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Rugby World Cup 2019: storia e curiosità della palla ovale nella terra dal Sol Levante
Parte oggi la nona edizione della Coppa del Mondo di Rugby. Quest’anno il più importante torneo legato al gioco della palla ovale si terrà per la prima volta nel continente asiatico.
Per la precisione l’evento sportivo si svolgerà in Giappone e terminerà il 2 novembre 2019 con la finale in programma presso l’International Stadium di Yokohama. Il paese del Sol Levante sarà il settimo stato ad ospitare una edizione della Rugby World Cup.
Inoltre, per la prima volta, la kermesse si giocherà in uno stato in cui tale disciplina sportiva non è considerata lo sport nazionale. Difatti le precedenti otto edizioni si sono svolte in Nuova Zelanda, Regno Unito, Irlanda, Sudafrica, Australia e Francia.
Una vera e propria rivoluzione che pone il Giappone, che ospiterà anche le Olimpiadi di Tokyo 2020, come centro sportivo mondiale per il biennio a venire. E pensare che il gioco del rugby in terra nipponica è arrivato assai recentemente. Solamente nel 1899, infatti, il gioco della palla ovale cominciò a farsi conoscere in quella zona del mondo grazie all’impegno di due professori di inglese dell’Università Keio.
Lo sviluppo rugbistico nello stato asiatico fu, però, parecchio veloce. Già nel 1932 fece il suo esordio ufficiale la nazionale locale: la “Ragubī Nihon Daihyō” in una partita amichevole contro il Canada.
La medesima squadra, conosciuta con il soprannome di “Sakura” (“bocciolo di ciliegio” la traduzione in italiano, n.d.r.), occupa attualmente l’undicesima posizione del ranking World Rugby ed ha partecipato a tutte le edizioni della Coppa del Mondo dalla prima svoltasi nel 1987. Sinceramente non penso che i padroni di casa riusciranno ad andare troppo in là nella manifestazione. Troppo forti appaiono team come gli All Blacks neozelandesi o gli Springbocks sudafricani per dare qualche chance ai padroni di casa.
I ragazzi di Jamie Joseph potranno contare sul grande entusiasmo del pubblico di casa che però dovrà vedersela con i vari tifosi ospiti. Sono stati infatti venduti ben 600.000 biglietti nel mondo: tale numero rende la prossima coppa del mondo come quella in cui saranno presenti il maggior numero di supporter stranieri.
D’altronde, a queste latitudini, non è facile arrivare. Se poi metti che puoi unire il viaggio ad un’esperienza sportiva unica ecco che si spiegano le cifre di sopra.
Ci sono inoltre varie storie interessanti riguardo la cultura rugbistica giapponese dell’epoca attuale.
In particolare sono due le curiosità:
Non è probabilmente una notizia risaputa ma se vi chiediamo chi è Daisuke Ohata, voi sapreste rispondere? L’ex ala dei Sakura è stato il rugbista che ha segnato il maggior numero di mete in partite internazionali nel periodo dal 1996 a 2006: 69 centri in 58 partite.
Suo è anche il record di mete in una singolo incontro. Durante le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2003 in Australia ha realizzato, nella partita contro Taiwan, ben 8 centri.
Probabilmente molti saranno rimasti spiazzati pensando a qualche nome di rugbisti che hanno giocato in nazionali ben più quotate. Ed invece….
La seconda curiosità mescola il sacro con il profano. In Giappone, infatti, esiste una vera e propria “divinità rugbistica”. Si trova per la precisione ad Osaka, città della costa orientale in cui il gioco della palla ovale è molto seguito.
In questo centro abitato si trova un tempio, della tradizione shinto-buddhista, conosciuto con il nome di Kasuga jinja. La divinità che vi si trova ha un compito particolare: proteggere i giocatori del team locale dei Kintetsu Liners che giocano nella Top League e far arrivare risultati soddisfacenti nel corso della stagione,
Tale di protezione non è richiesta solo dai locali. Sono molti gli stranieri che si recano nella zona per lo stesso scopo.
Questa funzione del tempio, a detta degli addetti ai lavori, la si può notare chiaramente al suo interno. Vicino agli oggetti caratteristici di altri luoghi simili si possono vedere maglie da gioco, palle ovali e sciarpe colorate.
Chissà quanto questo lato mistico influenzerà il torneo mondiale che inizia tra poche ore.
Per il momento, da appassionato di rugby, posso concludere augurando “Buon Mondiale a Tutti!”.
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