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Se il Decreto Dignità non risolve il problema delle scommesse, prendiamo spunto dall’Inghilterra
Calcio inglese al vertice grazie ai soldi delle scommesse. L’Italia ha forse fatto una scelta sbagliata?
Il mondo negli ultimi giorni sta celebrando il calcio inglese che è riuscito a portare 4 squadre inglesi a giocarsi le finali delle due coppe europee.
Le cause di questo successo sono varie: dagli stadi di proprietà agli stadi sempre pieni fino ad un merchandising all’avanguardia anche oltre i confini nazionali.
Tra queste cause c’è n’è un’altra molto importante è sono i soldi dei proventi delle scommesse. Negli anni novanta il primo ministro inglese di allora John Major rivoluzionò la lotteria nazionale rendendola una risorsa utile a migliorare il paese e di rimando anche allo sport. Vennero raccolti 39 miliardi di sterline e finanziati 535.000 progetti sociali, culturali e sportivi. Questa politica delle good causes – buone cause, venne in seguito rilanciata da Tony Blair. Il lavoro di Major si tramutò dal punto di vista sportivo nel grande successo delle olimpiadi di Sydney del 2000 dove gli atleti della regina portarono oltre Manica 11 medaglie superando il record di 10 che durava dagli anni 20.
In Premier League oggi 20 club su 21 sono sponsorizzati dai bookmakers, oggettivamente forse troppi, tant’è che in passato ci sono state proteste, ma la politica del dialogo, costruttiva più che distruttiva, ha contribuito al successo delle squadre inglesi.
In Italia da gennaio 2019 è in vigore il decreto dignità che limiterà molto il settore dei giochi d’azzardo andando a vietare ogni tipo di pubblicità, fatti salvi i contratti in essere, da parte dei bookmakers. Eppure i dati ufficiali rilasciati dall’ultimo report dell’Agenzia delle dogane e Monopoli ci dice che gli italiani stanno spendendo il 16% in più in azzardo e lo fanno anche nel peggior modo possibile ovvero con giochi senza abilità creati dal banco per perdere come le scommesse virtuali che hanno toccato quota 119 mln di euro giocati.
Il decreto dignità sembra sempre più una soluzione immediata, superficiale e troppo semplice rispetto ad un problema molto complicato come il vizio del gioco e la degenerazione in ludopatia. Come ci avevano anticipato in passato figure importanti del settore, la gente saprà sempre dove giocare e come giocare, limitare il settore nella sua parte regolamentata non farà altro che far mangiare lo spazio vuoto alla criminalità facendo perdere allo Stato la possibilità di dialogo e, avendo il coltello dalla parte del manico, fare un accordo vero dove si va a minimizzare i rischi proteggendo al massimo l’utente finale ma massimizzando i profitti con tasse e finanziamento di progetti sociali, culturali e sportivi proprio come in Inghilterra e rimettere in moto questo paese sotto molti punti di vista.
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