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SuperClasico: 11 + 1 aneddoti e curiosità del Derby del Barrio

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SuperClasico: 11 + 1 aneddoti e curiosità del Derby più caldo di sempre

Questa sera alle 22 si giocherà Boca Juniors – River Plate. Per l’occasione abbiamo voluto raccogliere le 11 + 1 curiosità di questa sfida e i suoi eccessi, spinti sempre e solo dall’anima dello sport e del calcio, la passione più profonda e senza freni. La rivalsa di un quartiere ed in questo caso di un modo di vivere e di una filosofia completamente agli antipodi.

1 – Non solo la stessa città ma anche lo stesso Barrio

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Cosa hanno in comune Boca e River? La città, Buenos Aires, i fondatori di entrambe le squadre che hanno avuto origini genovesi ma soprattutto il Barrio “la Boca”. Eh sì perchè nel 1901 venne fondato il River e la leggenda narra che uno dei fondatori Martinez, osservando dei marinai inglesi giocare a calcio vide delle casse con sopra la scritta “The River Plate” traduzione inglese di Rio de la Plata e decise di dare questo nome alla sua squadra. Quattro anni più tardi nel 1905, nello stesso barrio, prese vita il Boca Juniors.
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2 – I soprannomi ufficiali

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Il River Plate è la squadra dei quartieri ricchi del nord, il Boca dei poveri del sud. Anche i soprannomi delle due squadra, quelli ufficiali, rispecchiano questa divisione. Los Millionarios sono quelli del River è fu un soprannome dato anche dalla stampa dopo la cessione di Omar Sivori alla Juventus ed Alfredo di Stefano al Real Madrid che permise alla squadra di incassare un’ingente somma di denaro ed allestire squadre fortissime negli anni a seguire. Il soprannome del Boca invece è quello di “Xeneizes” che vuol dire proprio “Genovesi” in onore delle origini dei loro fondatori.
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3 – I soprannomi dati dagli avversari

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Gallinas per il River Plate e Bosteros per il Boca. Il primo risale alla finale di Libertadores del 1966 contro il Penarol. Il River era avanti 2-0 ma si fece raggiungere e superare perdendo la finale per 4-2. Al ritono venne tirata in campo una gallina a mo’ di schermo. Il soprannome invece del Boca è Bosteros, letteralmente amanti della cacca di cavallo. 
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4 – Paure presidenziali

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L’ex presidente dell’Argentina ed ex presidente del Boca Mauricio Macri, durante le semifinali del torneo dello 2018, sperò fino in fondo che una tra River e Boca, più il River a dire la verità, venisse eliminata. “Una finale tutta argentina sarebbe una tragedia per il paese”. Evidentemente conscio sui rischi dell’ordine pubblico. Molti però risposero “Ma quale sciagura, è un dono de Dios”.  Le squadre arrivarono alla finale, confermando le paure dell’ex presidente.
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5 – Bolgia senza replica

.Proprio per l’ordine pubblico all’andata della Finale 2018, fu deciso di non permettere sia all’andata che al ritorno la presenza della tifoseria ospite. Ma sempre Macrì in preda al panico disse:“Possiamo vietare alla gente di entrare dentro lo stadio, ma non di non andarci intorno”. E, infatti, quanto accadde confermò le preoccupazioni del Presidente: gli scontri nei pressi del Monumental prima della finale di ritorno, in cui rimasero feriti anche alcuni calciatori, costrinsero alla sospensione della gara che fu giocata, eccezionalmente, al Santiago Bernabeu di Madrid, davanti a 80mila spettatori. Vinse il River Plate.
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6 – Sfotto’ di 50 anni

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Mauro German Camoranesi, campione del mondo azzurro nel 2006 conosce bene l’atmosfera. “Chi perde non si rialza più. Forse tra 50 anni”.
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7 – Il Boca in casa al Monumental

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Impossibile da credere ma nel 1984 per problemi con la Bombonera il Boca giocò alcuni match, tra cui il SuperClasico, al Monumental ma come squadra di casa. In quell’occasione finì 1-1 il match tra Boca e River con los Millionarios stranamente in “trasferta”.
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8 – Alfredo di Stefano Portiere

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La leggenda del calcio mondiale con il Real Madrid Alfredo di Stefano, attaccante che in carriera ha segnato caterve di goal, quando militava nel River il 30 giugno 1949 fu costretto a mettersi in porta a causa dell’espulsione del portiere Carrizo. Furono solo 6 minuti ma riuscì a respingere gli attacchi del Boca e portare a casa l’1-0 per i suoi. 
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9 – La tragedia “Puerta 12”

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Il 23 Giugno 1968, nei minuti finali del Clasico 71 tifosi, di età media 19 anni, perdono la vita schiacciati dalla calca all’interno del tunnel della “Puerta 12”, ingresso divenuto tristemente famoso per l’accaduto.

Mentre alcuni supporter erano intenti ad uscire dallo stadio a 10 minuti dalla fine, altri inspiegabilmente provavano a rientrare causando una calca mortale.
All’inizio si diede la colpa all’inadeguatezza dell’impianto e dell’organizzazione, ma c’è chi incolpò la polizia di aver caricato i tifosi in uscita che, in questo modo, furono costretti a tornare indietro incontrandosi così con coloro che stavano uscendo, facendo una fine terribile. Il motivo degli scontri con la polizia sarebbe riconducibile ad alcuni cori “peronisti” dei tifosi del Boca in una situazione di regime militare golpista.

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10 – I biglietti per la finale

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Il costo del biglietto per assistere alla finale del 2018 arrivò tramite il secondary ticketing a 4500 € per una tribuna. Nei giorni prima della partita, salì alla ribalta la storia di un bambino che ha organizzato “al volo” un mercatino dove vendeva i suoi giocattoli per andare ad assistere alla partita al Monumental.
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11 – L’esultanza di Tevez

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Abbiamo detto prima che il soprannome dispregiativo con cui i tifosi del Boca chiamano quelli del River è “Gallinas”. Ed è così che Carlitos Tevez dopo un goal nel SuperClasico sotto la curva ospite ha mimato una gallina. Il risultato? Espulsione diretta. 
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11 / bis- Separati a scuola

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Qui si entra nella leggenda metropolitana ma come dice il grandissimo Federico Buffa “Perchè rovinare una bellissima storia con la verità”. Nel 2018 circolò la notizia che in alcune scuole di Buenos Aires (non abbiamo trovato riscontri ma solo post e foto su facebook) durante la settimana prima della finale, i bambini tifosi del River e quelli del Boca furono messi in classi diverse per evitare scontri.
Per riassumere una rivalità e una storia come quella tra River Plate e Boca non basterebbero 100 punti, figuriamoci 11. Quello che è certo è che partite del genere, per capirne la vera essenza, vanno viste o possibilmente vissute. E se avete qualche dubbio, chiedete a Daniele De Rossi, che di derby se ne intende, e che nel 2019 volò in Argentina forse e soprattutto per serate del genere.

Nato a Roma nel 1990, anno delle notti magiche. Ex giocatore di basket, nonostante gli studi in legge, dopo una lunga parentesi personale negli States, decide di seguire la sua passione per lo sport e per il giornalismo.
Giornalista iscritto all'albo, da quattro anni vice caporedattore di GiocoPulito.it, speaker radiofonico a Tele Radio Stereo e co-conduttore a TeleRoma 56.

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