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Sitting Volley, quando un muro abbatte le barriere con l’inclusività
Quando parliamo del ruolo che lo Sport svolge nella società, una delle parole più utilizzate è inclusività. Del resto, cosa c’è di meglio del praticare sport per metterci tutti sullo stesso piano, lavorare come una squadra e superare le differenze di qualsiasi tipo esse siano? Oltre le parole “istituzionali”, esiste un mondo di ragazzi e ragazze che ogni giorno vive il proprio sogno personale grazie allo Sport, che viene vissuto con gioia e passione, così lontano dall’esasperazione del risultato come oggi ci hanno abituati. In questo, lo Sport paralimpico è la massima espressione di quelli che sono i valori fondanti e sociali che proprio lo Sport dovrebbe veicolare. Tra le discipline più inclusive per definizione c’è il Sitting Volley, ovvero la Pallavolo riservata agli atleti con disabilità motoria. Uno Sport in costante crescita sia a livello internazionale che nazionale.
Per capire meglio di cosa parliamo, abbiamo intervistato Matteo Deraco, giocatore della APD FONTE ROMA EUR, Campione d’Italia 2018, vice Campione 2019 e responsabile della pagina Facebook Sitting Volley Romano.
Ciao Matteo, quando e come nasce il movimento del Sitting Volley in Italia?
Il sitting volley entra ufficialmente a far parte delle discipline FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) a partire dal 2013. Fino a quel momento è stato praticato in maniera non ufficiale e sporadica. Dal 2013, è iniziata l’attività federale per la promozione e diffusione della disciplina, sia attraverso il coinvolgimento delle realtà locali, sia attraverso l’indizione di tornei e manifestazioni.
Le manifestazioni ufficiali prevedono, come da regolamento, la presenza di atleti disabili e normodotati, mentre alcuni tornei sono aperti a tutti, per promuovere la disciplina.
Quali risultati ha ottenuto la nazionale nella sua storia?
A livello Internazionale, le squadre azzurre sono abbastanza giovani, e il loro curriculum sportivo si sta formando. Tuttavia, si sono già registrati risultati meravigliosi soprattutto in campo femminile. Le ragazze della nazionale, infatti, hanno raggiunto il quarto posto agli ultimi Mondiali e sono fresche di argento Europeo. Quest’ultimo risultato ha garantito l’accesso alle Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Rispetto al resto del mondo, qual è il livello italiano? Chi sono le nazionali più preparate?
Le nazionali più preparate sia nel maschile che nel femminile sono l’Iran, la Russia, gli Stati Uniti, l’Ucraina, ma non solo. Non voglio citare le ragazze azzurre per scaramanzia.
In Italia, a livello di club, il sitting volley è in via di sviluppo per tanto il livello di gioco sta crescendo anno dopo anno.
In alcuni paesi del resto del mondo, come in Olanda, si riescono a giocare interi campionati di Sitting, campionati che durano per vari mesi. In Italia siamo ancora in una fase che potremmo definire di “start-up” pertanto ci si affida molto a concentramenti con più squadre, in varie fasi dell’anno. La speranza sta nella crescita a livello tecnico e numerico che anno dopo anno è sempre più evidente, il cammino è quello giusto.
Quali sono le maggiori difficoltà nell’organizzare una squadra di sitting volley e il campionato?
Ogni territorio ha la sua difficoltà. Per quanto riguarda la mia Roma, la difficoltà sta nel riuscire a coinvolgere atleti o persone con disabilità che abitano lontano dai centri di attività. Il nostro è un territorio estremamente vasto, ed è difficile che una persona con disabilità, che magari non guida, si sposti anche solo di dieci o quindici chilometri se magari sotto casa ha una associazione che fa qualsiasi altro tipo di attività per disabili, anche se tali attività non ti danno l’opportunità di vincere uno scudetto o partecipare a tornei internazionali.
L’organizzazione di un campionato passa attraverso le adesioni da parte di singole realtà locali sparse per l’Italia, che come primo ostacolo hanno il dover trovare atleti disabili, come secondo ostacolo il dover affrontare costi di gestione e organizzazione. In generale però il movimento è in crescita con nuove squadre che ogni anno si aggregano e nuovi atleti che si uniscono alla truppa.
A chi è rivolto il sitting volley? A quale età si può cominciare a praticarlo?
Il sitting volley è rivolto a tutte le persone che hanno una disabilità motoria, a normodotati che vogliono provare a sedersi a terra, ai semplici curiosi, agli ex pallavolisti come il sottoscritto che scelgono di non smettere di avere il pallone da pallavolo tra le mani, ma vogliono guardare il campo da una prospettiva semplicemente diversa.
Non c’è una vera e propria fascia di età da cui partire. A tal proposito la Federazione sta facendo sviluppo nelle scuole, per preparare pian piano i campioni di domani.
Quanto è importante il sitting volley per i ragazzi con disabilità? Quali sono i risvolti positivi per chi lo pratica?
La definizione di sitting volley è “sport inclusivo”. L’importanza del sitting per un disabile è nella definizione stessa. Viviamo in una società in cui la corsa alla prestazione, la corsa al risultato, la voglia di primeggiare, ci portano troppo spesso a considerare le persone con difficoltà come fossero zavorre o elementi di ostacolo al nostro egoistico voler arrivare, pertanto ad emarginarle. In questi anni ho visto tante persone con disabilità vivere il sitting volley come mezzo di riscatto personale, per ricordare a se stessi che non si è peggiori di altri, semplicemente diversi. Giocare da seduti abbatte alcune differenze già in partenza. Le altre differenze vengono abbattute dallo sport stesso come mezzo di confronto. Lo sport in generale, lo sport di squadra soprattutto, ti insegna a condividere spazi, tempi, modi. Uno sport inclusivo ti insegna soprattutto che se vuoi riuscire insieme ad un compagno allora devi partire da un presupposto in più: quello dell’accettazione.
Il passo più grande è a livello concettuale e lo fai quando smetti di guardare un compagno disabile per quello che non è in grado di fare, ed inizi a considerare che quello che può fare, così smetti di considerarlo una sorta di intralcio e inizi a considerarlo una risorsa.
Questo sport insegna a tanti disabili fisici a non sentirsi inutili, fortunatamente insegna anche ad alcuni normodotati fisici ad essere meno disabili di testa, con meno preconcetti, con meno barriere.
Qual è la situazione italiana a livello di club?
Se parliamo di top club, classifiche alla mano, nel femminile Pisa detta legge. La squadra è allenata da Eva Ceccatelli, persona encomiabile e giocatrice fortissima. A seguire c’è Parma che grazie all’attività di Giovanni Marani è diventata una realtà importante del sitting, di pari passo arriva Nola di coach Guido Pasciari. La realtà di Nola così come Roma, è interessante poichè è di alto livello sia con il femminile che con il maschile (campioni d’Italia 2019), a testimonianza dell’impegno profuso. Nel maschile infine, vanno menzionate il Brembate di Paolo Gamba (capitano della nazionale), campioni d’Italia 2017 e il Fermo di Lorenzo Giacobbi, arrivata alle fasi finali dei campionati italiani sconfiggendo noi di Roma, squadra che propone un gioco solido e organizzato. Un gradino sotto, ci sono realtà che ancora non hanno assaggiato il brivido di una fase finale per il tricolore, ma che sono squadre assolutamente temibili e da rispettare. Nel maschile ad esempio, Aversa ci ha dato parecchio filo da torcere.
Raccontaci il sitting volley di Roma.
A Roma abbiamo tre squadre: APD FONTE ROMA EUR (maschile, campioni d’Italia 2018 e vicecampioni d’Italia 2019), SPORTACADEMY360 (femminile, quarta ai campionati italiani 2019) e la neonata Fiano Romano Pallavolo, che ha iniziato quest’anno l’attività di sitting volley. Le tre squadre sono riunite sotto il cappello di SVR – SITTING VOLLEY ROMANO. In totale siamo un grande gruppo composto da una quarantina di persone, con circa dieci atleti disabili di cui tre nazionali.
La realtà romana, di pari passo con il movimento in generale, cresce ogni anno, abbracciando nuove persone e cercando di essere presente sul territorio per farci conoscere e diventare un po’ più grandi.
Il 7 dicembre comincerà la Coppa Italia. Come vi state preparando all’evento? Chi sono i favoriti?
Le squadre favorite sono il Nola nel maschile (attuali campioni d’Italia) e le ragazze di Pisa nel femminile, tre volte vincitrici del tricolore di sitting volley e ricche di giocatrici della Nazionale.
Le altre squadre coinvolte sono Roma, Parma e Nola nel femminile e Fermo e Brembate e Roma nel maschile.
In generale non sappiamo cosa ci attende, proprio perché la crescita del tasso tecnico e la preparazione continua ti mettono di fronte a squadre che nel giro di poche settimane diventano molto forti, migliorano costantemente.
Noi di Roma, sia i ragazzi che le ragazze, ci prepariamo con dei doppi allenamenti settimanali in cui proviamo i movimenti base del nostro gioco, con varianti tattiche e lavoro analitico per chi sta acquisendo padronanza della disciplina, il resto lo dirà il campo.
Cosa manca all’Italia per poter essere al livello delle altre nazioni sia per quanto riguarda il Sitting Volley, che per lo Sport paralimpico in generale?
Per il sitting volley serve solo tempo e pazienza, si sta investendo molto anno dopo anno, ma mi sento di poter dire che la strada intrapresa è quella giusta, e di questo vanno ringraziate tante persone, a partire dalla FIPAV nazionale per poi passare a quelle locali e territoriali, così come il ringraziamento deve essere rivolto anche e soprattutto alle società che con il lavoro quotidiano contribuiscono a migliorare il movimento.
Per lo sport paralimpico in generale mancano investimenti, progetti a lungo termine e soprattutto informazione.
Oggi il sitting volley è sconosciuto anche a chi gioca a pallavolo indoor, noi a Roma non abbiamo nemmeno uno sponsor, e siamo campioni d’Italia, abbiamo visibilità sui quotidiani, su internet, dirette streaming.
Si sa sempre troppo poco di tutto ciò che non è calcio, salvo la notizia spot che di volta in volta fa il giro dei social e li rimane.
Pensa, se domani pubblicassero un albo d’oro degli scudetti in Italia per l’anno 2018 io sarei accanto a Cristiano Ronaldo, e non lo sa nessuno!
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