E’ finito ieri a mezzanotte il calciomercato. Non per tutti i paesi dato che in Spagna ancora per oggi è possibile effettuare operazioni di mercato. Un calciomercato che ha incollato tanti appassionati ai siti e alle tv per leggere le ultime notizie e gli aggiornamenti dell’ultimo secondo. Ora che tutto il tam-tam mediatico è (finalmente) terminato si possono cominciare a tirare le prima somme per capire chi e come ha speso di più in Italia ed in Europa.
L’ANNO DEL DRAGONE- A dominare la classifica dei club italiani che hanno speso di più (al netto delle vendite e in attesa delle cifre ufficiali dei botti delle ultime ore) in questo ultimo calciomercato c’è senza dubbio il Milan. Il club rossonero ha beneficiato dei capitali freschi dei nuovi proprietari cinesi per rivoluzionare la squadra e acquistare le pedine che chiedeva il tecnico Vincenzo Montella. Sono stati ben 181 i milioni spesi dal Milan nel calciomercato estivo che sono serviti a portare nel capoluogo lombardo giocatori come Bonucci, Kessiè, Kalinic e Biglia. Tra acquisti e cessioni il saldo del Milan è in rosso per 156 milioni. A seguire i rossoneri c’è la Juventus, regina degli ultimi anni, con 138 milioni di euro spesi ma con un saldo negativo, nettamente inferiore al Milan, di “appena” 18 milioni di euro. Dietro Milan e Juve c’è più staccata la Roma che ha speso un totale di 83,40 milioni, incassandone ben 112 e avendo un saldo positivo che ammonta a 28 milioni. C’è da notare che però l’affare Schick (che ammonta a 42 milioni) pesa poco sul saldo del calciomercato romanista dato che il ceco per ora è stato pagato solo 5 milioni di euro per il prestito, mentre i restanti soldi verranno pagati in parte la prossima sessione di mercato, ed altri sono legati ad alcuni, facili,bonus che comunque saranno messi in bilanci successivi a questo. Un’operazione tutto sommato intelligente che ha permesso alla Roma di mantenere il bilancio in attivo e prendere un giocatore di assoluto livello.
Quarta c’è l’Inter, che ha dovuto fare i conti con i paletti fissati dal Fair Play Finanziario, con circa 70 milioni spesi. In totale in questo calciomercato in Italia si sono spesi (al netto delle cessioni) più di 800 milioni di euro. Un record per le recenti sessioni di mercato in Italia. L’anno scorso erano stati spesi poco più di 700 milioni di euro con Juventus e Inter a fare la voce grossa e le altre molto più indietro. Se il club di Agnelli nel 2016 ha potuto beneficiare della vendita di Paul Pogba per oltre 100 milioni di euro, spendendone 154 e rimanendo addirittura in utile di più di 3 (comprando tra l’altro giocatori come Higuain e Pjanic), il club lombardo ora di proprietà del colosso Suning, aveva speso sul mercato 142 milioni, chiudendo con un rosso di ben 127 milioni. Anche la sessione precedente aveva visto una Juventus in vetta alla classifica delle spese con 140 milioni e con un saldo negativo di circa 70. Nel calciomercato dell’estate del 2015 il totale delle spese dei club fu di 582 milioni , mentre in quello prima ancora meno con solo 335. Dati e cifre che stanno a significare come dopo un periodo in cui il calcio italiano faticava ad avere ingenti capitali da spendere ora sembra essere tornata la possibilità di poter provare a competere con il resto delle big europee.
IL RESTO D’EUROPA- Dicevamo provare a competere sul mercato per quanto riguarda i club italiano. Abbiamo usato questo verbo perché a leggere i dati degli altri campionati sembra quello più adatto. In Spagna da qualche anno a farla da padrone è il Barça che per tre volte negli ultimi quattro calciomercato ha sforato di gran lunga la soglia dei 100 milioni (il Real invece è rimasto tranquillo e solo nel 2014 ha speso 115 milioni di euro). In totale però i soldi spesi negli ultimi tre anni in Spagna sono inferiori a quelli spesi in Italia (552 milioni in questa sessione, 465 nella scorsa e 511 in quella del 2015).
In Germania è il Bayern a farla da padrone con cifre che però non sforano mai i 100 milioni di euro ed una spesa totale per tutto il movimento che non arriva mai alle cifre italiane. In Francia, neanche a dirlo, è il PSG a stradominare. Il club parigino in questa finestra di mercato ha speso 244 milioni di euro (di cui 222 solo per prendere Neymar), senza calcolare l’escamotage usato per acquistare Mbappè dal Monaco: prestito gratuito e obbligo di riscatto a ben 180 milioni di euro. Un modo di operare quello del club transalpino, che oltre a “drogare” il mercato, ha messo la parola fine all’utopia e alla, possiamo dirlo, ipocrisia del Fair Play Finanziario. In Francia dietro al PSG c’è solo il Monaco (che legalmente fa parte di un’altra nazione ma calcisticamente è francese) che quest’anno con mercato intelligente è riuscito a spendere circa un centinaio di milioni di euro a fronte però di tante cessioni ben remunerate. Per il resto il calcio francese non è un movimento ricco ed è lontano dalle cifre italiane.
Chi invece vive una realtà differente da tutto il resto del calcio europeo è la Premier League inglese. Qui si viaggia su cifre totalmente diverse e, al momento, inarrivabili per tutti i club europei (PSG escluso). In questa sessione di mercato in Inghilterra si sono spesi 1,3 miliardi di euro. Il club che ha speso di più è il Manchester City che è arrivato a sborsare 244 milioni di euro per far felice Pep Guardiola, chiudendo con un saldo negativo di 163 milioni. Nei primi quattro posti del calcio inglese ci sono ben 4 club che sono ben oltre i 100 milioni di euro di spesa totale, cosa che è accaduta anche nella finestra di mercato della scorsa stagione quando in Premier si superò addirittura il tetto dei 1,4 miliardi di euro di spesa totale. Praticamente il doppio dei 700 milioni complessivi spesi nel mercato italiano. Cifre che mettono a nudo una superiorità economico-finanziaria dei club d’oltre manica a dir poco imbarazzante rispetto a tutto il resto d’Europa. Una differenza troppo netta che spacca a metà il mercato e crea divari impossibili da colmare in breve tempo.
E’ per questo importante una riflessione soprattutto nel calcio italiano. Per cercare di combattere con questi colossi economici non ci si può accontentare di miglioramenti nel breve periodo, dovuti all’arrivo di copiosi capitali stranieri che poi potrebbero arrestarsi. E’ necessario quindi cercare un miglioramento di più ampio respiro come una nuova ripartizione dei diritti Tv e la possibilità per tutti i club di dotarsi di un impianto di proprietà. Solo così il movimento calcio in italia può sperare di poter competere a livello finanziario con determinate realtà.