Sarebbe dovuta iniziare due weekend fa, in concomitanza con l’avvio di molti campionati nazionali in Europa, compresa la Serie A italiana. Così non è stato, e la stagione ellenica 2016-2017 è ancora ai nastri di partenza, con due settimane di ritardo. Molti economisti sostengono che una recessione duri non più di sette anni, dopo dei quali il circuito finanziario-economico dovrebbe rientrare in una spirale di ripresa. Questo non sembra succedere in Grecia, paese in ginocchio dall’autunno del 2009, quando è scoppiata la sua crisi (non solo) interna, restando intrappolato in una reazione a catena che ha coinvolto un po’ tutte le componenti sociali della nazione. Non ne è esente il calcio greco, diventato – a detta di molti – ostaggio degli ultras e il cui sistema si è reso sempre più instabile dal punto di vista organizzativo, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Nel marasma generale, la notizia sorprendente di fine estate è soprattutto una: la Super League greca non è iniziata secondo il calendario previsto, per il volere minaccioso di Stavros Kontonis, Ministro dello Sport nel governo Tsipras. Partirà questo weekend, con due settimane di ritardo, e con la terza giornata.
SEI RAGIONI – Non l’avrà presa bene Andrea Stramaccioni, tecnico del Panathinaikos e nemmeno tutti i suoi colleghi. Tuttavia, in una notizia che sulla stampa italiana è passata in sordina, se non inosservata, c’è da scoprirne cause e conseguenze, sviscerando le caratteristiche di un sistema sportivo in cui la crisi ha fatto breccia. Dopo la precedente stagione tormentata, il ministro Kontiokis ha adottato il pugno di ferro. Il campionato non comincia, e non è un problema solo di tifosi. Per esporre le sue ragioni, c’è un elenco puntato che tocca sei questioni, enunciate con un rigore tanto granitico quanto spontaneo:
- E’ stato annullato qualsiasi senso di giustizia; ogni decisione presa dagli organi disciplinari viene rilegittimata e decade.
- Manca ogni legittimità nell’assegnazione degli arbitri, poiché le procedure non sono fornite dall’EPO e di conseguenza ogni assegnazione è irregolare e contribuisce a far sprofondare il prestigio delle partite dentro e fuori i confini greci.
- Sei membri dell’EPO sono stati portati in giudizio con decreto finale della Corte d’Appello, ciononostante, rifiutano di dare le dimissioni.
- Gran parte di chi è coinvolto nel mondo del calcio professionistico denuncia irregolarità che minano la trasparenza e l’equità del gioco.
- Le dimissioni del presidente della Super League Giorgos Stratos, che è rimasto in carica per poco più di un mese, hanno causato dispute interne e controversie che ingigantiscono interessi e concorrenza, allontanando i valori dello sport.
- Tifo organizzato, stampa e siti web seminano odio con conseguenze incalcolabili per il calcio.
IN RITARDO – Chiaro e tondo, e con conseguenze dirette. La SuperLeague greca non è partita nel weekend del 20-21 agosto, come è successo in Italia, e dopo settimane di confronti a più facce, si è arrivati ad una decisione: si comincia questo weekend (10-11 settembre), con la terza giornata. «I tifosi – aveva sostenuto Kontiokis dopo aver preso la decisione del rinvio – «non sono il maggior problema, anzi sono solo una piccola parte, il problema maggiormente visibile». Così Kontiokis ha inziato a creare fibrillazione, per portare il problema alla luce del sole, agli occhi non solo dell’EPO (Federazione ellenica), ma anche alla FIFA: «devono fare qualcosa, altrimenti il campionato non parte», chiosava il 21 agosto, appena dopo il primo slittamento. Due giorni prima, ad un intervento radiofonico, il Ministro si rivolgeva ai presidenti della massima serie greca con un interrogativo lapidario: «è questo il calcio che volete, signori?». Da questa domanda, un incontro, svoltosi il 2 settembre, in cui emergevano tutte le sfumature del punto 3: l’illegittimità di sei membri dell’EPO, che nonostante un avviso di garanzia, si rifiutano di lasciare la posizione nell’organigramma della federazione. Il più classico degli attaccamenti alla poltrona. I problemi non si risolvono, ma quel che è certo, è che il campionato deve partire, perché sul collo del Ministro Kontiokis, inizia a farsi sentire il fiato della pay tv. Nova – l’alterego di Sky in Grecia, per intenderci – richiede di cominciare il campionato il 10 settembre, con la terza giornata, recuperando le prime due durante le festività natalizie (28-29 dicembre, e 4-5 gennaio). In questo, c’è anche una clausola: se si parte – o meglio, si fosse partiti – con la prima giornata, la Super League greca avrebbe dovuto risarcire Nova con 5,6 milioni di euro, per il danno arrecato alla programmazione del canale che detiene, in accordo coi vertici federali, i diritti sportivi per trasmettere le partite.
Dopo una trattativa che ha avuto le forme di un tira e molla, si è presa una decisione di comune accordo, sebbene i problemi del calcio greco non siano risolti. Il campionato comincia questo weekend, con la terza giornata. Era successo anche in Italia nel 2004, quando (il primo) caso Catania fece slittare l’avvio di una Serie B frammentata, che cominciò la terza giornata. Kontiokis ha trovato un accordo, ma ha anche fissato alcuni punti, che bisognerà vedere se saranno mantenuti, poiché ordine e chiarezza continuano a mancare. Il Ministro ha chiesto che si introduca il sistema spagnolo di designazione arbitri, ovvero con un procedimento informatico. Poi, esige che gli stadi non siano teatro di guerriglie o invasioni, pena, la chiusura di tutti gli stadi a tempo indefinito. Non sarà facile vietare ai calorosi supporters greci di organizzare le fumogenate e le coreografie con le torce che spesso li contraddistinguono, e forse non succederà nemmeno. Ma alla prima iniziativa fuori luogo, scatteranno le porte chiuse. Scusate il ritardo, arriva anche la Super League greca. Chissà come avranno vissuto questa attesa Andrea Stramaccioni ad Atene e Antonio Donnarumma (fratello maggiore di Gigio) a Tripolis, dove oggi è portiere dell’Asteras. Di sicuro, non si aspettavano di cominciare il campionato in ritardo. Ma quando una crisi sembra senza fine, purtroppo anche il calcio ne è spesso uno specchio.