Toni Kroos, la normalità dell’eccellenza
È un veterano al punto tale che, quando ci si dimentica della sua anagrafe e si va a controllare l’almanacco, ci si sorprende dei suoi soli trentadue anni. Età calcisticamente matura, certo; però sempre più giovane, o sempre meno anziana se preferite. In ogni caso, non ci sarebbe bisogno di consultarla nemmeno, la carta d’identità, per rispolverare un concetto che da anni ci appare lampante ogni volta che assistiamo a una partita di Toni Kroos: non è maturato in fretta; è nato maturo.
Del resto, vedendo Kroos quando quest’ultimo era agli esordi, uno come “Miro” Klose aveva detto che o il ragazzino sarebbe diventato una stella oppure lui, Klose, non capiva nulla di calcio.
Sappiamo bene come sono poi andate le cose, con una carriera da centrocampista polivalente e in grado di fare il trequartista, il regista abbassandosi e all’occorrenza la mezzala, ruolo in cui lo aveva reinventato Guardiola al Bayern. E sappiamo benissimo quanto l’edificazione di una carriera monumentale abbia avuto le proprie fondamenta in una costanza di rendimento confermatasi di stagione in stagione.
Il titolo nazionale appena vinto col Real Madrid è una conferma di queste premesse: Kroos ha giocato tanto, come sempre; all’occorrenza, ha dovuto agire da sostituto di Casemiro, assolvendo al controllo della fase difensiva con i suoi tempi di gioco da metronomo naturale.
Forse in queste ore di festeggiamenti madridisti per la Liga numero trentacinque appena conquistata, lui non è esattamente al centro del fascio di luce dei riflettori, nel senso che la scena è occupata dai Benzema, Courtois, Modric, Alaba o Militao. Questo attiene a due fattori: l’abitudine a vederlo esprimersi con regolarità a certi livelli e la tendenza al “low profile”, alle esternazioni razionate, al suo essere schivo e apparentemente distaccato.
Come quella sera del 2014, al termine della finale mondiale contro l’Argentina, quando Angela Merkel negli spogliatoi si complimentava con tutti i suoi compagni di nazionale che attorniavano l’allora Cancelliera tedesca mentre lui era in un angolo a controllare gli scarpini.