Ha destato scalpore e indignazione la decisione della Fifa di disconoscere le edizioni della Coppa Intercontinentale anteriori al 2000. Il colpo di tacco di Del Piero del ‘96, la doppietta di Mazzola nel ’65, tutto cancellato da un comunicato che recita impietoso: “Solo i vincitori del Mondiale per club sono considerati ufficialmente campioni del mondo. Le competizioni precedenti non valgono tale titolo”.
Ma quali sono le vere conseguenze di questo colpo di mano della Federazione? Juventus, Inter e Milan devono mettere mano e aggiornare il loro palmarés? Assolutamente no, la situazione è meno grave del previsto proprio perché non si tratta di una vera novità. La Fifa ha deciso di non riconoscere la Coppa Intercontinentale in quanto quest’ultima non si trovava sotto la sua egida bensì sotto quella delle due federazioni continentali Conmebol e Uefa che infatti riconoscono il trofeo come ufficiale al contrario della Coppa del Mondo per club nata nel 2004 dalle ceneri della vecchia Intercontinentale. La situazione è paradossale, infatti sul sito della Uefa una società come il Milan si vedrà riconoscere le tre Coppe Intercontinentali del 1969, 1989 e 1990 ma non la Coppa del Mondo per club vinta nel 2007, con la FIFA invece è esattamente il contrario. Una posizione che sembra maturata di recente, probabilmente con l’avvento di Gianni Infantino alla guida. Infatti, il trofeo ha sempre goduto delle attenzioni della massima entità calcistica mondiale che nel 2013 addirittura con un comunicato ufficiale celebrò il cinquantennale della vittoria del Santos di Pelè sul Milan del 1963.
Discorso simile ma ancora più complesso per la Coppa delle Fiere, trofeo da sempre considerato come l’antesignano della Coppa Uefa e vinto in Italia solo dalla Roma che nel 1964 rinunciò persino alla partecipazione in Coppa delle Coppe pur di non perdere l’occasione di bissare il successo del 1961. L’ambito torneo era organizzato da un comitato interno alla Fifa e vedeva Ernst Thommen al comando, per questo la Uefa ha sempre negato il riconoscimento alla competizione nonostante le pressioni del Barcellona che da sempre lotta affinché la ‘Fairs Cup’ compaia nelle bacheche di Nyon. La Fifa dal canto suo ha sempre riconosciuto il torneo come ufficiale (fu il Presidente Stanley Rous a premiare il capitano giallorosso Giacomo Losi) e lo stesso hanno fatto le Federazioni nazionali. Effettivamente la Coppa Uefa fino al 1979, anno dell’introduzione del coefficiente, ha presentato lo stesso regolamento della Coppa delle Fiere, compresa la tanto discussa formula ad invito.
E’ oggetto delle rivendicazioni soprattutto di Benfica e Porto la Coppa Latina, competizione tenutasi dal 1949 al 1957 e riservata alle squadre vincitrici in Italia, Francia, Portogallo e Spagna. Né la Uefa, né la Fifa hanno mai riconosciuto il trofeo come ufficiale e la stessa sorte è toccata alla Coppa Anglo-Italiana, in vigore dal 1970 al 1996, che prevedeva il confronto tra squadre del Bel Paese e d’Oltremanica. Nata da un’idea di Gigi Peronace, il più grande intermediario dei rapporti calcistici tra Italia e Inghilterra, non ottenne mai il riconoscimento benché esposta con orgoglio dalle società che l’hanno vinta. E’ considerata insieme alla Anglo-Italiana, tra le progenitrici della Coppa Intertoto, la Coppa delle Alpi fondata nel 1960 e soppressa nel 1987, che prevedeva la partecipazione di club italiani, francesi, tedeschi e svizzeri. Fu vinta da numerose squadre dello stivale tra cui Juventus, Napoli, Genoa e Lazio il cui successo nel 1971 fu salutato con una prima pagina del ‘Corriere dello Sport’ ancora oggi nell’immaginario collettivo dei tifosi biancocelesti.
Si può quindi giungere alla conclusione che il mancato riconoscimento di un trofeo da parte di Fifa o Uefa sia da condurre esclusivamente all’estraneità dello stesso rispetto alla Federazione in questione e non pregiudichi l’ufficialità di una competizione. Inoltre, le divergenze tra Zurigo e Nyon non fanno che delegittimare sempre di più le posizioni di Uefa e Fifa in materia di trofei, una coppa deve essere motivo di orgoglio per la tifoseria e società che l’ha vinta in virtù del sudore e del sacrificio che i calciatori hanno speso sul campo aldilà dei formalismi burocratici che stonano con la passione dei tifosi per dei tornei allora considerati vitali e oggi denigrati. Eccesso di retorica? Forse ma a tal proposito è difficile non concordare con Romildo Bolzan, Presidente del Gremio campione del mondo nel 1983 ma non secondo la Fifa: “Questo comunicato non ci ruba il titolo. Questa competizione (la Coppa Intercontinentale ndr) esisteva e veniva considerata come una finale del Mondo, semplicemente non era patrocinata dalla Fifa. La loro decisione non compromette il sentimento dei gremistas”.
Una grandissima buffonata, a parer mio, da parte della UEFA e di tutti gli altri Enti calcistici.
Quindi, secondo loro, bisogna togliere dalla bacheca la vecchia Coppa delle Coppe delle squadre che l’hanno vinta, solo perché nel 2021-2022 è stata introdotta la Conference? Ma mai e poi mai!
Quelle coppe, le squadre vincitrici, se la guadagnarono. E guai a chi gliele tocca! Stesso discorso per la vecchissima Coppa CONI (antesignana dell’attuale Coppa Italia, negli anni ’20 del primo novecento). Deve essere un trofeo ASSOLUTAMENTE riconosciuto. Ridicolo “disassegnarlo” alle vincitrici solo perché, a distanza di cento anni e più, tali tornei o non esistono oppure son stati “cambiati” con altri nomi. E’ una vera ingiustizia.