Sono giorni di grandi imprese, nel mondo del calcio internazionale. Il fascino insito nell’imprevedibilità dello sport risulta dimostrato compiutamente nel momento in cui vengono sovvertiti i pronostici, in cui il successo premia le componenti di fondo, ineliminabili del gioco: volontà, costanza, organizzazione, tattica. Lo spettacolo del calcio si presenta anche attraverso la commistione di questi quattro elementi, e può essere apprezzato ancor più significativamente quando ci si trova di fronte a squadre irripetibili, prodotto di delicati equilibri, caratterizzatesi a tal punto da risultare un tutt’uno con gli uomini che le formano. I casi del Leicester di Claudio Ranieri e dell’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone rappresentano una splendida dimostrazione di quanto detto sinora: il trionfo imponderabile delle Foxes nel campionato inglese e il consolidamento sempre maggiore dei Colchoneros ai vertici della piramide calcistica europea, eloquentemente dimostrato dal raggiungimento di una nuova finale di Champions League, sono pagine di calcio già iscrittesi con merito nella storia di questo sport.
A Ranieri e Simeone vanno attribuiti i meriti maggiori per gli strabilianti risultati raggiunti dai loro team; raramente, infatti, si sono viste nel frenetico calcio del Terzo Millennio delle sinergie tanto efficienti tra giocatori e allenatore e un’adesione tanto integrale delle squadre alle idee calcistiche dei loro timonieri. Nonostante le maniere totalmente antitetiche con le quali esternano i loro sentimenti e comunicano con i propri uomini, Simeone e Ranieri hanno condiviso l’invidiabile capacità di plasmare i propri “undici” a loro immagine e somiglianza, diventando in un certo senso essi stessi la squadra. Non è un caso, infatti, che gli uomini-copertina dei successi del Leicester e dell’Atletico Madrid siano proprio loro, armi segrete e cuori pulsanti del rendimento impressionante dei due club, le cui esperienze sono dunque la testimonianza del valore aggiunto apportato dalla competenza, dalla capacità di padroneggiare i meccanismi che governano il gioco del calcio e di andare contro gli strapoteri rappresentati dal fatturato, dagli investimenti a nove cifre e dalla celebrazione di poche individualità a scapito della squadra in toto. Da veri e propri artigiani di raffinata fattura, hanno saputo trasmettere la propria anima al loro prodotto finito e sono riusciti a garantire una continuità di rendimento che ha consentito di catalizzare un entusiasmo travolgente attorno alle loro squadre, a tal punto che il Leicester è diventato addirittura un vero e proprio fenomeno di costume.
Milioni di appassionati di calcio in tutto il mondo hanno infatti circondato di simpatia e calore la cavalcata di Vardy e compagni verso il trionfo nella Premier League, che ha assunto una sfumatura romantica dopo esser stata idealizzata ed aver acquisito il ruolo di immagine stessa dei valori di fondo dello sport. In realtà, passione e ideale non avrebbero potuto pagare così tanto se a sostenerli non vi fossero state le intrinseche qualità di Claudio Ranieri, uomo di calcio che ha riscattato con un solo successo tutte le sfortune e le delusioni che avevano accompagnato le sue precedenti avventure. Capacità organizzativa, proprietà motivazionali, sagacia tattica e preparazione atletica sono competenze che un allenatore e il suo staff devono possedere per ottenere risultati, e Ranieri ha dimostrato di possederne a profusione e di padroneggiarle egregiamente, trasmettendo tali competenze alla sua squadra in tutti i momenti più topici del campionato. È giusto andare controcorrente rispetto al recente leitmotiv del piccolo Leicester-Davide che abbatte gli svariati Golia della Premier League per consegnare un’impresa storica alla dimensione che si è ampiamente meritata: viste le capacità dimostrate dai giocatori e dall’allenatore, l’unione del gruppo, la capacità di soffrire nelle fasi sfavorevoli delle partite e di vincere in diversi casi con prestazioni degne dei top team, è possibile dire che il Leicester ha vinto proprio perché ha saputo dimostrarsi più forte di tutti. Partito piccolo, ha mostrato atteggiamenti da grande squadra che gli avversari di più nobile blasone non hanno mai espresso nella Premier League 2015-16. Il livello di maturazione conseguito dal Leicester nel corso di questi mesi è la garanzia più solida sulle opportunità concrete che si aprono per un club mai giunto prima a traguardi così prestigiosi: il Leicester si trova di fronte alla possibilità di aprire un ciclo di alto livello, permettendo alla pianta di produrre frutti anche nelle stagioni a venire. Se ciò succederà, sarà un’ulteriore vittoria della competenza e del talento di Claudio da Roma e una nuova pagina da tramandare ai posteri.
Sta dimostrando invece una continuità ammirevole l’opera del Cholo Simeone all’Atletico Madrid. A partire dal trionfo in Europa League del 2011, egli ha plasmato un gruppo unico nel suo genere, trasmettendogli la stessa grinta e lo stesso furore agonistico che animavano Simeone ai tempi in cui dettava legge nei centrocampi di Lazio e Inter, la garra tutta latinoamericana che è diventata il combustibile con cui El Cholo sta alimentando una vera e propria rivoluzione. L’emblematica prima pagina della “Gazzetta dello Sport” del 29 aprile, raffigurante un fotomontaggio di Che Guevara col volto di Simeone, è la copertina più rappresentativa dell’epopea vissuta dai Colchoneros sotto la guida di Simeone, che ha saputo ridestare gli entusiasmi in riva al Manzanarre e proporre un’idea di gioco ardita. Al tiqui-taqua di ispirazione catalana, Simeone ha contrapposto da sempre una versione fortemente rinnovata del classico “calcio all’italiana”, nella quale fase offensiva e fase difensiva si compenetrano attraverso lo strumento del pressing, praticato in maniera tanto asfissiante quanto calcolata per sfinire lentamente gli avversari, frustarne le azioni e poter poi colpire in contropiede sfruttando l’elevato talento di cui da sempre l’Atletico di Simeone è depositario. La Revoluciòn Cholista è opera di un autentico figlio del Sudamerica che ha conseguito successi in terra europea alla guida di una squadra che ha acquisito una mentalità nuova, fondata sull’intensità e sull’applicazione di un metodo tanto dispendioso fisicamente quanto redditizio se applicato con perseveranza. Il principale parallelismo tra Simeone e Ranieri sta proprio nell’intensità che accomuna le loro formazioni. Entrambe dimostrano sempre concentrazione, limitano al minimo le sbavature e recitano un copione ben collaudato. Esse danno lustro alla scuola calcistica italiana, ma percorrono i tempi proponendone una versione moderna, aggiornata, affascinante. La maniera con cui padroneggiano la tattica è impeccabile, e la storia dei loro successi ricorda una volta di più il predominio delle capacità di programmazione sul volume degli investimenti effettuati, dell’applicazione di gruppo sulle capacità individuali. Il Leicester è molto di più di una favola, l’Atletico del Cholo è un meccanismo rodato e temprato da innumerevoli sfide: due opere ben riuscite esaltano le qualità di coloro che le hanno ideate. Nello sport come nella vita, vedere la serietà e la competenza trionfare rappresenta sempre una notizia positiva: questa genuina dimostrazione meritocratica è, forse, la nota più lieta nella grande storia calcistica del Leicester e dell’Atletico Madrid.