Il via libera agli allenamenti di squadra previsti per il 18 maggio rappresenta una sorta di atto dovuto in concomitanza con la “nuova fase 2” che riguarderà tutta l’Italia, ma dietro questa “concessione” del governo al calcio, in realtà si celano pochissime aperture per la ripresa della Serie A. Il Comitato Tecnico Scientifico non vuole assolutamente derogare su alcune stringenti regole sanitarie (come la quarantena collettiva) che riguarderanno calciatori e addetti ai lavori nel caso di positività di un tesserato. Il “modello Bundesliga” non è stato neanche preso in considerazione.
Il Cts chiede adeguamenti al protocollo della Figc già in vista della ripresa degli allenamenti, ecco i tre punti cardini che rischiano di far saltare definitivamente la ripresa della Serie A:
- Il primo punto è il più importante, il nodo focale nonché lo scoglio più alto da superare e riguarda la gestione di una sola positività all’interno del ritiro. Per il Cts anche un solo contagiato comporterà la quarantena di tutta la squadra e dello staff tecnico per 14 giorni. E’ pur vero che gli esami a cui si stanno sottoponendo tutti i calciatori (saranno ripetuti anche prima dell’inizio del campionato) dovrebbero ridurre al minimo ogni rischio, ma è altrettanto vero che il rischio zero non esiste e una eventuale positività a campionato in corso rischierebbe di far saltare numerose partite.
- Per il Comitato Tecnico Scientifico dovranno essere i medici delle società ad assumersi tutta la responsabilità dell’attuazione del protocollo.
- La terza indicazione riguarda i numerosi test molecolari previsti per i calciatori. Per Governo e Cts non devono essere effettuati a discapito di tutti gli altri cittadini, ma prevalentemente in laboratori privati.