Troppi bianchi in nazionale e pochi giocatori neri. Questo l’allarme lanciato dal Ministro dello Sport sudafricano Fikile Mbalula. A finire nel mirino della critica, oltre alle Federazioni di Cricket, Atletica e Netball, anche la fortissima squadra di Rugby. Per quest’ultima, il numero uno dello sport ha sancito un anno di stop nell’organizzazione di manifestazioni internazionali dedicate alla disciplina, mettendo a serio rischio anche la candidatura ai Mondiali nel 2023 come Paese ospitante. In lizza anche Francia, Irlanda e l’Italia.
Il tutto nasce a seguito della creazione del “Trasformation Strategic Plan”, un progetto del Parlamento del grande Stato africano di avere una nazionale di Rugby, per i Mondiali 2019, composta almeno per il 50% da atleti di colore. Per gli Springboks, due volte campioni del Mondo, nel 1995 e nel 2007, un problema che esiste da molto tempo, vista anche la difficoltà di trovare talenti tra la popolazione nera. Basti pensare ai Mondiali del 2015 in Inghilterra, dove la nazionale sudafricana ha schierato 2 o 3 neri all’interno della squadra con gli altri entrati dalla panchina senza mai raggiungere quel 50% richiesto (7 giocatori su 15).
Al riguardo era intervenuta anche l’ANA ( Agency for New Agenda), il partito di derivazione dell’African National Congress, esprimendo la volontà di ritirare i passaporti ai giocatori. Mbalula si è detto pronto a fare un passo indietro qualora rilevasse un cambio di rotta. Il problema sorge, però, dal momento che le candidature al Mondiale 2023, devono essere presente entro giugno 2016. Il tutto andrebbe a favore degli altri candidati, tra i quali, come già detto, c’è anche l’Italia che potrebbe avere uno spiraglio in più per l’assegnazione della manifestazione iridata.
Il fatto che non urliate allo scandalo razzismo di fonte ad un progetto ufficiale chiamato “Trasformation Strategic Plan” volto a discriminare il talento (dei bianchi) per preferirgli il colore della pelle (dei neri)… Dà di per sé il peso della vostra collusione con questo sistema.