Sport, Diritto e Management: Intervista a Raffaele Chiulli, Presidente GAISF
Che fase sta vivendo lo sport mondiale? Quali sono le sue prospettive di sviluppo, gli obiettivi che intende perseguire, i valori che vuole trasmettere e condividere nel contesto sociale nel quale è immerso? Come si può interfacciare con la fase transitoria ma difficile dettata dalla diffusione della pandemia che ha travolto tutti negli ultimi mesi e che dovremo affrontare anche nel prossimo futuro? In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico del corso di laurea in diritto e management dello sport dell’Università del Salento, tenutasi lo scorso 13 ottobre, ne abbiamo parlato con Raffaele Chiulli, presidente del GAISF (Global Association of International Sport Federations, organizzazione che riunisce le federazioni degli sport internazionali olimpici e non olimpici), per avere una visione d’insieme più approfondita su questi temi che sono le nuove sfide che il mondo dello sport è chiamato a sostenere nei prossimi anni.
Dott. Chiulli, perché ha scelto di inaugurare l’anno accademico del corso di laurea triennale di diritto e management dello sport?
Per me è stato un piacere ed un onore parlare delle “Nuove frontiere dello sport nel mondo” ed inaugurare, assieme al Rettore e al Sindaco di Lecce, l’anno accademico 2020/2021 del corso di laurea in Diritto e Management dello sport dell’Università del Salento. È stata un’opportunità di confronto con gli studenti e i professori dell’ateneo sul futuro dello sport nel mondo e avere conferma di come lo sport sia vettore trainante a livello socio-economico, oltre che straordinario fattore di aggregazione sociale che riesce a coinvolgere popoli e culture diverse, senza frontiere e steccati ideologici, come del resto affermato dai valori dell’olimpismo ben evidenziati nella Carta Olimpica. Un aspetto molto interessante è che questo corso di laurea, erogato interamente a distanza, vede tra i suoi studenti persone che hanno vissuto e stanno vivendo lo Sport quali, ad esempio, atleti in attività, ex atleti, tecnici e dirigenti di varie società sportive.
Secondo lei il mondo sportivo, anche ai livelli più elevati, quanto può migliorare nella gestione manageriale delle sue attività?
Molti passi in avanti sono stati fatti ma ancora vi è molto da fare. Credo che occorra lavorare parecchio su temi essenziali quali la “good governance” e la sostenibilità nelle sue tre dimensioni: economica, sociale ed ambientale. Ma anche e soprattutto sulla formazione e aggiornamento permanente dei manager sportivi, sia sulle hard che soft skills, nell’ottica di quel miglioramento continuo che si vuol conseguire.
Cosa differenzia un top manager sportivo da uno che deve gestire una grande azienda che opera nel mondo dell’industria o dei servizi?
Vi sono indubbiamente una serie di elementi in comune quali approcci strategici, pianificazione, organizzazione, marketing, comunicazione, gestione delle risorse economico-finanziarie, ma certamente una differenza significativa è nella gestione delle risorse umane: in una federazione sportiva internazionale vi sono migliaia di volontari che dedicano tempo libero, energie e passione al loro sport preferito senza alcun rapporto di “dipendenza” aziendale e senza alcun compenso. E’ qui che si avverte in modo chiaro e netto la grande differenza e soprattutto la necessità di avere dei veri leader che riescano a ispirare, entusiasmare e motivare i loro collaboratori e i tantissimi volontari per raggiungere obiettivi partecipati e condivisi, rispetto ai molti tradizionali manager dello sport.
Quali sono le nuove frontiere dello sport nel mondo?
Tra le diverse nuove frontiere vi sono certamente i cosiddetti “Multi Sport Games“ che GAISF organizza con le diverse Federazioni Internazionali (ad esempio World Urban Games, World Combat Games ecc.). I giochi multi-sport sono eventi accessibili, praticabili e sostenibili per la città ospitante, per gli atleti e per l’intero movimento sportivo. Sono economicamente sostenibili perché devono generare entrate per alimentare il movimento sportivo, socialmente sostenibili perché coinvolgono e creano un vero legame con il territorio – ad esempio tramite le infrastrutture – e con le comunità durante e dopo i giochi, ed ecosostenibili, ovvero ad economia circolare, con l’utilizzo di materiali riutilizzabili e riciclabili. Inoltre sono eventi “carbon neutral”, ossia con impatto di anidride carbonica zero e un approccio ecologico sia alle competizioni che agli eventi correlati. I giochi consentono, inoltre, di esplorare e sfruttare appieno le nuove tecnologie disponibili per coinvolgere nuove generazioni di fan e atleti. In questo senso vorrei sottolineare lo straordinario mix di sport, musica, arte e cultura come fattore chiave per il successo dei World Urban Games di Budapest dello scorso anno: è stato un grande festival all’insegna dei valori dello sport che ha coinvolto cittadini, amministrazioni locali, volontari, artisti, musicisti e migliaia di ragazzi delle scuole di Budapest che hanno avuto modo di toccare con mano e praticare discipline sportive che non conoscevano. È stata inoltre creata quella “legacy” con la città e le infrastrutture che erano inutilizzate da tanti anni e che sono state riqualificate e rimarranno quindi fruibili negli anni a venire. Oltre alle grandi e appassionanti competizioni e agli sport dimostrativi, i World Urban Games hanno dato la possibilità ai tanti fans di essere parte attiva, praticare o iniziare nuove attività sportive ed esprimere la propria creatività con le sessioni di avviamento all’attività sportiva. Riteniamo di aver dato un contributo concreto per stimolare i cittadini a stili di vita più attivi, portando lo sport alla gente, nel cuore delle città e coinvolgendola in modo proattivo.
Qual è stato l’impatto mediatico della manifestazione?
Circa 100 mila spettatori hanno riempito l’Urban Games Park per assistere alle competizioni dei migliori atleti al mondo di alcune discipline che l’anno prossimo debutteranno ai giochi olimpici di Tokyo quali Basket 3×3 o BMX free style. L’evento ha avuto sponsor di rilievo quali Red Bull, Volkswagen e dirette televisive con Eurosport, BBC e Olympic Channel che hanno trasmesso i giochi in tanti paesi nel mondo.
Quali altri tipi di eventi, oltre agli Urban Games, vengono organizzati?
Nel 2022 la capitale del Kazakistan Nur-Sultan (ex Astana) ospiterà i World Combat Games, i Giochi mondiali degli sport da combattimento. Questi sport sono estremamente popolari in tutto il Kazakistan e sarà sicuramente una celebrazione di queste discipline sportive, olimpiche (Judo, Taekwondo, Box, Karate) e non ancora olimpiche (Wushu, Ju Jitsu, Kick Boxing, Muai Thai tra le altre). Poi ci sono gli Sport Festival, organizzati in concomitanza degli eventi SportAccord, come quello organizzato lo scorso anno in Australia che ha avuto come tema “United Through Youth” o meglio “Uniti con e per i giovani”. I delegati di SportAccord provenienti da tutto il mondo hanno celebrato e praticato lo sport con i ragazzi. Oltre sessanta federazioni internazionali hanno colto l’occasione per mostrare il loro sport e creare opportunità per le comunità locali, soprattutto quelle aborigene, provando nuove attività sportive. I Festival dello Sport sono una grande opportunità per le federazioni internazionali di attrarre nuovi fan e coinvolgere i giovani. E anche gli E-sport stanno assumendo un ruolo sempre più importante, soprattutto in questo momento di crisi pandemica che ha costretto molti a rimanere a casa per lunghi periodi: è stata creata anche una Federazione Internazionale E-Sport.

Credo che in un momento delicato come quello che stiamo vivendo sia molto importante la coesione e la solidarietà sia all’interno del movimento olimpico ma anche nella società nel suo complesso. Oltre alle sfide del COVID-19 dobbiamo far fronte a quelle legate alla sempre più incombente e possibile “politicizzazione” dello Sport: mi vengono in mente le tensioni in essere tra Iran e Stati Uniti, Armenia e Azerbaijan, la situazione in Bielorussia e altre ancora.
Cosa può dare lo sport alla società in questo periodo storico nel quale la pandemia ha cambiato le nostre vite?
Lo sport può dare quello slancio alla ripartenza di cui tanto si avverte la necessità in questo momento ancora molto difficile legato alla pandemia. Lo sport può ridare la speranza e la forza per ricominciare.
Qual è il rapporto ideale che lei vede tra lo sport di base e quello dei professionisti?
La sempre maggiore diffusione della pratica e degli eventi sportivi è indice palese dell’importanza che lo sport sta assumendo in senso sociale, ma anche economico e politico. Sono convinto che lo sport possa trasmettere valori universali indipendentemente dal fatto che sia professionistico o dilettantistico perchè questi dovrebbero operare in sinergia. Il primo, mediante l’attenzione che i media e gli sponsor concentrano sugli eventi e i campioni sportivi, valorizzandone le caratteristiche e contribuendo maggiormente ad attrarre, anche verso la pratica attiva, un numero maggiore di persone. Il secondo, in termini di visibilità e possibilità economiche, dovrebbe beneficiare dei risultati dell’altro, attraendo nuovi praticanti e formando possibili nuovi campioni.
Come si può difendere lo sport da nemici come il doping e le scommesse illegali?
Comportamenti spesso poco etici di alcuni protagonisti del mondo dello sport, corruzione e doping, incidenti e violenza dentro e fuori dai campi di gioco, l’influenza della criminalità organizzata nello sport pongono a tutti preoccupanti interrogativi. È importante impegnarsi per ribadire l’importanza della legalità nello sport e dello sport. Dobbiamo far emergere e sostenere i valori positivi dello sport e combattere con ogni mezzo il doping e le scommesse illegali. Tutti i soggetti che gravitano attorno al mondo dello sport, dagli atleti agli allenatori, dalle famiglie alle società sportive, i tecnici, le istituzioni sportive nazionali e internazionali, le associazioni e le organizzazioni non governative hanno la responsabilità di svolgere ciascuno il proprio ruolo per affermare il diritto allo sport pulito e responsabile, agendo in modo forte e coeso su aree vulnerabili quali la lotta al doping e al match-fixing.
Cosa l’ha spinta inizialmente verso lo sport e cosa oggi continua a tenerla legato ad esso?
Il fatto che lo sport ha il ruolo fondamentale di unire nelle diversità e non dividere: in particolari situazioni di degrado sociale e ambientale, di conflitti e di povertà, lo sport può rappresentare una formidabile occasione di coesione sociale. È per me molto incoraggiante e stimolante vedere come la comunità sportiva è unita e determinata nell’obiettivo comune di utilizzare lo sport come simbolo di positività, speranza e unità. A tal proposito, mi lasci cogliere l’occasione, a nome dell’intera famiglia GAISF, di condividere la mia preoccupazione e fare i migliori auguri agli atleti, alle famiglie, ai colleghi e a tutti coloro che sono stati colpiti dalla pandemia globale COVID-19. In questo momento difficile, nello sport internazionale, tranne alcuni casi, molti eventi sono stati rinviati se non addirittura cancellati. Siamo molto impegnati e coinvolti per far sì che si superino le sfide comuni alle varie federazioni: mancanza di accesso alle strutture di allenamento, salute fisica e mentale degli atleti, antidoping, limitazioni di viaggio ecc. Siamo impegnati affinché lo sport e l’attività fisica continuino a ispirare, dare buona salute e soprattutto speranza in questi momenti difficili. A tal fine GAISF sta lavorando e supportando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per fornire un quadro dettagliato su come i diversi eventi sportivi possano svolgersi nonostante il COVID-19, sia che si tratti di attivare misure di mitigazione del rischio, di ospitare eventi virtuali, oppure rinviarli o annullarli.
Posso chiederle qual è il suo sport preferito e perchè?
Mi lasci dire che a me piace praticare lo sport, che reputo un modo sano e concreto per misurare i propri limiti, scaricare le tensioni e, perché no, divertirsi. Lo sport è stato sempre parte integrante della mia vita e delle mie attività. Ho praticato diversi sport e continuo a praticarli nella convinzione che il vero sportivo è chi pratica lo sport. Comunque quello che preferisco è il calcio, che continuo a praticare, quando posso, nella modalità del calcio a cinque, insieme agli amici. Questo sport mi piace molto perché è coinvolgente, vi è gioco di squadra e rafforza l’amicizia. L’unica vera sfida è che, giocando, perdiamo in media mezzo chilo di peso a partita ma poi con la cena successiva ne acquisiamo almeno il doppio!