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Start Fc: solo vittoria, nessuna fuga

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Start Fc: solo vittoria, nessuna fuga

La Storia, si sa, la scrivono sempre i vincitori. Forse la maiuscola è giustificata dalla solennità che la loro versione, univoca, pretende. Nel momento in cui redigono la stesura, sanno già che la versione sarà definitiva: buona per i libri che la raccontano, per gli insegnamenti che sta loro a cuore veicolare; per dividere, banalmente, i buoni, ossia tutti quelli che stavano dalla parte giusta, dai cattivi, che subiscono la damnatio memoriae più in quanto sconfitti che in ragione delle loro nefandezze e anche questa, di per sé, è una forma di ingiustizia.

I cattivi della nostra storia, con il particolare della minuscola, sono dannati in eterno, anche nell’accezione dantesca; prima e dopo Norimberga; in nome di quella umanità che i loro crimini offesero al punto tale da far germogliare nel diritto una colpa che non risente del tempo, un reato non intaccato dalla prescrizione.

Proprio per questo, ristabilire la verità storica è un atto dovuto verso i principi in nome dei quali all’epoca tanti combatterono, moltissimi soffrirono e, nella fattispecie, alcuni giocarono a calcio e, per quanto riguarda la vera storia che vi raccontiamo, fu consentito loro di farlo al massimo delle loro possibilità, piuttosto elevate sia tecnicamente che agonisticamente.

Poi, sappiamo bene che la vicenda, così come ci è stata servita da parte di chi oltre alla guerra ha vinto anche il diritto a un punto di vista esclusivo, ha dato luogo perlomeno a un film bellissimo e celeberrimo e, prima ancora, a un accurato cortometraggio: li abbiamo apprezzati entrambi, prima “Il terzo tempo”, prodotto in URSS nel 1992, poi “Fuga per la vittoria”; forse è anche per questo, paradossalmente, che ci sentiamo in dovere di confutarli.

Nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale in Ucraina venivano continuamente organizzate partite di calcio per distogliere la popolazione dai pensieri più foschi e tenere impegnate le truppe, a Kiev come altrove. Nell’estate del 1942 nella capitale c’erano un insieme di compagini e calciatori: il Ruch, composto da ucraini collabrazionisti filo – tedeschi; le compagini dei battaglioni rumeno e ungherese, l’MSG.Wal (sempre ungherese); poi, RSG e Flakelf, formazioni tedesche, infine la Start. Quest’ultima era una formazione di ex giocatori professionisti di Dinamo e Lokomotiv di Kiev, che vinse senza incontrare avversari al proprio livello tutte le gare giocate. Il 6 agosto batté 5-1 il Flakelf, considerata la miglior squadra militare tedesca, quindi i nazisti si premurarono di fissare subito una rivincita, programmata per soli tre giorni più tardi. Va detto che concessero alla Start tre giocatori in più, tre poliziotti ucraini sotto il loro comando (Tkachenko, Timofeyev e Gundarev), e rinforzarono a loro volta la squadra.

Il 9 agosto lo stadio Zenit ospitò la seconda partita tra Start e Flakelf. Sia in campo che sugli spalti non si verificò nessuno degli episodi tramandati dalla leggenda e cavalcati dalla propaganda: il pubblico era presente come in ogni altra gara e non c’erano truppe, né guardie, deputate al suo controllo, come del resto non c’erano milizie armate attorno al terreno di gioco; nessuno minacciò gli atleti prima né durante il match e il gioco fu energico, duro nei contrasti ma senza le esagerazioni che la narrazione ha diffuso e, nella sua versione, preteso che ci fossero state.

Nonostante la stanchezza di molti giocatori la Start prevalse con il risultato di 5-3, però non si verificarono rappresaglie dopo il fischio finale e i giocatori di entrambe le formazioni furono ritratti in una foto che li vede assieme sul terreno dello Zenit dopo il triplice fischio. Le varie testimonianze, anche e soprattutto oculari, smentiscono la definizione di “Partita della morte” per un incontro che la morte l’aveva certamente attorno, in ogni angolo d’Ucraina e d’Europa, ma che di per sé non fu altro che un affare di cuoio e tacchetti, come sarebbe stato in tempo di pace, solo che in quel caso i tedeschi si sarebbero chiamati tedeschi e basta.

È vero che molti ragazzi della Start, quasi tutti lavoranti in un panificio, furono poi catturati, ma perché avevano attentato alla vita di alcuni ufficiali nazisti, sminuzzando del vetro nel pane destinato a questi ultimi. Non certo per aver vinto a più riprese contro di loro, fino all’atto finale. Mentre altre fonti ritengono che i tedeschi, implosa alle porte di Stalingrado l’Operazione Barbarossa in Unione Sovietica, serrarono i controlli e iniziarono ad attenzionare in modo molto più stretto i potenziali membri dell’NKVD, non si conosce la ragione dell’esecuzione (una ribellione, un tentativo di fuga e il rifiuto di impiccare alcuni compagni sono quelli più probabili per gli storici), ma di certo il motivo scatenante non fu la sconfitta del Flakelf, anche perché nel gruppo dei fucilati figuravano persone che non avevano alcuna correlazione con la Start.

A criminali come i componenti del Terzo Reich non occorreva alcuna aggravante, insomma, per meritarsi l’inferno della memoria e del giudizio e il calcio fu una parentesi se non di umanità, di normalità, in quegli anni barbari. Continuiamo pure ad apprezzare la parata di Stallone, la rovesciata di Pelé, ben sapendo che una riuscitissima pellicola non cambia la verità dei fatti, per come realmente accaddero.

Romano, 47 anni, voce di Radio Radio; editorialista; opinionista televisivo; scrittore, è autore di libri sulle leggende dello sport: tra gli altri, “Villeneuve - Il cuore e l’asfalto”, “Senna - Prost: il duello”, “Muhammad Ali - Il pugno di Dio”. Al mattino, insegna lettere.

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