Svolgere qualcosa con costrizione, non porta buoni frutti. O si è consapevoli della situazione e, con grande forza si cerca di non farsi schiacciare, oppure la situazione può aggravarsi. Timea Bacsinszky, giocatrice di tennis, per anni ha vissuto, costretta dal padre, ore e ore in campo, contro la sua volontà. La sua storia, ci fa capire quanto la forza di volontà sia davvero, come disse Einstein, “Una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica”.
Da ragazzina Timea, era considerata una promessa. A confermare questo sentore ci ha pensato lei con i risultati: ha vinto due volte il prestigioso torneo dei “Petis As” nella categoria dei 12-13 anni e 13-14 anni. Già a quell’età cominciava a far vedere a tutti il suo valore. Valore che però era intriso di tanti rimproveri di un padre che ora non vuole più sentire ne vedere. Un peso che diventava sempre più grande e che l’ha svuotata: “Per me giocare a tennis significava evitare i litigi fra i miei genitori. La mia infanzia è stata un periodo terribile della mia vita”. Timea cercava di giocare a suo modo, nonostante il padre le dicesse persino come giocare e se effettuare un dritto lungolinea o incrociato. In campo cercava di vincere con la sua testa. Le pressioni del padre però erano davvero insistenti e gli toglievano oltre che la libertà, anche il respiro. Questo atteggiamento ha portato Timea a odiare, nel vero senso della parola, suo padre: “Per me non è stato un padre. Certe persone non meriterebbero di avere un figlio. Ho subito violenze, soprattutto mentalmente. Era orgoglioso delle miei vittorie, ma felice soprattutto perché pensava ad assicurarsi il suo avvenire”. Un atteggiamento che si ripercosse sulla serenità dell’intera famiglia: “Avrei voluto avere una famiglia normale, sentire che i miei genitori mi amavano per la piccola Timea che ero e non perché ero una tennista che vinceva le partite. Mia mamma era rimasta incastrata in quell’inganno, ma mi proteggeva”.
Timea a 15 anni, ha aperto gli occhi alla madre, facendole decidere di compiere un passo importante e significativo per entrambe: “Ho quasi obbligato mia madre a divorziare. Era il solo modo per conquistare la mia libertà”. Da quel momento ha chiuso con il padre e prova un vero e proprio senso di risentimento: “Quel che gli accadrà non mi farà né caldo né freddo. Un padre non può comportarsi come lui. Quello che ho fatto lo devo a me non a lui. Lui semmai mi ha trascinato in basso, mi ha fatto subire una gran quantità di cose e ho poi dovuto lavorare duro per ritrovarmi come donna”. Staccatasi dal padre, la vita tennistica continuava, anche se non era il suo primo interesse: “Giocavo a tennis perché mi avevano detto che dovevo farlo, perché avevo talento. Erphan Djiangiri ha iniziato ad allenarmi e per lui non è stato facile allenare una ragazzina con il mio passato. Io non avevo nessuna voglia di allenarmi. Non mi piaceva proprio. Non vedevo l’ora di finire gli allenamenti per incontrarmi con il mio ragazzo”.
Eppure, nonostante questo suo ripudio per il tennis, i risultati non mancavano. Raggiunse la 40esima posizione Wta e vinse il suo primo torneo. Le difficoltà per Timea non finirono. Quando sembrava chiudersi definitivamente la parentesi del brutto rapporto con il padre e, liberata un po’ la mente, i risultati cominciavano ad essere costanti, un brutto infortunio le stravolse tutto. Il 22 Aprile del 2011 un signore le cadde sul piede sinistro. La dovettero operare tre volte a causa della rottura del primo e secondo metatarso oltre al legamento dell’avampiede che tiene unite le dita. Fu un intervento delicato che però andò bene. Questa pausa per Timea si rivelò per un certo verso un toccasana, perché poté ricominciare gli studi e riprendere contatto con una realtà di giovane ragazza che ormai la vita da tennista professionista le aveva fatto dimenticare. Timea era precipitata oltre il 400esimo posto nel 2012. Dopo aver provato a ripartire da sola senza l’aiuto di nessuno, si è resa conto che le ferite dell’infanzia erano ancora lì e la frenavano: “Avevo pensato che avrei potuto superare da sola le mie sofferenze, ma mi sono invece resa conto che era impossibile e che avevo bisogno di qualcuno che mettesse ordine nel puzzle che era diventata la mia testa. Ho avuto bisogno di tempo, insomma, per guarire dalle ferite della mia infanzia. Grazie a questo psicologo oggi io sono quella che sono. Ho capito che potevo influire personalmente sulla mia propria vita, e che io potevo scegliere quello che volevo dalla A alla Z, che avevo il diritto di dire no”.
I colpi di scena non finirono: all’inizio del 2013 decide di dare una vera svolta alla propria vita: fece richiesta per essere ammessa alla scuola alberghiera e a causa della mancanza del diploma dovette effettuare un tirocinio in un hotel a cinque stelle. L’estate del 2013 si avvicinava e l’idea di abbandonare il tennis era più che concreta. Il tennis non era più una priorità, sino ad una mail improvvisa che gli fece cambiare i piani. Qualche giorno prima del Roland Garros ricevette una mail dove gli dissero che poteva partecipare alle qualificazioni. Si iscrisse al torneo ad inizio anno e nonostante nei mesi successivi molte cose cambiarono, decise di parteciparvi. Ottenne un buon risultato (set point contro la numero 117) e da lì riprese la “via” del tennis, nonostante avesse deciso di continuare ancora per un po’ a fare la cameriera.
Timea non ha mollato il suo “primo amore” e la scelta sembra azzeccata. Attualmente è numero 10 del mondo. Ha impressionato al torneo di Roma ed è stata eliminata ai quarti di finale al recente Roland Garros. Dalle sue parole si scopre che con lo spirito che ha non smetterà di stupire: “Gioco per divertirmi, e per far divertire il pubblico. Non mi interessano i soldi o la classifica. E ho accettato di raccontare la mia storia perché sia ad esempio, e aiuti qualche genitore a capire come deve comportarsi con i propri figli”.