“Le gambe tremano ed il cuore batte ogni volta che attraverso il gate 5 dello stadio San Paolo, dove ad accoglierti con cori ci sono loro i tifosi più grandi del mondo, quelli della curva B.
Stasera è speciale, accanto a me cammina Alessio accompagnato dal suo papà. entriamo insieme ci guardiamo negli occhi ancora increduli per quello che sta accadendo…
…veniamo accolti dalla curva B con affetto, amore e con la disponibilità che solo il popolo napoletano sa donare.
Ci sentiamo a casa, Alessio coccolato inizia a comandare un coro ed è il tripudio… le lacrime di gioia solcano il mio viso mentre vedo che la mia curva ti regala finalmente un momento di gioia indimenticabile dopo tanta sofferenza.
Tuo padre mostra a tutti una tua foto mentre sei in campo a giocare al calcio, lo sport che ami.
Ed allora io ti dico: Alessio oggi hai comandato la curva B, adesso vinci la tua partita, perché domani vogliamo tornare in curva a gridare il tuo nome mentre indossi la maglia della nostra Napoli.
Troppo spesso si sente dire “tifosi violenti, irrispettosi” ma io so solo una cosa, che i tifosi del Napoli sono un’altra cosa…“
Le immagini più belle arrivate dai campi di Serie A di mercoledì, arrivano dal San Paolo. Perché mentre l’Italia tremava ancora distruggendo famiglie e paesi, mentre allo Juventus Stadium si intonavano cori a favore di terremoti e vulcani che avrebbero dovuto colpire il popolo partenopeo, a Napoli un bambino ricoverato nel reparto di oncologia si è trasferito nella Curva B per comandare un coro da vero Capo Ultras.
La lettera che avete letto all’inizio dell’articolo è a firma di Giorgio Pace, un attivista di “DiamoUnaMano: volontariato a 360°”, un’iniziativa che ha coinvolto tutta la città perché mentre la squadra in rosso aspettava il leader dei Fedayn, la gente si fermava all’esterno del San Paolo per conoscere Alessio, il bimbo-capo ultras, per incoraggiarlo a combattere, per farlo non solo per lui, la sua famiglia, ma per tutti i bambini che subiscono lo stesso infame destino. Alessio ha passato una sera che non dimenticherà facilmente e da Napoli arriva un messaggio forte, un urlo di rabbia e di gioia, non solo da parte della città, ma anche da parte di quella parte degli stadi che vengono messe in copertina solo ed esclusivamente quando c’è qualcosa di male di cui parlare.