The English Game: la nascita del calcio inglese che fa acqua da tutte le parti
Mi sono avvicinato alla visione di The English Game, miniserie Netflix in 6 puntate uscita lo scorso marzo, con grandi aspettative. La produzione era stata presentata come il racconto della nascita del calcio moderno nell’Inghilterra di fine ‘800. L’analisi del periodo in cui il calcio passò da sport rigorosamente amatoriale e praticato solo da gentiluomini a gioco per tutti, amato dalle folle in cui fanno la loro comparsa i primi professionisti. Alla fine sono rimasto piuttosto deluso, di football si parla ma quasi marginalmente, come ingrediente aggiuntivo di una trama classica da feuilleton inserito forse per avere anche un pubblico maschile. Del resto la paternità della produzione è di Julian Fellowes, il creatore di Downton Abbey, e ciò avrebbe dovuto mettermi sull’avviso.
Le vicende calcistiche si dipanano tra giovani cameriere ingannate da maschi malandrini che le mettono incinte e poi le abbandonano. Lotte operaie contro i proprietari dei mulini del Nord che li sfruttano e un improbabile incursione in un orfanotrofio semi clandestino da parte di una dama dell’alta società per recuperare la figlia di una servetta disonorata. Una megera venditrice di bambini vuole picchiarla ma la bella viene salvata in extremis dall’arrivo del marito calciatore che per salvarla rinuncia ai quarti di finale di FA Cup. Lo stesso Lord che un paio di sere prima, in modo altrettanto improbabile, si era mischiato agli operai in rivolta per capire quali fossero le loro condizioni di vita e rischiando la sua dopo essere stato riconosciuto. Insomma ovvietà viste mille volte. Le note positive sono la splendida fotografia e i superbi costumi, del resto di gran lunga ciò che c’è di meglio anche in Downton Abbey.
La ricostruzione storica delle partite è raffazzonata, vengono mischiate squadre che hanno giocato la FA Cup in anni diversi, i Blackburn Olympic, primi vincitori della manifestazione a provenire dal nord dell’Inghilterra diventano un tutt’uno Blackburn Rovers. Il protagonista della serie, il calciatore scozzese Fergus Suter viene accreditato di una doppietta nella finale del 1883 che invece nemmeno giocò, visto che militava nei Rovers con cui la Coppa la vinse nei tre anni successivi senza peraltro segnare mai in finale. Non solo, Fergus, che con l’amico e compagno di mille sfide Jimmy Love è considerato il primo professionista della storia del calcio, era un difensore, e non il bomber che viene dipinto nella serie.
Più di Suter però la figura in The English Game che colpisce è quella di Arthur Fitzgerald Kinnaird, ritenuto da molti la prima vera star della storia del calcio, e, se nella serie diventa pure un salvatore di orfane, nella vita vera fu personaggio davvero notevole. Giocò nove finali di FA Cup, vincendone cinque, fu dirigente ai massimi livelli, fino a diventare nel 1890 presidente della Football Association rimanendolo ininterrottamente fino alla morte nel 1923. Mentre esaltava le folle con le sue abilità di giocatore seppe anche apprendere al meglio il mestiere di famiglia, i Kinnaird erano ricchissimi banchieri. Mancato il padre e divenuto undicesimo Lord Kinnaird, Arthur fu tra i promotori di una fusione tra diversi istituti di credito che portò alla nascita di quello che oggi è la Barclays Bank, rimanendo direttore, anche in questo caso fino alla morte, del board che la gestiva.
Nella serie si evidenzia la sofferenza sua e soprattutto della moglie Mary Alma Victoria Agnew per un aborto spontaneo che li lasciava ancora senza figli dopo cinque anni di matrimonio.. Nella realtà la coppia ne ebbe ben sette e tre fra loro erano già nati nell’arco temporale in cui si svolge The English Game. La coppia però ebbe effettivamente a soffrire parecchio per via della discendenza: quattro dei giovani Kinnaird mancarono prima dei genitori: Catherine Mary, la primogenita nel 1886 a dieci anni, Noel Andrew alla stessa età nel 1893. L’erede al titolo, Douglas Arthur e il fratello Arthur Middleton persero invece la vita durante il primo conflitto mondiale: entrambi ufficiali delle Guardie di Scozia caddero rispettivamente nel 1914 e nel 1917. Alla morte di Arthur divenne dunque dodicesimo Lord Kinnaird il terzogenito Kenneth Fitgerald che ebbe invece vita lunghissima: morì a novantadue anni nel 1972.
Nel complesso insomma The English Game offre qualche spunto interessante, ed è realizzata senza risparmio e gran cura dei particolari, ma, se come è successo a me la si approccia aspettandosi di vedere quel che viene promesso dai trailer, la delusione è inevitabile.