di forma in vista dell’appuntamento più importante della stagione che è di sicuro il mondiale di luglio al Cairo in cui cercheremo di riscattare un’Olimpiade non proprio brillante, siamo motivati e pronti a dire la nostra perché l’Italia ha il dovere di rimanere ai vertici di questo sport.
Riavvolgiamo il nastro e torniamo alle scorse Olimpiadi di Tokyo. Che esperienza è stata e quanto ha influito sulla vostra serenità il vivere continuamente in una bolla con tamponi giornalieri e il rischio concreto di non poter gareggiare?
Non è stato affatto piacevole partecipare ad una gara così importante convivendo con questo rischio perenne che da un momento all’altro poteva estrometterti dalle gare e vanificare il tuo lavoro, come è successo al nostro atleta nel canottaggio. Mancava di certo quella serenità di cui ogni atleta avrebbe bisogno prima di competere, ma d’altra parte era evidente che questo era l’unico modo per poter gareggiare e da professionisti quali siamo abbiamo dovuto accettare le attuali regole. E’ venuta meno la bellezza delle Olimpiadi nella sua pienezza perché è mancata la condivisione col pubblico.
La scherma ci ha abituati, grazie anche alle tue medaglie, fin troppo bene in questi anni essendo un punto di riferimento a livello di podi olimpici. Dopo Tokyo ci sono state delle critiche non sempre ben motivate. Dall’interno qual è il tuo punto di vista? La scherma azzurra è ancora competitiva e in grado di produrre risultati in futuro o c’è qualcosa che scricchiola rispetto a qualche anno fa?
Storicamente la scherma è stata sempre il forziere di medaglie olimpiche azzurre, questa volta è mancato qualcosa perché non abbiamo raggiunto nemmeno un oro, ma non bisogna per forza fasciarsi la testa per questo. Cinque medaglie non sono comunque poche per cui a mio avviso il movimento è tuttora in salute, quello che sta avvenendo di fatto è la globalizzazione della scherma che viene praticata in tutto il mondo ad alto livello anche in Paesi che prima erano assenti dalla mappa schermistica. Questo rende la fetta di torta più piccola ed è difficile ipotizzare in futuro un dominio assoluto di nazioni come la nostra, ma questo è uno sprone maggiore per noi per i prossimi impegni perché l’Italia non può partecipare ad un’Olimpiade e non vincere nemmeno un oro.
I tuoi inizi giù in Sicilia. Ricordi dei primi anni formativi? Quando hai capito che la scherma sarebbe stata una parte importante della tua vita? C’è qualcuno in particolare, in questa prima fase, che senti di dover ringraziare?
Ho tantissimi ricordi di quegli anni formativi a cominciare dai sacrifici fatti dalla mia famiglia che mi scarrozzava almeno un paio di volte a settimana da Catania a Modica per farmi allenare ad un livello più alto. Un’ora e tre quarti di macchina di pomeriggio per due genitori che lavorano sono stati senz’altro un sacrificio notevole, ma ricordo con piacere anche le nostre lunghe chiacchierate in auto in cui ci confrontavamo con le mie ambizioni e i miei sogni. Mi viene in mente anche la solitudine di quel periodo in cui non avendo atleti ad Acireale con cui allenarmi mi ritrovavo spesso da solo, a volte con un manichino, a tirare di scherma cosa molto difficile per uno sport che fa del contatto la sua ragione di vita. Anni importanti e di grande formazione non solo dal punto di vista tecnico,ma anche caratteriale che mi ha permesso di essere sempre indipendente nella fase di preparazione.
Ti sei da poco laureato in medicina e chirurgia, complimenti. Conciliare gli studi con la vita da atleta non credo sia affatto semplice, andrebbe cambiato qualcosa in tal senso in Italia? Molti giovani sono costretti a scegliere l’una o l’altra carriera con tutti i rischi che ne derivano? Il tuo futuro? Scherma o specializzazione?
Grazie per i complimenti, è stato un impegno enorme e complicato di cui vado fiero. In Italia siamo ancora un po’ indietro sotto questo aspetto, devo dire che il Coni sta facendo grandi passi avanti nel supportare gli studi di atleti sia di vertice che di base anche se la nostra tradizione culturale tende ad omologare un ragazzo che fa sport come un vitellone che non ha granchè voglia di studiare. Nei paesi anglosassoni le due cose vanno di pari passo, gli studenti che fanno sport o un’attività artistica vengono incentivati e non costretti a decidere tra l’uno o l’altra attività, mentre nel mio caso solo dopo l’oro di Rio de Janeiro l’Università di Tor Vergata si è accorta di me iniziando concretamente a sostenermi nel ciclo di studi. Ci vorrà ancora del tempo per cambiare questa mentalità, ma qualche passo in avanti in tal senso si sta iniziando a percepire.
Hai vinto tantissime medaglie in tutte le competizioni internazionali, ce n’è qualcuna in particolare che ti porti dentro più delle altre? E tra le sconfitte qualcuna che non ti è andata proprio giù?
Ci sono tante belle soddisfazione e tante sconfitte dolorose, ma partendo dalle vittorie non vorrei essere banale, ma Rio è stato l’apice della mia carriera sportiva. Un altro ricordo indelebile è la vittoria al mondiale under 17 disputatosi nella mia Acireale, in cui anche mio fratello si impose nel mondiale under 20 di spada. Un paese in festa e un palazzetto strapieno di gente che conoscevo che era venuta a tifare per noi, con l’affetto e il calore che solo chi è siciliano può capire. Tra le delusioni più grandi metterei di sicuro le due gare a squadre olimpiche di Rio e Tokyo, venivo da due ottimi podi individuali e nonostante fossimo tra i favoriti abbiamo tutti disputato una pessima gara non raggiungendo una possibile medaglia.
La preparazione sia fisica che mentale. Quante ore si allena al giorno uno atleta di alto livello come te? Siete seguiti da un mental coach? La tecnologia quanto ha cambiato in questi ultimi anni le varie fasi di allenamento prima di un grande evento?
Ci alleniamo tanto, almeno quattro cinque ore al giorno tra sedute atletiche e quelle schermistiche, lavorando anche sull’aspetto mentale con l’aiuto di una psicologa almeno una volta a settimana. A questo va aggiunta la fisioterapia e lo studio degli avversari, prevalentemente prima di un evento importante, grazie all’uso della tecnologia che oggi ci aiuta tantissimo. Sono aspetti che ormai procedono di pari passo e che assorbono tantissimo tempo, ma sono strumenti oramai indispensabili per non rimanere indietro e rimanere competitivi.
Sei in forza alle Fiamme Gialle, quanto sono importanti questi Corpi Militari per lo sviluppo delle vostre carriere? In che modo sei seguito e supportato da loro?
Le Fiamme Gialle sono state fondamentali per me come per tantissimi altri campioni olimpici. A diciotto anni non ce l’avrei mai fatta da solo senza il supporto logistico ed economico del gruppo sportivo a cui devo quella serenità che mi ha permesso di restare concentrato e determinato sui miei obiettivi. I risultati vengono fuori dopo tanti anni di lavoro, non tutti hanno avuto la mia precocità nello scalare le classifiche del ranking mondiale. Nel mio caso tra i diciotto e i ventitré anni sono riuscito a dare il massimo anche grazie a questa tranquillità che mi ha permesso anche di accantonare temporaneamente la medicina per inseguire il mio sogno sportivo e per questo non smetterò mai di ringraziarli.
L’aspetto mediatico e quello economico. La scherma come tante discipline non ha purtroppo quella visibilità che meriterebbe, une tendenza incontrovertibile o si potrebbe fare di più? Dal punto di vista economica le risorse che il PNNR destinerà allo sport come dovrebbero essere investite nella scherma?
Aspetto molto importante sul quale potrei parlare per ore, la scherma tende a lamentarsi della scarsa attenzione mediatica che riceve dai media, ma la colpa è nostra che dovremmo invece rimboccarci le maniche e rendere il nostro mondo appetibile a tantissimi giovani. Si potrebbe raccontare la nostra esperienza nelle scuole, organizzare eventi per avvicinare le masse al nostro sport e sfruttare meglio le televisioni e il web, ma questo non accade e i risultati soprattutto in questa fase sono lo specchio delle nostre difficoltà. La cosa mi rattrista e farò di tutto sia da atleta o in futuro da dirigente per promuovere e per tentare di far capire la bellezza di questo sport che tante gioie ci ha regalato in questi anni.
Un messaggio di speranza e un invito a tutti i nostri giovani, alle prese con due anni sostanziali di chiusure ed inattività fisica. Riprendiamoci i nostri spazi e torniamo a muoverci e a fare sport, magari provando a salire su una pedana e praticare la scherma? Dammi almeno tre buoni motivi per invogliare un ragazzo a provare?
Sono stati anni duri, soprattutto per i più giovani e il mio messaggio è un’esortazione a riprendersi il proprio tempo e fare sport per un’infinità di motivi sia sociali che fisici. Ragioni per praticare la scherma ce ne sono tanti, è uno sport divertente che stimola oltre alla parte agonistica anche quella mentale mettendola seriamente in gioco, è uno sport che stimola tantissimo la propria competitività interiore e ditemi chi da piccolo non ha sognato di infilzare con la propria spada il nemico? Provatela e divertitevi lasciandovi andare, il resto verrà da sé.