Vorrei sognare, ma non posso. Mi piacerebbe chiudere gli occhi ed iniziare a volare, portando nel cuore immagini di quando ero bimbo. Forse, nel mio “tempo che fu”, le figurine Panini avevano ancora un sapore di magnifica innocenza, d’ingenuità. Oggi non è così, non più. E, forse, non lo era neppure prima (vedi lo scandalo del calcio scommesse negli anni 80), chissà.
Ma la differenza, fra passato e presente, sta sempre nell’età: ieri ero piccolo e capivo poco, mentre adesso sono più grande e qualcosina capisco. Il mondo è questo – purtroppo o per fortuna – e con le sue dinamiche, spesso strampalate, bisogna, prima o poi, fare i conti. Lo ammetto, certi risultati – oggi – a me sembrano veramente strani. Ed è normale che il pensiero sbatta, ogni volta, contro le tonnellate di pubblicità – riguardanti le scommesse – ben visibili in ogni stadio (e non solo). Cartelloni lunghissimi decine di metri, letteralmente inondati da sigle che azzardano (anzi, sarebbe meglio dire che invitano ad azzardare..) in ogni dove, a pochissimi passi dal terreno di gioco e dai calciatori. Dagli occhi dei più piccini.
Pubblicità, troppa, ad indurre, subdolamente, ogni persona a “giocare”, a tentare la fortuna anche a discapito della propria squadra del cuore. L’importante è vincere soldi, punto. Se, poi, si è scommesso contro la sciarpa che si ama, poco importa. Anzi, chi se ne importa!
Credo che, mai come oggi, una riflessione profonda e seria bisognerebbe farla; gli addetti ai lavori, tutti, dovrebbero farla. Soprattutto a tutela dei più piccoli, a cui molti sogni, noi grandi, stiamo togliendo.
Una considerazione che tenga presente, anche, delle altissime probabilità (mai sostantivo fu più azzeccato..), indubbiamente concrete, di cadere in tentazione– da parte di calciatori e dirigenti – all’interno di sistemi e meccanismi antisportiviche, ahimè, abbiamo visto essere già ben consolidati.
Ci sono – ogni week end – gol segnati negli ultimissimi secondi, primi tempi a vantaggio di una squadra e poi ribaltati dall’altra, “over” insensati ed “under” anormali, piccole squadre a vincere le grandi e vagonate di reti in pochissimi minuti. E, ancora, papere imbarazzanti dei portieri, passaggi senza senso – troppo centrali o lentamente indietro.. – che aprono praterie a devastanti e fulminei contropiedi. Marcature “ad uomo” assai leggere: “la prendo io, la prendi tu” e l’altro segna….. Errori a livello tattico che non si vedono nemmeno nella categoria Pulcini.
Cosa accade? Siamo sicuri che si giochi ancora?
Il bello di quando sei bambino è che tutte queste domande non te le poni mai; tu ami il calcio e sogni d’incontrare, un giorno, il tuo idolo. Di diventare come lui: famoso e simpatico. Tifi per la tua squadra del cuore, collezioni le figurine, hai la sciarpa sotto il cuscino e il poster nella cameretta da letto. Non hai tempo né voglia di pensare ad altro. Un bambino questo fa: sogna. E lo fa senza inganni o tradimenti, perché è la sua purezza che glielo impone. Egli non ha, ancora, la percezione del “peso del denaro” che, per lui, nulla o pochissimo conta.
Non sa di guerre economiche ad uccidere altri bimbi e vite innocenti. Lui, il bimbo, non sa. Lui sogna, sorride e vede tutto pulito. Punto e basta.
Non può capire, quindi, i cartelloni pubblicitari né può minimamente pensare che un suo beniamino lo possa, un giorno, tradire e ferire per intascare qualche inutile pezzo di carta.
Il piccolo vede e vive il calcio come puro divertimento. Il bimbo guarda ad un pallone come la Luna guarda alla Terra. Non pensa, lui, corre e ride. Si innamora dell’amore che l’amore di una palla gli trasmette.
Non deve il bambino meditare, ma siamo noi – nel rispetto infinito che gli dobbiamo – a doverlo fare. Siamo sicuri che si giochi ancora?
Crescendo, poi, anche lui avrà il tempo di capire, confrontarsi con la realtà e fare delle scelte che – ai suoi occhi e nella testa – lo faranno (forse) stare bene.
Ecco, io, in questo, vorrei non essere mai cresciuto…..
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