“Il Napoli ha bisogno delle sue curve. Sono il vero dodicesimo in campo. Nella nostra città il tifo è viscerale. Siamo legatissimi a quello che il calcio rappresenta per la città. Per questo l’abbassamento dei prezzi nei settori popolari già a partire dalla gara con la Roma rappresenta una vittoria del buon senso”. Così esordisce Carmine Sgambati, presidente della Commissione Sport del Comune di Napoli, riunitasi la scorsa settimana per analizzare la proposta di contenimento del prezzo dei biglietti partita dall’avvocato Emilio Coppola e basata sulla convenzione esistente tra Comune e SSC Napoli per l’utilizzo dello stadio cittadino. Questa stabilisce che il prezzo dei biglietti per i settori popolari non debba superare i 15 Euro. Dall’inizio della stagione calcistica il club ha invece vertiginosamente incrementato il costo dei tagliandi delle due curve (40 Euro con Milan e Benfica, 25 contro Bologna e Chievo) azzerando la naturale forbice esistente con i Distinti (da cui si può godere di una migliore visibilità) dove i prezzi sono rimasti invariati, addirittura, nel caso della Champions League, inferiori a Napoli-Borussia Dortmund della passata stagione. Basti pensare che, dopo la Juventus, i partenopei sono attualmente il secondo club europeo con i biglietti più costosi in Champions League.
Gli occupanti di tali settori hanno visto questo come un gesto di “rappresaglia” da parte del presidente De Laurentiis, da diverso tempo contestato dal tifo organizzato per la sua gestione complessiva del Napoli. Oltre al grande striscione “Settore Popolare” esposto in Curva B nelle gare succitate, i tifosi hanno perorato l’iniziativa dell’avvocato Coppola, facendo leva su una classe politica (maggioranza e opposizione) che si è dimostrata molto attenta e sensibile alla problematica. De Laurentiis ha spesso parlato della costruzione di un nuovo stadio, da 20/30.000 persone, riservato soltanto ai ceti facoltosi e simile in tutto e per tutto a un cinema. “Lui è un imprenditore – continua Sgambati – e giustamente guarda al business, ma i napoletani sono abituati ad avere presidenti passionali e attaccati alla propria storia. Bisogna trovare una via di mezzo. Per ora la priorità è quella di riportare la gente di ogni estrazione sociale al San Paolo. Inviteremo il presidente in Commissione e il consiglio voterà la convenzione che andrà in direzione sinergica tra tutte le parti, per convogliare le note positive sia della società che dei tifosi”.
Quello della convenzione, come spiega l’avvocato Coppola, è un problema annoso, che ha creato un vero e proprio contenzioso tra Comune e società: “È scaduta da un anno e mezzo – racconta – De Laurentiis non l’ha rinnovata, non provvedendo a pagare il canone di locazione e sostenendo che il suo contributo era già pervenuto quando, con l’uscita della Legge Amato, si fece carico di alcuni lavori di ammodernamento, tra i quali l’istallazione dei tornelli che costò 3 milioni di Euro e che, secondo lui, andavano a compensare i futuri campionati. Di contro, non rinnovando la convenzione si è andati avanti a chiamata individuale, e attualmente il Comune vanta un credito nei confronti della società. Tanto che in più di un’occasione è stato ribadito come il Napoli occupi il San Paolo abusivamente”.
Ma a quanto ammonta l’affitto dello stadio? “650.000 Euro, il più basso tra le grandi città italiane. A Roma il Coni chiede 3 milioni mentre a Milano il comune ne pretende 7. Certo – ammette – a onore del vero va detto che da noi l’utilizzo è consentito al club solo il giorno della partita e fino a sei ore dopo, a causa della presenza di palestre e impianti sportivi al di sotto del San Paolo. Tuttavia va anche sottolineato come nella precedente convenzione il Napoli non si facesse carico del servizio di viabilità, diversamente da quanto fanno Milan e Inter ad esempio, le quali supportano gli oneri spettanti alla Polizia Municipale”.
Colpire i settore frequentati solitamente dal “popolo” è stata senza dubbio una scelta che ha acuito ancor più la frattura esistente tra presidenza e tifosi. “Il fulcro di tale convenzione – continua Coppola – è la fruizione dell’impianto sportivo anche da parte della classe popolare e dei tifosi meno abbienti. De Laurentiis è rimasto sicuramente insoddisfatto dal rifiuto del Comune di eseguire i lavori di migliorie nella zona della tribuna autorità e della Sky Box. Si è ritenuto, di contro, più giusto mettere mano ai servizi basilari. Per rimettere in sesto completamente l’impianto di Fuorigrotta servirebbero 4/500 milioni, che ovviamente il Comune non ha. Chiaramente ora bisognerà ridiscutere tutto per trovare un punto d’intesa”.
Il manipolo di tifosi accorsi sotto Palazzo San Giacomo testimonia la sincronia di una Napoli ragioniera, combattiva e lungimirante. “Sgambati – evidenzia – ha convocato la commissione a cui hanno partecipato anche il capo gabinetto del Comune Attilio Auricchio, diversi personaggi della maggioranza e dell’opposizione per l’occasione coesi e l’Assessore Ciro Borriello. Chiaramente anche il Napoli è stato invitato, ma De Laurentiis, trovandosi in Cina, ha declinato con una mail in cui poneva come condizione per la sua partecipazione che il Comune si facesse carico del biglietto aereo. Una nota di colore che però denota come spesso il suo modo di porsi non aiuti a pacificare talune situazioni. Di certo – afferma – una società privata non può disporre a proprio piacimento dello stadio cittadino. Con la nuova convenzione verrà inserita come clausola risolutiva quella dei biglietti calmierati, che per i settore popolari non dovranno superare i 15 Euro. Per quest’anno ovviamente non si potrà fare molto, soprattutto per quanto riguarda gli abbonamenti, che tuttavia attualmente rispondono a una media di 18,50 Euro a partita”.
L’aver mosso le acque ha comunque già portato un primo risultato: “Per la partita con la Roma, che in città è la più sentita assieme a quella contro la Juventus – dice – i tagliandi di curva saranno venduti a 25 Euro. Ovviamente De Laurentiis ha capito che non si poteva continuare su questa linea di scontro, ne è palese dimostrazione la nota diramata alle pay-tv in cui le stesse erano invitate a non inquadrare i settori vuoti per non provocare un’ingente perdita di sponsor. Da ciò si capisce che abbiamo toccato i tasti giusti. Perché se è vero che il pubblico che va allo stadio rappresenta il 7-8 percento del fatturato, è altrettanto vero che lo stesso permette l’esistenza del restante 92 percento. Pensate quanto possa esser difficile per una società di calcio trovare sponsor in uno stadio perennemente vuoto. È un semplice ragionamento che ha trovato l’approvazione anche dalla commissione”. Infine sulla costruzione di un nuovo stadio Coppola è laconico: “Se De Laurentiis vuol costruire un impianto ex novo, deve farlo al di fuori del territorio comunale. Su questo la giunta non transige. Un impianto sportivo non deve rappresentare soltanto l’élite della società, dato che il Napoli è uno dei fiori all’occhiello della città e l’orgoglio di tutti i napoletani”.
Volere è potere verrebbe da dire (come dimostra questa chiacchierata televisiva tra Sgambati e Coppola) In Italia ci lamentiamo spesso di non avere impianti di proprietà ma strutture fatiscenti anche a causa della noncuranza dei Comuni, cui quasi sempre appartengono. L’esempio di Napoli ci mostra un’altra faccia della medaglia: un lavoro di “interforza” tra istituzioni, club e tifosi, magari anche con delle iniziative provenienti proprio dai primi frequentatori delle gradinate, può portare a una maggiore vivibilità dello stadio. Certo, c’è bisogno di una sinergia tra tutte le componenti, e in primis c’è bisogno della presa di coscienza da parte istituzionale di quanto lo sport debba rimanere comunque uno strumento di aggregazione popolare. Il problema del caroprezzi attanaglia buona parte degli italici tifosi, molti dei quali hanno rinunciato a seguire la propria squadra del cuore allo stadio per non dilapidare parte del proprio salario. A Roma, ad esempio, un nucleo familiare di tre persone, per assistere a un anonimo Roma-Crotone, di mercoledì alle 20,45, avrebbe dovuto spendere 75 Euro. Con tutti i problemi legati alla viabilità e alla poca fruibilità dello stadio Olimpico. Si parla spesso di modelli stranieri, dimenticando quasi sempre di citarne gli aspetti che davvero li rendono vantaggiosi e all’avanguardia. Il celebre “muro giallo” del Dortmund è “acquistabile” a circa 15 Euro, così come i settori popolari di uno squadrone chiamato Bayern Monaco. Il rendere accessibile a tutti un evento pubblico denota il grado di sviluppo culturale di un Paese. Cambiare una situazione di svantaggio è possibile. Contestando civilmente ma facendo valere i propri diritti. È l’accettazione passiva di qualsiasi cosa che, al contrario, distrugge una comunità. Rendendola asettica e poco analitica. Parliamo di calcio, è vero, ma il calcio è parte integrante della nostra società. Lo sport, il tifo e le passioni aiutano a vivere meglio. Per questo debbono essere garantiti a tutti in qualsiasi posto si definisca civile.