La passione è passione. E al cuor non si comanda. Anche a costo di rimetterci la libertà. Storie di calcio, pistole e latitanza. La sceneggiatura è a Napoli, il protagonista è Emanuele Niola, uno degli esponenti più pericolosi del clan Di Lauro, nonchè controllore dello spaccio nella piazza del rione Fiori di Secondigliano. Arrestato per aver acquistato un biglietto della partita Napoli-Inter.
Un biglietto galeotto
Come ogni storia d’amore, anche questa inizia con un biglietto. Inteso come tagliando. Emanuele Niola ha acquistato un biglietto per Napoli-Inter, match clou del campionato di serie A. Oh, il Napoli è primo e l’Inter seconda. Se gli azzurri dovessero vincerebbe, Sarri compierebbe un passo importante nella corsa verso il terzo scudetto della storia partenopea. Insomma, una partita val bene il rischio? Sì. Emanuele incarica uno dei suoi fiduciari di acquistare il biglietto e ne viene tradito. Infatti l’acquisto del tagliando è nominale, data di nascita compresa. Basta e avanza, alla polizia, per giungere facilmente a dama. Niola è bloccato in un autolavaggio e consegnato alla giustizia. E Napoli – Inter se la vedrà dal carcere.
Eppure il dubbio resta
Un errore troppo grande per non destare qualche sospetto. Emanuele Niola, anni 33, è vissuto da criminale latitante per gli ultimi sei anni. Perché rischiare così tanto? Le notizie che rimbalzano da Napoli parlano di un arresto senza alcuna resistenza. Niola non è fuggito, anzi, ha chiesto agli agenti di iniziare una nuova vita senza spaccio. Intanto dovrò scontare 6 anni e 7 mesi di reclusione per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Poi avrà una seconda occasione. Una storia troppo assurda per non destare qualche sospetto. E se Niola questa occasione se l’è “cercata”? A volte è più sicuro il carcere della strada? L’unica certezza è che per una volta, il biglietto nominativo è servito a qualcosa.
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