E’ uno dei più convinti assertori della sospensione definiva del campionato e si contrappone all’altra fazione composta principalmente da Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis che spinge per la ripresa del campionato. Massimo Cellino non ha mai nascosto la sua contrarietà all’ipotesi di tornare in campo e, nonostante comprensibili dubbi sulla neutralità del suo pensiero (il Brescia è ultimo in classifica), il presidente dei lombardi ha sempre respinto ogni accusa di questo genere. Ora Cellino, in un’intervista rilasciata a Repubblica, dice di aver contratto il Coronavirus:
“Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale a fare dei controlli. È uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio non ce l’ha avuto, mentre io ce l’ho in atto. Sintomi? Stanchezza eccessiva e forti dolori alle ossa. Assurdo si discuta ancora se giocare o no: noi siamo uomini fortunati, io ho una villa a Cagliari, in campagna, una a Miami. Ma ci sono 9 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Se non pensiamo agli altri, e non ci pensa lo Stato, i 600 euro diventano solo metadone. Non c’è la minima sensibilità, il Paese dovrebbe essere molto più vicino alla gente. Mi imbarazza l’insensibilità di questo governo. Sto pensando seriamente di prendere il passaporto inglese. Non ho paura di retrocedere, in B magari vado lo stesso ma tornerò in A, ho giocatori giovani e i conti a posto. Non accetto di non portare rispetto alla città di Brescia però. E se si gioca non lo decidono i club. Qui abbiamo Lotito che fa il medico, il virologo, lo scienziato nucleare, lo psicologo, l’astronauta. Come fa il presidente di una federazione a non sottoporsi all’autorità del presidente del Coni o del ministro dello sport? Se Lotito chiede di giocare difende i suoi interessi, fa bene. Chi deve difendere gli interessi del sistema è il presidente della federazione. Con tutte le pressioni che sta subendo lo capisco, ma se è in difficoltà si faccia sostenere dal Coni e difenda il sistema calcio”.