Dopo il kamikaze dello Stade de France e l’allarme bomba di Hannover, la psicosi degli stadi genera l’ennesimo dibattito inutile tra apocalittici (oddio, il terrore ci ha tolto anche il calcio) e integrati (tutti alla partita, non facciamoci condizionare dagli assassini). Posizioni entrambe irrazionali mentre ci sarebbe bisogno di più riflessione e concretezza. Prima di darsi alla fuga e di farsi saltare in aria, l’attentatore di Parigi era stato intercettato all’ingresso dell’impianto di Saint Denis poiché un controllo efficace ai varchi non può far passare un tizio che nasconde un giubbotto esplosivo.
Ad Hannover, dentro e fuori lo stadio non è stata trovata nessuna bomba ma la sicurezza tedesca ha fatto bene a non rischiare, non è proprio il momento. Due episodi che dimostrano che uno Stato degno di questo nome non può far sentire i suoi cittadini in balìa degli eventi ma, deve fare bene il suo mestiere, a cominciare dalla prevenzione. Certo che il terrorismo ci renderà la vita più difficile, ma la nostra vita deve continuare con tutte le precauzioni necessarie, senza isterismi o superficialità.
Per esempio, qual è oggi la situazione negli stadi di italiani? Non rassicurante, a giudicare da quanto ci racconta sullo Stadio Olimpico Lorenzo Contucci nell’articolo che pubblichiamo. Conoscere per deliberare, è una regola della democrazia. Speriamo che più informazione determini più sicurezza.
Antonio Padellaro