State of Origin, la “guerra” che ferma l’Australia
C’è un momento in cui l’Australia si tinge di maroon e di blue, nel quale tutto il Paese vive e respira solo questi due colori, fino a fermarsi totalmente. E’ l’ora dello State of Origin.
Lo State of Origin è la competizione di rugby league (rugby a 13) più attesa dell’anno ed è, probabilmente, l’evento più importante al mondo di questo sport. Una serie al meglio di tre partite tra la rappresentativa dello Stato del Queensland (i Maroons) e quella del Nuovo Galles del Sud (i Blues), con giocatori selezionati dalle 16 squadre della National Rugby League (NRL). I colori sono quelli delle rispettive uniformi di gioco, le jerseys. Colori della vecchia maglia della nazionale australiana di rugby prima dell’adozione dell’attuale verde-oro.
È la più grande rivalità sportiva d’Australia. Stadi esauriti in ogni ordine di posto e milioni di persone incollate ai teleschermi di case e pub. Gli incontri sono duri, spettacolari, esaltanti. Gli sponsor pubblicizzano ogni spazio disponibile.
Una rivalità con radici lontane, che nasce dai sentimenti dell’epoca coloniale, tra il Nuovo Galles del Sud, la Mother Colony, e il Queensland, il cugino povero. Rivalità acuita dall’emigrazione di lunga data dei Queenslanders verso il ricco Stato confinante, in particolare, da parte dei giocatori di rugby league (sport principe per entrambi) che hanno lasciato la propria terra per militare nei ben più prestigiosi club di Sydney.
Dal 1908, data di istituzione del primo torneo di rugby league in Australia, il Queensland e il Nuovo Galles del Sud hanno organizzato partite interstatali con giocatori selezionati in base alla squadra di appartenenza al momento della chiamata, sancendo così di fatto una netta supremazia del Nuovo Galles del Sud. Queste sfide costituiscono l’antenato dello State of Origin, che iniziato nel 1980 come match singolo di prova, adotta nuovi criteri di convocazione: rappresentative degli Stati con giocatori scelti sulla base della squadra dove hanno debuttato a livello senior o dove sono stati registrati per la prima volta.
Lo State of Origin, contraddistinto da un forte richiamo alle origini dei giocatori, riceve un immediato apprezzamento da parte del pubblico. Gli incontri diventano meno scontati e incredibilmente più sentiti. La supremazia di Sydney viene messa in discussione.
Da allora i criteri di selezione sono stati fonte di diverse controversie e ulteriori aggiunte, come quelle concordate nel 2012 dalle commissioni organizzatrici NSWRL, CRL, QRL e ARLC che hanno compreso anche altri fattori, come il luogo di nascita del giocatore o dei suoi genitori.
Delle 40 serie giocate dal 1982 in avanti, Queensland ne ha vinte 22 e il Nuovo Galles del Sud 16, con 2 serie finite in pareggio (1999 e 2002), nelle quali il Queensland ha mantenuto l’Origin Shield poiché vincitore degli anni precedenti. Sostanziale alternanza di vittorie fino alla metà degli anni ’90. Poi, parziale dominio del Nuovo Galles del Sud durato fino alla metà degli anni 2000, in cui è iniziata la dinastia del Queensland con 11 vittorie su 12, dal 2006 al 2017.
Negli ultimi due decenni la popolarità della serie è cresciuta in maniera esponenziale. Nel 2013 in Australia ha fatto registrare un pubblico televisivo più alto di qualsiasi altra manifestazione sportiva. Inoltre, largo seguito è stato guadagnato anche al di fuori di Queensland e Nuovo Galles del Sud, con partite giocate a Melbourne, nel Victoria, terra tradizionalmente dedita all’AFL (Australian Football League). Erano oltre 90000 i tifosi presenti al MCG nel 2015. A livello internazionale, l’evento è trasmesso in televisione in 91 paesi ed è una vera e propria ossessione nazionale in Papua Nuova Guinea, dove è causa occasionale di scontri. Popolarità in netto aumento anche in Nuova Zelanda. L’ultima edizione è stata vinta dal Nuovo Galles del Sud.
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