Massimiliano Allegri rinnova con la Juventus e ritenta l’assalto alla Champions League. Nonostante Cardiff.
C’eravamo tanto amati? No, continuiamo a farlo. In un mondo calcistico moderno, dove anche le storie d’amore sono usa e getta, serve un punto fermo. E Massimiliano Allegri, nonostante tutto, ha deciso di proseguire il percorso intrapreso con la Juventus. Nonostante Cardiff e nonostante una sconfitta che anche i miglior malpensanti, quelli con occhi gialli e trespolo al seguito, non avrebbero mai pronosticato. La Champions League non è arrivata, il sogno del Triplete si è interrotto sul più bello. Ma non la storia d’amore tra la Vecchia Signora e questo allenatore che sta rivoluzionando, nel suo piccolo, il modo di vedere il calcio. Un modo che può essere riassunto in tre punti fondamentali delle tre M: match dopo match, mentalità, modulo. Sono questi i punti cardine di un allenatore che è maturato davvero tanto dopo quello scudetto vinto alla guida del Milan: tre campionati, tre Coppe Italia, una supercoppa Italiana. E due finali di Champions League.
Molti lo hanno criticato al suo arrivo, dove tutto sembrava sfaldarsi dopo nemmeno due mesi. Molti lo criticano ancora adesso, per un gioco per niente spettacolare. Ma la sua risposta è chiara e netta, come un taglio chirurgico: chi vuole divertirsi vada al circo, nel calcio contano soltanto i risultati. E i risultati sono arrivati, anche se le due finali europee bruciano: punti, goal e trofei. Difficile da contraddire, difficile poter fare di meglio. Un allenatore che ha saputo unire elementi, scrollare di dosso ad una squadra l’etichetta di “Contiana” appartenenza e formare un’armata vincente. Poi c’è anche la componente tonda della vita, ovvero la fortuna. Ma quando scegli circa quindici cambi su venti, le italiche convinzioni vengono spazzate via dalle statistiche.
Ma tornando alle tre M, soffermiamoci sulla prima questione: match dopo match, partita dopo partita. Una frase che abbiamo sentito praticamente sempre, ma che difficilmente è stata applicata alla lettera. Allegri è riuscito in questo ad isolare i suoi giocatori: non è stato facile, soprattutto con un’opinione pubblica che spingeva più verso i confini europei. Ma ha conquistato un campionato che in altre situazioni sarebbe scivolato in mano altrui. E questo non è un tassello da scartare nel puzzle, ma una delle chiavi di lettura principali di un allenatore vincente. Più facile a dirsi che a farsi, ma lui ci è riuscito. Eccome se ci è riuscito.
La mentalità poi, non è da meno. I passi falsi ci possono essere, così come i passaggi a vuoto. Normale in una stagione che dura un anno e non finisce mai, normale quando sei vicino alla meta e a volte cerchi di tirare il fiato. Il calcio è uno sport giocato da umani, normale lasciare qualcosa per strada. Ma la mentalità di questa Juventus spaventa: non spreme, non preme e non pressa. O meglio, lo si fa ma soltanto nei momenti giusti. Tirando il fiato quando si può. Faccio il compito da 7, quando mi riesce quello da 8.5 o da 10. Ma poi la media a fine stagione, nonostante i detrattori, rimane comunque alta.
Per finire abbiamo il modulo. Due sono le gestioni che hanno colpito più di tutti: Mario Mandzukic, un croato di 190 centimetri circa, a correre sulla fascia. Uno abituato ad essere un falco in area di rigore, va sulla corsia esterna. Forse questa scelta ha pagato in termini di prestazione nella finale, ma in quel ruolo Massimiliano Allegri ha rivoluzionato il modo di guardare il calcio. Anche se segna poco, anche se dà poco spettacolo. E poi i cambi: lettura della partita, chiave tattica sempre a mente e se le cose vanno male si cambia. La differenza in quei punti tra Napoli e Roma è stata proprio la gestione tattica a partita in corso: se qualcosa sta andando male, non vado contro la mia testardaggine di un modulo standard che non deve essere mai cambiato. Una frecciata ai colleghi più silenziosa del solito.
Tre M per continuare a scrivere la storia. M come Massimiliano, ancora per altri tre anni. I cicli non si costruiscono dal nulla e questo la Juventus lo sa benissimo. E allora via fino alla fine, fino al prossimo obiettivo. Fino alla maledizione Champions League da sfatare con la quarta M, la malizia. Quella che è mancata nel 2015 e nel 2017, ma che non dovrà mancare il prossimo anno. Fino alla fine.