Ci siamo. L’Italia si è qualificata agli spareggi per accedere ai prossimi Mondiali in Russia del 2018, lo ha fatto da testa di serie non senza polemiche e malumori; decisive le cadute sul finale, prima in Spagna e poi un pari a Torino contro la Macedonia, che lasciano l’amaro in bocca nonostante la classifica ci proietti tra le migliori squadre della competizione grazie a 23 punti in 10 partite. Gli azzurri non sono stati gli unici a patire avversari agguerriti o rivali storici, il tutto contrapposto a gironi le cui teste di serie hanno mancato la qualificazione, vedi Austria e Galles nel Gruppo D. Chiedere anche agli olandesi per credere.
C’è stato il tempo per le riunioni fra i senatori dello spogliatoio, per le critiche e persino per un “referendum popolare” in merito al modulo da utilizzare in futuro, ora bisogna solamente concentrare l’attenzione sulle prossime avversarie. Rivali che, per fortuna e per rispetto, non possono spaventare poi troppo una grandezza del calcio come la nazionale 4 volte campione del mondo. Chi potremmo trovare nell’urna di Zurigo fra meno di una settimana?
SVEZIA – Nonostante la sconfitta, prevedibile e poco dolorosa, nell’ultima gara ad Amsterdam contro gli olandesi, sono loro la vera squadra da evitare. Il motivo per cui Janne Andersson è un allenatore da rispettare? Aver messo sotto scacco tanto gli Orange quanto la Bulgaria, il tutto unito ai pericoli creati alla Francia schiacciasassi, che si è assicurata il 1° posto solamente all’ultima giornata.
I giocatori di talento sono rimasti nonostante l’addio di Zlatan Ibrahimovic: Granqvist e Lindelof comandano la difesa, Forsberg ed Ekdal le stelle del centrocampo, mentre un ritrovato John Guidetti (Celta Vigo) e il solilto Marcus Berg (oggi negli Emirati Arabi) hanno dimostrato di poter creare problemi a qualsiasi difesa. Occhio anche ai terzini, da Olsson alla conoscenza italiana Krafth, senza dimenticarci della tranquillità con cui i gialloblù hanno dimostrato di poter arrivare in porta.
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IRLANDA DEL NORD – Eliminare la Repubblica Ceca non è stata di certo un’impresa impossibile, non per questo i 19 punti in 10 giornate della squadra di Michael O’Neill devono passare inosservati.
Probabilmente si tratta della squadra meno pericolosa a livello tecnico, inferiore senza dubbio all’Eire (di cui parleremo successivamente), ma la solidità difensiva potrebbe rivelarsi l’asso nella manica per sfinire l’avversario: con 4 reti subìte, l’Irlanda del Nord è seconda solamente a Portogallo, Germania e Croazia. Mica male.
Steven Davis è la stella, il capitano, un centrocampista totale dotato di tecnica, intelligenza e rapidità. In difesa si può contare su Jonny Evans, rinato sotto la gestione di Tony Pulis al WBA, mentre i tifosi del Palermo potrebbero ritrovarsi di fronte ancora una volta Kyle Lafferty, cui viene però solitamente preferito l’attaccante del QPR Conor Washington. Irlanda del Nord: maneggiare con cautela.
EIRE – Lo stesso si può dire per la nazionale di Martin O’Neill, che con l’allenatore dell’Irlanda del Nord condivide il cognome e qualche onorificenza, un po’ meno per quanto riguarda il gioco. Squadra decisamente frizzante e organizzata, l’altezza e la possenza dei giocatori possono rendere il tutto più complicato: ne sa qualcosa proprio l’Italia, sconfitta ad U.S.A. ’94 e negli ultimi europei sotto la gestione Conte.
Ciaran Clark, difensore del Newcastle, comanda le retrovie. James McCarthy è la stella del centrocampo, Shane Long la carta da giocare nei momenti di difficoltà, McClean, McGeady e il numero 10 Brady la fantasia di cui ogni squadra ha bisogno per divertirsi e far divertire. Attenzione anche a Jeff Hendrick, specialista negli inserimenti e nei tiri da fuori area.
Per sperare di evitare l’Irlanda basta rievocare gli spettri del passato?
GRECIA – Un climax discendente, così può essere definita la nazionale agli ordini di Michael Skibbe. Il reparto difensivo, partendo da Karnezis per arrivare alla coppia Manolas-Papastathopoulos, non lascia grandi spiragli. Anche la linea mediana spaventa, con 2 uomini utilizzati costantemente nel 4-2-3-1 targato Mitroglu, alle cui spalle è libero di inventare il fantasista dell’Olympiacos Konstantinos Fortounis, numero 10 ellenico che può e deve essere contenuto. Sulle fasce, tanto in difesa quanto in zona offensiva, non mancano le opzioni sebbene la qualità messa in campo non sembri eccelsa: Torosidis, Lazaros, Tziolis, Stafylidis, Maniatis e Mantalos chiudono il cerchio in una squadra che dà continuamente l’impressione di non essere ancora completa e sicura dei propri mezzi. Tanti nomi già sentiti, non per questo da bistrattare: qualora la sorte scegliesse di rispolverare una sfida del genere, saremmo pronti a vivere l’atmosfera di uno stadio ateniese? Perché i greci vanno temuti sempre, anche quando portano doni.