Proprio come in una partita di calcio, tra rimpalli e meline, proteste e sgambetti, il progetto sullo stadio della Roma va comunque avanti. L’ultima notizia che fa ben sperare i tifosi giallorossi è che per la seconda volta in 3 anni il Consiglio Comunale di Roma Capitale ha approvato una delibera che riconosce la pubblica utilità al progetto. Adesso, come stabilito il 5 aprile scorso, alla chiusura della Conferenza dei Servizi aperta sulla versione iniziale, la palla dal Campidoglio passa di nuovo alla Pisana per l’apertura di un’altra, nuova, Conferenza dei Servizi che però, dovrebbe (almeno questi sono gli accordi) tenere in considerazione il lavoro svolto fino ad aprile. Perché il tempo stringe e soprattutto Pallotta smania (giustamente si potrebbe aggiungere) di mettere la fatidica prima pietra. Che adesso, se tutto andrà secondo i piani, dovrebbe arrivare tra la fine del 2017 e i mesi iniziale del 2018.
C’è però una notizia nella notizia in questo giorno che per la Roma ha il sapore di un altro passo importante verso la costruzione del proprio impianto. E riguarda proprio quanto accaduto nel corso della votazione in aula Giulio Cesare. Dove la delibera è stata approvata con 28 voti favorevoli, 1 astenuto e 9 voti contrari. Ma tra questi ultimi che hanno votato contro l’approvazione, oltre ai consiglieri di Fratelli d’Italia, ci sono stati anche quelli del Partito Democratico. Ed è questa la notizia che balza agli occhi e che non può passare inosservata. Considerando il fatto che proprio il Partito Democratico, fino al 22 febbraio scorso (giorno dell’accordo tra Virginia Raggi e i proponenti annunciato in pompa magna dalla sindaca e dal direttore generale giallorosso Mauro Baldissoni), è rimasto il più strenuo difensore del progetto, così come era stato pensato dalla giunta di Ignazio Marino. Con il 50% in più di cubature, il Business Park e 5 opere di pubblica utilità. Prima che Virginia Raggi e Beppe Grillo, per accontentare una buona parte della base pentastellata assolutamente contraria “alla grande speculazione immobiliare” intervenissero con le forbici per tagliare dal progetto iniziale tutto il tagliabile. Scatenando ed è cronaca di questi giorni, le reazioni del partito di Matteo Renzi con in testa quegli esponenti che avevano seguito il progetto in tutti i suoi passaggi. Come l’ex assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo il quale, se fino a ieri era in prima linea a spiegare i pregi del progetto approvato con la delibera 132 (la delibera fatta approvare dalla giunta Marino) oggi è sempre in prima linea ma per evidenziare i difetti della versione 2.0.
Come “il calcolo del valore equivalente” che come ha scritto lo stesso Caudo sul suo profilo facebook “serve a determinare le cubature a fronte delle opere pubbliche”. Un calcolo che sarebbe stato sbagliato a tal punto, che agli occhi dell’ex assessore, mancherebbero all’appello circa 30 milioni che con la nuova versione del progetto verrebbero ad essere “regalati ai privati”. E poi ancora, ci sarebbe il taglio di quelle opere infrastrutturali (tra le quali il “ponte di Traiano”, lo svincolo sull’autostrada Roma-Fiumicino) che sempre agli occhi di Caudo ma non soltanto i suoi, non giustificherebbe più la pubblica utilità del progetto. Che infatti il Pd questa volta, attraverso i suoi consiglieri in Aula Giulio Cesare, avrebbe negato. Ma che succede adesso? La partita non è affatto chiusa, perché la decisione finale, quella più importante spetta alla Conferenza dei Servizi. Nella quale verranno i discussi i pareri di tutti i soggetti coinvolti sia istituzionali che tecnici. E seppure non si dovrebbe più sentire parlare di vincolo sull’Ippodromo (che il nuovo Sopraintendente Prosperetti ha definito “impraticabile” così come era stato richiesto dal predecessore Margherita Eichberg) non è detto che sul resto non vengano sollevate obiezioni. Perché nonostante gli auspici dell’assessore all’Urbanistica del Campidoglio Luca Montuori secondo il quale “non si vedono i motivi per i quali la Regione non dovrebbe approvare il progetto” questa dello stadio, è diventata un’altra partita tutta politica. Dove le squadre in campo, il Pd da una parte e il Movimento 5 Stelle dall’altra, non sembrano intenzionate a farsi sconti l’una con l’altra. E questo progetto dello stadio (purtroppo) è finito per essere soltanto un altro dei mezzi a disposizione per accrescere il loro potere. La speranza è che alla fine, come ha sempre ripetuto anche la sindaca Virginia Raggi, a prevalere sia l’interesse della città e a vincere siano i cittadini.