L’accelerata è arrivata negli ultimi mesi, e se il rettangolo verde mostra un Frosinone che sta lottando con tutte le sue forze per centrare la salvezza, dietro la scrivania (ma soprattutto nel cantiere) proseguono i lavori per il nuovo stadio dei ciociari. Una completa ristrutturazione dell’impianto ubicato nel quartiere Casaleno, che diventerà lo Stadio Benito Stirpe, in omaggio al padre dell’attuale presidente del Frosinone, Cavaliere del Lavoro nato in Ciociaria durante il fascismo, che assieme a suo fratello portò il Frosinone nel calcio professionistico durante gli anni ’60. «I fratelli dell’entusiasmo», così erano soprannominati Roberto e Benito Stirpe, motivati dall’obiettivo di far crescere la Frosinone del calcio. L’approdo alla massima serie è frutto di Maurizio Stirpe, figlio di Benito, che dopo aver regalato a suo padre il suo sogno della Serie B, ha portato i ciociari sino all’Olimpo. Benito Stirpe non ha potuto vivere la gioia della Serie A: spirò nel 2008 al termine di una lunga malattia, ma l’ambiente frusinate vive nel suo ricordo, tra cori, fan club e tornei che portano il suo nome. La scalata del Frosinone, impreziosita da questa stagione, porta ancora il suo nome in questa fase di culmine: a Benito Stirpe sarà dedicato anche il nuovo stadio.
Una struttura da 16.000 posti, 4.000 in più rispetto al progetto iniziale, che completa un progetto ambizioso e maturo, indipendentemente dalle sorti di questa stagione. I ricavi dalla serie A – afferma il Presidente nella conferenza stampa dell’8 aprile – «sono stati di circa 27 milioni di euro, tutti usati per il bene della società». Lavorare a questo bene, per Maurizio Stirpe ha significato salutare il Matusa, stadio comunale la cui concessione è in scadenza, un catino capace di raccogliere grandi bolge per tutta la stagione (sebbene la media spettatori sia la più bassa della Serie A) ma inadeguato allo sviluppo auspicato dai vertici dirigenziali, secondo la parole del Presidente riportate da calciomercato.it: «la partita delle infrastrutture si gioca con gli investimenti della società all’interno del nostro bacino. Siamo partiti con il centro sportivo di Ferentino che secondo la nostra visione non è ancora completato, vogliamo ancora aggiungere un campo in erba e una struttura con palestra e sede sociale, una volta realizzate queste opere, sarà completato il nostro obiettivo, ovvero avere sede, prima squadra e settore giovanile in un’unica area».
La costruzione del nuovo stadio procede a ritmi serrati, inseguendo il miracolo di vederlo completato già ad agosto, anche se l’ipotesi più verosimile parla di lavori terminati in autunno. La struttura è innovativa e la realizzazione è accompagnata anche da «circa 4700 mq di volumetrie commerciali e accessorie, dedicate al tempo libero delle famiglie o degli sportivi», dichiara il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani (per approfondimenti c’è questo articolo di Calcio&Finanza). Un’infrastruttura – prosegue il sindaco – «possibile solo con la fusione delle energie pubbliche con quelle private. Consensualmente, viene riservata ai privati la possibilità di investire ulteriori 5-6 milioni di euro per 4750 mq di superfici commerciali». Non sarà forse il progetto avveniristico dello Juventus Stadium o della Dacia Arena (che però noi preferiamo continuare a chiamare Stadio Friuli), ma poco ci manca, anche perché la costruzione degli spalti (nell’immagine sottostante il progetto finale) seguirà la strategia multicromatica del nuovo stadio dell’Udinese, pur prediligendo il giallo e il blu, i colori sociali del Frosinone, che non vede l’ora di conoscere la sua nuova casa, sperando che possa rimanere la sua fortezza come lo è stato il Matusa in questa Serie A.
Nella stagione che si avvia verso la conclusione, dei 27 punti conquistati, il Frosinone ne ha ottenuti 20 tra le mura amiche, dimostrando che in terra ciociara nessuno ha vita facile (l’Inter ha appena vinto di misura, altre pretendenti alla salvezza come Sampdoria e Udinese sono andate k.o). Al Benito Stirpe la musica non dovrà cambiare, anzi, che sia A o B, dovrà essere una continua sinfonia, per supportare una squadra che si è ormai imposta come terza forza laziale del calcio, in una regione dove vige l’egemonia di Roma e Lazio, e in Lega Pro ci si affida a nuove esperienze.
L’interrogativo finale porta a domandarci quale futuro si può intravedere per gli impianti sportivi in Italia, patria europea della struttura vetusta, dove lo stadio di proprietà del team è un lusso per la squadra più ricca (Juventus), per chi investe con intelligenza (Udinese) e per chi ormai deve fare di necessità virtù perché ancora non riesce a liberarsi di uno stadio inadeguato (Cagliari). Il caso del Frosinone, che in questa serie A è stata l’esordiente pronta a sudarsi la salvezza con il pubblico affacciato anche dai balconi circostanti, rappresenta a suo modo una piacevole anomalia. Se Benito Stirpe potesse vedere il grande entusiasmo gravitato attorno al Frosinone in A, e se sapesse che il futuro porta il suo nome, in una struttura avveniristica impensabile ai tempi della sua presidenza, potrebbe commuoversi per i grandi passi in avanti mossi da suo figlio. Lo stadio nuovo per una squadra esordiente in serie A è una storia con una punta di romanticismo che riconduce società e tifosi al tempio in cui supportare ogni domenica. Un tempio che presto diventerà la nuova arena per il calcio ciociaro e laziale.