A tu per tu com João Matos, campione di futsal e papà a tempo (quasi) pieno
Quando un giornalista ha l’opportunità di intervistare un grande atleta, un campione che ha vinto praticamente tutto nella sua specialità, sente un po’ il “peso” della gloria e della fama che avvolge il suddetto atleta.
Spesso immaginiamo gli sportivi come persone irraggiungibili, lontani anni luce dalla nostra quotidianità, per poi scoprire, com piacere, che sono esseri umani normali, semplici e umili, e che, nel caso di João Matos – campione mondiale di futsal -, sono anche molto dedicati alla famiglia.
Durante la nostra chiacchierata mi ha colpito ripetutamente la serietà e l’umiltà di João, facendo emergere l’uomo che c’è dietro al grande atleta. In fondo, per raggiungere grandi traguardi, è essenziale avere costanza, serietà e umiltà nel migliorarsi costantemente.

Probabilmente, quando a 12 anni ha cominciato a praticare il calcio a 5 – tardi a suo dire -, forse non pensava che sarebbe arrivato ad essere il capitano di una nazionale, quella portoghese, che sarebbe salita sul tetto del mondo (2021), e due volte consecutive sul tetto d’Europa (2018 e 2022).
Per non parlare poi, di tutti i trofei vinti con la maglia dello Sporting CP, ben 35, tra scudetti, Champions League, Coppe del Portogallo, etc.
Con João abbiamo sfogliato un po’ l’album dei ricordi, partendo dalle origini, fino alla recente consacrazione sul palcoscenico mondiale.
Ci ha raccontato che la sua vocazione per lo sport, è un vizio di famiglia: “Io vengo da una famiglia di sportivi, ho due fratelli e una sorella, e tutti si sono dedicati ad uno sport, e anche il mio papà era uno sportivo. Curiosamente all’inizio mi sono dedicato al ping pong, ma di fatto il calcio a 5 era lo sport più diffuso a livello scolastico. Volevo essere giocatore di calcio, ma poi ho sperimentato il futsal e mi ha conquistato, è una modalità appassionante, emotiva, c’è un contatto costante con la palla e quell’adrenalina di poter segnar un gol da un momento all’altro”.

A dirla tutta, nonostante il talento e la passione che João Matos aveva, e che ha poi coltivato per il calcio a 5, c’è stato un momento, agli inizi, in cui i suoi genitori volevano che continuasse a studiare invece di dedicarsi esclusivamente al pallone: “Per un paio di anni ho continuato a dedicarmi al ping pong e al futsal, giocavo in una squadra del mio quartiere, poi però sono stato notato dallo Sporting e sono entrato nelle loro giovanili … nel frattempo sono passati 20 anni. E sono ancora qui!”.
João ha capito ben presto che il suo talento poteva portarlo lontano, tanto che dopo essere stato scelto dallo Sporting, ha partecipato ripetutamente, per due anni, ad allenamenti con la squadra senior, di cui oggi è il capitano indiscusso. “Allora ricevetti feedback molto positivi da parte della direzione e dello staff tecnico, dicendomi che avevo stoffa per far parte della prima squadra. Ho avuto la fortuna di lavorare con allenatori che mi hanno aiutato a coltivare il mio lato umano e sportivo, e lì ho capito che potevo farcela, c’è stato il click mentale che poi mi ha dato l’opportunità per fare di questo sport la mia professione”.

E per la sua professione, per di più nel suo club del cuore (sì, perchè João è un grande tifoso dello Sporting CP), lui si sente molto grato. “Tento di portare questa mia gratitudine nella mia vita professionale. Sono grato per far parte di questo club, di far parte di questa squadra, e per aver vinto tutto quello che abbiamo vinto in questi anni. Questa mia gratitudine per quello che ho avuto e ho, è un motore importantissimo che uso per mantenere la mia predisposizione a dare sempre di più, a migliorarmi costantemente, perchè solo il talento non basta per vincere, ci vuole sempre il duro lavoro dietro.
Il futsal in quanto sport collettivo fa sì che ognuno di noi aiuti il compagno nei momento più difficili, o più emotivi, e questo clima sereno che riusciamo a creare è un fattore decisivo per tutti”.
Vent’anni in biancoverde per João sono passati in un lampo, e oggigiorno è ormai sempre più raro vedere atleti vestire per così tanto tempo la maglia di una sola squadra. Lui lo ha fatto, anche se, all’inizio della sua carriera, ha avuto la curiosità di provare in altri paesi: “Ero incuriosito dalla lega spagnola, e anche da quella francese, e c’è stata una fase, alla fine del mio primo contratto con lo Sporting, in cui sono stato molto vicino all’andare in Francia, solo che poi questa ipotesi non si è concretizzata, e quando la società mi ha proposto il rinnovo, non c’ho pensato due volte.
C’è una grande armonia, direi quasi emozionale, tra me e lo Sporting CP, e questa curiosità che avevo allora, ha lasciato il posto alla grande evoluzione che ho vissuto sia come uomo che come atleta in questa casa”.
Continuando a sfogliare l’album dei ricordi, arriviamo con João Matos a ripercorrere quelli più recenti, dal mondiale vinto in Lituania, ai due titoli europei conquistati con la nazionale portoghese, e lui ci racconta quali sono stati gli ingredienti di questi successi. “Un progetto vincente ha necessità di tempo e pazienza, e questi sono stati i due fattori determinanti che la federazione di calcio ha dato al Mister Jorge Braz. Attorno a noi abbiamo avuto persone competenti e di grande umanità, e il Mister Braz è riuscito a creare un clima familiare, di energia positiva, che ci ha spinto ad essere la squadra e la famiglia che siamo oggi, uniti nelle vittorie e nei momenti più difficile. Si soffre insieme, si vince insieme”.

Alla fine della nostra chiacchierata, l’ultima “fotografia mentale” di João Matos, ci restituisce il ritratto del João uomo, di un papà occupato, molto dedicato alla famiglia, a cui non dispiace starsene a casa. “Quando finisco gli allenamenti corro a prendere i miei figli a scuola, si prepara la cena, il bagno, li si mette a letto. È una vita casalinga molto intensa, come molte, ma quando ho dei fine settimana liberi, mi piace stare con la mia famiglia, magari cenare a casa con amici invece che andare al ristorante. Sono una persona tranquilla, ma che a volte vorrebbe stare sveglio il più possibile per essere sicuro di non perdere niente di quello che la vita ha da offrire”.
Nel ringraziare questo immenso atleta per la sua disponibilità, si formano nella mia mente tre parole che riassumono perfettamente João Matos: professionista, persona, e papà, e tutti e tre questi aggettivi si sono fusi per costruire il João Matos campione che noi tutti conosciamo, il cui album di fotografie, a parer mio, ha ancora spazio per molti successi futuri.