during the Serie A match between Atalanta BC and Cagliari Calcio at Gewiss Stadium on November 3, 2019 in Bergamo, Italy.
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Serie A, ira dell’Uefa e dei medici sull’opposizione del Cts

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Gli echi della chiusura manifestata dal Comitato Tecnico Scientifico nei confronti del protocollo della Figc secondo Sky sono arrivati fino agli uffici dell’Uefa. L’organo calcistico continentale è seriamente preoccupato per le sorti della Serie A che rischia di subire un forte ridimensionamento. Ma la questione attuale più dirimente per l’Uefa riguarda le stringenti regole a cui dovrebbero andare incontro i calciatori italiani, provvedimenti che si ripercuoterebbero anche sui club ancora impegnati nelle coppe europee (Juventus, Atalanta, Napoli, Inter e Roma). La quarantena collettiva di una squadra nel caso in cui venisse trovato un solo giocatore positivo è una conditio sine qua non del Cts che per l’Uefa sarebbe inaccettabile. 

 

L’altro paletto che costringe i medici delle società ad assumersi tutta la responsabilità dell’attuazione del protocollo rischia invece di creare grossi malumori tra i professionisti sanitari dei club nonché ambiguità giuridiche ed etiche. Durissimo il commento di Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale Italiana ai microfoni di Radio Punto Nuovo: 

 

“Ma si vuole veramente ripartire o si fa un campionato che si blocchi da solo senza che ci siano input politici veri e proprie? Aspetto con ansia le indicazioni del Governo. Con questa indicazione del CTS sembra addirittura che i medici sociali debbano fare i vigilantes del gruppo. Un medico non è un eroe, ma un professionista serio e si assume le proprie responsabilità. E’ da tempo che continuo a ripetere che il medico del calcio è l’anello debole della catena che non ha un contratto depositato in Lega. Il paradosso è che la figura più debole si ritrova ad essere la figura fondamentale e la più critica. Ho già ricevuto molte lettere di colleghi dalla Serie B che minacciano le loro dimissioni in caso non venisse rivista la questione della responsabilità, che diventa una responsabilità penale.  I club si devono assumere le loro responsabilità, bisogna nominare dei medici competenti che vanno associati ai medici del calcio nel rispettare le linee guida. Situazione difficile da valutare con molta attenzione. Quarantena? Si crea un grosso handicap, se si fosse seguito il modello tedesco sarebbe stato più semplice. Avremmo messo in isolamento il giocatore contagiato, fatto i tamponi necessari e fatto riprendere gli allenamenti. Qui si pensa alla riapertura del campionato, non escludendo una prossima chiusura. Una volta che si iniziano le trasferte, il pericolo di contaminazione è più alto, basta un solo giocatore e si blocca il campionato. Crea delle perplessità non indifferenti sulla vera volontà di ripartire”.

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